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Assemblea Nazionale Firenze 2009

 

La valutazione

Le modifiche introdotte dal governo nel corso dell'ultimo anno scolastico in materia di valutazione trascurano i problemi di maggiore rilevanza (in particolare la certificazione delle competenze e la valutazione della qualità del sistema scolastico e formativo) e, dietro la copertura del riferimento ad una idea di valutazione più severa e selettiva, rispondono piuttosto a logiche populistiche e semplificatorie, che di fronte ai problemi reali finiscono per determinare involuzioni regressive.

Al contrario, affrontare con realismo e tempestività le questioni della valutazione è un compito che interessa i genitori, sia nel loro quotidiano impegno educativo con i propri figli, sia per la valenza sociale che caratterizza il loro ruolo in ordine al futuro dell'istruzione nel nostro paese.

La discussione sulla valutazione, infatti, conduce a penetrare nel cuore del sistema scolastico e formativo, cogliendone le contraddizioni e le linee di evoluzione e rivolgendo attenzione alle sue finalità e alle logiche di funzionamento.

Nel documento “Quale valutazione per migliorare la scuola pubblica”, redatto nel mese di luglio 2009 dal Coordinamento Genitori Democratici e dalla Cgil, Dipartimento Formazione e Ricerca, sono contenuti giudizi e indicazioni che costituiscono il quadro di riferimento entro cui collocare proposte e iniziative.

All'intero di tale quadro di riferimento, è altresì opportuno ribadire e sviluppare alcune considerazioni specifiche riguardanti, rispettivamente, sia la valutazione degli apprendimenti dei singoli allievi sia la valutazione della qualità del sistema scolastico e formativo.

Per quanto concerne la valutazione degli apprendimenti individuali, va osservato che la decisione di tornare al voto in decimi nella scuola primaria, al posto dei giudizi utilizzati negli anni recenti, sia finalizzata prevalentemente a ottenere effetti mediatici e, in realtà, si sostiene su due fraintendimenti: quello della presunta maggiore comprensibilità e quello della presunta maggiore precisione.

Infatti, non solo il voto espresso in numeri non è affatto più chiaro e immediatamente comprensibile di una valutazione espressa in giudizi, ma il voto in decimi non è altro che una traduzione numerica della scala dei giudizi stessi e non contiene pertanto il grado di precisione di una vera e propria scala numerica.

In realtà, la scelta governativa a favore della valutazione numerica si colloca all'interno di una logica competitiva, che identifica il merito nei termini dell'affermazione personale in una gara con gli altri e richiede pertanto la possibilità di formulare classifiche.

Al contrario, un'evoluzione del nostro sistema scolastico in linea con le domande che la complessa evoluzione culturale e sociale ci pone richiede anche l'adozione di modelli e strumenti di valutazione in grado di mettere in relazione il merito con l'inclusione e la tensione verso l'equità. Infatti, non solo la valorizzazione del merito non contraddice la ricerca dell'inclusione e la garanzia dell'equità, ma al contrario nessun processo formativo valorizza i meriti degli allievi se non assicura loro pari opportunità di apprendimento e li abbandona a condizioni di emarginazione culturale.

Scaturisce da tale impostazione la richiesta di valorizzare le forme di “valutazione formativa”: vale a dire, modalità valutative focalizzate sul processo stesso di insegnamento-apprendimento allo scopo di assumere le assumere le decisioni didattiche migliori alle esigenze di ciascun allievo.

In ogni caso, la principale mancanza delle politiche governative nel campo della valutazione scolastica riguarda soprattutto il persistente ritardo nel campo della certificazione delle competenze; fattore cruciale per assicurare la qualità del sistema scolastico e formativo.

Valutare la qualità del sistema scolastico e formativo (sia a livello delle singole istituzioni scolastiche si a livello di sistema paese) rappresenta un impegno che risponde in primo luogo ad un domanda di democrazia, che si declina attraverso i principi costituzionali.

Si tratta di rispondere a domande molto concrete: per esempio, se la qualità della formazione che ricevono i ragazzi sia adeguata alle esigenze che l'evoluzione sociale, culturale, economica ci pone di fronte; quale sia il grado di successo dei programmi di contrasto dell'abbandono e dell'emarginazione delle fasce più deboli? in che misura la scuola sia in grado di accrescere la mobilità sociale, liberando anche i ragazzi dal peso dei contesti socio-culturali di provenienza; e così via.

Si tratta altresì di domande alle quali, in questo momento la politica non sta dando risposte adeguate, poiché pochi segnali incoraggianti e innovativi in materia di valutazione provengono dalle proposte di riforma in questo momento in discussione.

E' necessario, pertanto, consolidare un modello operativo in grado di comporre in modo integrato e coerente, per un verso, modalità di valutazione individuale e di sistema e, per un altro verso, processi valutativi interni ed esterni.

Inoltre, per un'organizzazione di genitori è sempre più urgente contribuire a sviluppare una “cultura della valutazione” che valorizzi, tra l'altro, l'attenzione alle finalità e ai principi che orientano il complessivo sistema valutativo; che si fondi su una considerazione del merito strettamente integrato con i valori dell'inclusione e dell'equità; che preveda il ruolo di un'autorità indipendente, autorevole, autonoma dal governo in grado di garantire che i processi di valutazione supportino la capacità del sistema scolastico di garantire standard adeguati e omogenei di competenze.

Infatti, per contrastare i modelli culturali populistici e regressivi della destra occorre ritornare a proporre e realizzare visioni credibili e sintonici alle speranze e aspirazioni dei genitori e degli studenti del nostro Paese.


Firenze 23 - 25 ottobre 2009