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AUDIZIONE COMMISSIONE PARLAMENTARE INFANZIA
30 gennaio 2007

Marisa Musu, oltre a fondare trent’anni fa il Coordinamento Genitori Democratici, è stata negli ultimi anni della sua vita anche la prima presidente del Comitato tv e minori - FRT e nel corso di quest’ultimo impegno ha ricordato più volte l’esigenza di “migliorare il pubblico per migliorare la tv”.

Vale a dire:

  • andare oltre alla denuncia e alla richiesta di sanzioni per promuovere le opportunità educative e formative per le generazioni più giovani;
  • favorire presso il pubblico più ampio (e soprattutto tra i genitori e gli educatori) lo sviluppo di consapevolezza e conoscenze sul rapporto minori/mass media.

Questo richiamo appare ancora più opportuno e senz’altro non datato, né limitato al tema della tv, se lo poniamo a confronto con un’esigenza che non può non essere avvertita da un’associazione di genitori: vale a dire dare corpo e continuità all’insieme di conoscenze scientifiche e culturali acquisite negli ultimi due decenni sul tema media e minori, consolidandole in un sistema stabile di regole, modelli educativi e formativi, pratiche di comunicazione, e così via, orientato ad assicurare i diritti dei minori nel campo della comunicazione.

Alla luce delle nuove configurazioni che assume il panorama dei nuovi media, gli attuali sistemi di tutela si rivelano sempre più inadeguati. Ciò, sia quando si finalizzano alla definizione di limiti e sanzioni che, seppure auspicabilmente adeguati nei confronti di un singolo medium, rivelano in ogni caso tutte le insufficienze allorché si applicano a differenti contesti mediatici; sia, soprattutto, quando riducono la loro portata alle definizione di misure esclusivamente limitanti e sanzionatorie, trascurando l’esigenza di sviluppare competenze educative diffuse in grado di condizionare anche la qualità dell’offerta multimediale e delle modalità di fruizione da parte di bambini e ragazzi.

In altri termini, un sistema di tutela efficace deve, al tempo stesso, dissuadere da comportamenti dannosi e promuovere comportamenti virtuosi; deve porre i vincoli e i divieti strettamente necessari, ma deve puntare anche alla valorizzazione delle opportunità positive presenti nel contesto della comunicazione di massa.

In che misura e secondo quali modelli è possibile riuscire a superare le condizioni di difficoltà e riuscire a “fare sistema”?

Genitori, istituzioni scolastiche, associazioni, emittenti, istituzioni rivolte alla regolazione e al controllo, e così via, rappresentano “nodi” di un sistema reticolare di tutela chiamate ad attivare sinergie che convergano, ciascuno per il proprio ambito di responsabilità, sul comune obiettivo della difesa e della promozione dei diritti di bambini e ragazzi ad essere educati all’uso dei media ed accedere all’informazione e a programmi adatti a promuoverne le attitudini e la formazione di una coscienza critica.

Bisogna pertanto partire dal diritto dei minori, per cui oggi nella società della conoscenza i rischi per la democrazia sono rappresentati da:

  • Opportunità diseguali di accesso, di espressione e formazione attraverso le nuove tecnologie della comunicazione; esempio “digital divide”;
  • Impedimento alla libertà di espressione, di comunicazione e di ricerca delle informazioni;

In tal senso il diritto del minore alla sicurezza è importante poiché il contesto di pericolo rappresenta una limitazione della libertà e delle eguali opportunità per bambini e ragazzi.

In questa prospettiva, tutelare il minore significa limitare e promuovere: porre vincoli e barriere e al tempo stesso promuovere comportamenti virtuosi, ecc.
In particolare, esistono aspetti rilevanti (come per esempio, il tempo di utilizzazione dei giochi da parte del minore o la collocazione di questa attività all’interno delle attività quotidiane e dell’uso di altri media) rispetto ai quali le leggi e i regolamenti non hanno possibilità di incidenza ed occorre invece puntare sul potenziamento delle competenze di chi svolge funzioni educative (genitori e scuola, in primo luogo).

Auspichiamo pertanto un impegno delle istituzioni, per non lasciare spazi incustoditi a scorribande di produttori di hardware e software che promuovono campagne di alfabetizzazione informatiche o ai videogiochi volte ai più piccoli con l’avallo di associazioni varie.

Le evoluzioni avvenute negli ultimi anni nel mondo della tv, cinema, internet, ecc. (testimoniate dallo stesso susseguirsi di polemiche degli ultimi mesi) sollecitano a definire una politica complessiva e unitaria sulla materia degli audiovisivi, anche se articolata in relazione alle specifiche tecnologie

Le carenze principali in materia di videogiochi

  • in Italia assenza di normativa precisa e di sistemi di regolazione e classificazione validi e indipendenti;
  • il sistema PEGI: prevede una procedura lacunosa e non controllata da soggetti esterni (soprattutto a confronto con il sistema americano ESRB) e soprattutto non prevede sanzioni dissuasive.

Sistema di classificazione

Ribadiamo che è importante procedere verso un sistema di classificazione complessivo e unitario dei prodotti audiovisivi (film, videogiochi, programmi tv, ecc), coerente nei principi di riferimento ma anche tale da rispettare e valorizzare anche le specificità di ciascun medium

Due finalità del sistema:

  1. definire vincoli e/o limitazioni alla commercializzazione o all’uso di un prodotto;
  2. fornire indicazioni agli utenti (in particolare i genitori) in merito ai contenuti e ai livelli di adeguatezza rispetto alle diverse fasce di età degli utilizzatori finali (in modo speciale, i minori).

Ne derivano alcune condizioni:

  • indipendenza dell’ente certificatore, che nella composizione dei suoi organi di amministrazione e tecnico-scientifici deve essere tale da assicurare terzietà e autorevolezza;
    In questo senso, ci preoccupano le ipotesi che prevedono il ricorso a enti di certificazione privati, per quanto accreditati da autorità pubbliche;
    allo stesso modo, sono preoccupanti ipotesi che ripropongono modelli esistenti per altri settori (Tv e minori, commissioni cinematografiche, ecc.), ma che hanno fatto emergere aspetti di criticità per la presenza condizionante degli stessi soggetti che dovrebbero essere oggetto di controllo;
  • adozione di procedure di classificazione tale da essere verificabili nei criteri e nell’iter valutativo e prevedere l’apporto di valutazioni indipendenti tra loro provenienti non solo dai produttori stessi ma anche dal mondo della ricerca e da rappresentanze qualificate istituzionali degli utenti (ribadiamo il termine utenti perché esso non venga declinato solo come consumatori, ma in tutte la sue accezioni);
  • previsione di indicatori in grado di segnalare, oltre ai livelli di età degli utilizzatori, anche le caratteristiche di contenuto pertinenti del prodotto, sulla base di una gamma ampia di elementi descrittori.

Quali autorità di controllo?

L’adozione di una politica complessiva e coerente verso il mondo dei prodotti audiovisivi comporta anche una riflessione sugli strumenti istituzionali più adeguati, partendo anche dalla rivisitazione degli organismi attualmente esistenti (ministeri, autorità, commissioni, ecc.) con l’articolazione delle rispettive competenze.

In particolare, sulla questione dei videogiochi ci sono alcune ipotesi in campo:

  • nuova autorità specifica sulla materia dei videogiochi (sul modello Agcom)
  • Agenzia specialistica, collegata ad un ministero o ad un’autorità già esistente attraverso un contratto di servizio (modello Agenzia delle Entrate o delle Dogane, ecc.)
  • Confluenza di queste e altre competenze nella nuova istituzione del Garante dell’infanzia.

Quale che sia l’ipotesi scelta è fondamentale che:

  1. Anche in coesistenza con il sistema PEGI, prevedere sanzioni efficaci, che abbiano un effetto realmente dissuasivo, per i produttori che indichino, con l’autocertificazione oggi prevista, fasce di età non corrispondenti al vero.
  2. Sanzioni efficaci per i commercianti, che vendano ai minori videogiochi riservati agli adulti
  3. Obblighi per i commercianti e per le edicole di conservare i videogiochi non adatti ai minori in scaffali separati, e non accessibili ai minori
  4. Divieto per le riviste di videogiochi rivolte anche ai minori di inserire “demo” di videogiochi non adatti ai minori.
  5. Promozione e organizzazione di campagne informative (sull’esempio delle campagne contro la violazione del diritto d’autore) rivolte ai minori ma anche ai genitori, su un utilizzo consapevole dei videogiochi e sui pericoli connessi.

COORDINAMENTO GENITORI DEMOCRATICI