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14 settembre 2002 una festa di protesta

LA SCUOLA DEVE ESSERE UN CONCRETO SOSTEGNO ALLA DIFESA DELLA GIUSTIZIA E ALLA CONVIVENZA DEMOCRATICA

ARCI, CIDI, COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI, COORDINAMENTO DOCENTI ROMANI, LEGAMBIENTE SCUOLA E FORMAZIONE, MCE, UNIONE DEGLI STUDENTI

Ci sono misure di governo che disegnano l'anima di un Paese. Con le nuove norme sulla giustizia non solo si vuole ridisegnare il profilo della democrazia in Italia ma si vuole anche sancire che questo Paese è "proprietà" dei furbi e dei potenti. Nella scuola si sta tentando un'operazione analoga, e per di più in assenza di ogni decisione del Parlamento.

In un solo anno di governo le condizioni di lavoro nella scuola pubblica sono molto peggiorate. Dopo aver bloccato le riforme avviate dal precedente governo, promettendo immediata soluzione agli annosi problemi della scuola italiana, il governo Berlusconi - Moratti ha tagliato le risorse economiche e ridotto il personale. Classi più numerose, a danno dei più deboli, meno sostegno all'handicap, più lezioni frontali, meno opportunità educative e meno tempo a disposizione per prendersi cura degli allievi, attività fondamentali, legate all'intelligenza creativa, sono intese come riconoscimento di talento di pochi e non opportunità di sviluppo per tutti.

Le riforme sfumano, intanto si punta a ridurre l'orario obbligatorio per tutti gli studenti. Si fa passare come grande innovazione una sperimentazione che toccherà 200 scuole, in cui si torna al maestro unico (e colpisce anche questa declinazione sempre al maschile di una categoria ampiamente femminile) e si fa passare come grande conquista che in queste 200 scuole si insegnerà inglese fin dalla prima elementare, misura che era già diffusa nella scuola e che è stata bloccata dall'ultima finanziaria.

Si stipulano protocolli con alcune Regioni per consentire l'assolvimento dell'obbligo scolastico nella formazione professionale, aggirando le leggi esistenti ed anticipando in questo modo una misura voluta dalla legge delega che ancora il Parlamento non ha discusso. Si prepara una lista di 2000 scuole da chiudere o riorganizzare perché risultano sottodimensionate (il rapporto alunni - insegnanti sarebbe troppo basso), colpendo soprattutto le zone più marginali e già svantaggiate del Paese.

Insomma si colpiscono le famiglie meno abbienti ed i paesi più disagiati, si mette in discussione la stessa ragion d'essere della scuola pubblica: formare cittadini consapevoli, in un luogo aperto a tutti, dove tutti hanno il diritto e l'opportunità di crescere, di istruirsi, di migliorare, dove ciascuno acquisisce la consapevolezza e gli strumenti culturali necessari per far vivere e crescere la giustizia e la democrazia.

Pertanto aderiamo alla manifestazione del 14 settembre perché la scuola pubblica è un fondamentale diritto di cittadinanza. Una scuola pubblica, laica, pluralista, capace di essere fattore attivo di crescita culturale e sociale per tutti e per tutte.

La difesa della giustizia e della democrazia trova concreto sostegno in una scuola che faccia del rispetto delle regole e della convivenza democratica una pratica quotidiana e condivisa.

PIU' GIUSTIZIA, PIU' DIRITTI, PIU' SCUOLA PER TUTTI