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AUDIZIONE 12 novembre 2009
VII Commissione

Memoria scritta del Presidente del CGD

Ringraziamo dell'opportunità di ascolto che ci è offerta, l'unica peraltro in una sede istituzionale, a fronte delle numerose richieste fatte, convinti da sempre che modifiche strutturali alla scuola abbiano bisogno di una consultazione serena ed ampia che coinvolga tutti gli attori della scuola stessa.

La riforma dell'istruzione superiore la cui attesa data da svariati decenni sembra giustificare l'esigenza di una sua immediata applicazione.

Le problematiche sollevate indurrebbero invece a maggiore prudenza e ad un impianto di riforma che nasca da un dibattito ampio e partecipato.

Se apprezziamo la doverosa riduzione degli indirizzi e delle relative qualifiche che connotavano l'istruzione superiore, non possiamo non rilevare come i profili educativi, culturali e professionali degli studenti in uscita non sembrano tener conto di anni di esperienza della scuola sul campo.

Anche rispetto al numero i sei licei saranno di fatto dodici; i previsti undici indirizzi dell'istruzione tecnica – limitati e ampi secondo l'originario progetto innovativo – attraverso l'introduzione di opzioni sono destinati ad aumentare considerevolmente proprio quando è consapevolezza comune la necessità di abbandonare la logica della professionalizzazione specifica, per formare professionalità ampie, fondate su una più solida formazione di base, culturale e professionale.

Il superamento dell'insegnamento per singole discipline, la necessità di una didattica laboratoriale, l'analisi di caso e la soluzione di problemi, il lavoro per progetti l'alternanza sono modalità che sono presentate più come un optional affidato all'autonomia delle istituzioni scolastiche che come una serie di inderogabili

L'obbligo di istruzione a 16 anni avrebbe imposto una seria riflessione su un biennio unitario, obbligatorio, orientativo ed orientante: nei bienni dei licei non esiste nessuna area comune, quindi niente biennio unitario: L'area comune c'è nei tecnici e nei professionali: il rischio pertanto è una gerarchizzazione tra scuole, come se l'unitarietà fosse utile solo per l'istruzione tecnica.

Si ripropone di fatto una scelta a 14 anni tra percorsi di istruzione con identità molto definite (licei, tecnici, professionale) e tra istruzione e formazione professionale. Il problema che emerge nel caso dei Licei è una scarsissima attenzione alla dimensione della operatività: come se la capacità di rapportarsi concretamente ai problemi non fosse una dimensione culturale indispensabile e la riflessione razionale sul mondo fosse possibile senza avere sperimentato in prima persona il modo in cui esso si opera

Nei Tecnici debbono essere superati due vecchi schemi: Il primo è la separazione fra un'area comune che si assume tutto il compito di “fare cultura” e un'area di d'indirizzo esclusivamente dedita alle competenze tecniche. Il secondo è un rapporto fra scienza e tecnologia che vede la prima solo come propedeutica alla seconda, ignora il rapporto circolare e permanente fra le due.

Non avendo né la pretesa, né l'ambizione della tuttologia, interverremo solo su quei punti degli schemi di regolamento che rientrano nella sfera di osservazione ed intervento di un'associazione di genitori che opera nella scuola italiana da più di 30 anni.

 

 

LICEI

Occorre

  • indicare con più chiarezza le competenze in uscita, spesso confuse con gli obiettivi di apprendimento;
  • una maggiore chiarezza sui crediti che consentano i passaggi degli alunni da un percorso ad un altro in un processo di riorentamento;
  • prevedere un'area comune dei saperi alla luce dell'innalzamento dell'obbligo;
  • un impegno preciso sulla formazione degli insegnanti.

 

 

ISTITUTI TECNICI

  • Conoscenze, abilità e competenze vanno definite con più precisione per non dare adito ad ambiguità.
  • Va valorizzata la cultura del lavoro superando la dicotomia tra fare e conoscere.

 

 

ISTITUTI PROFESSIONALI

  • Va ribadita la pari dignità del percorso professionale rispetto a quello liceale e tecnico;
  • Va definita la tempistica delle intese tra MIUR e Regioni per l'indispensabile collaborazione con la formazione regionale.

 

Vale per tutti e tre i Regolamenti in oggetto la rilevazione dell'incongruenza tra il potenziamento degli organici e i limiti finanziari di cui alla legge 133/09.

Il riordino dell'istruzione superiore comporterà una riorganizzazione complessiva all'interno delle scuole, faticosa per poter arrivare all'elaborazione del POF e richiederà un complesso e nuovo orientamento volto agli studenti e alle loro famiglie.

Esprimiamo la preoccupazione che molti genitori ci rappresentano e chiediamo il rinvio dell'attuazione del riordino per avviare una consultazione più ampia e partecipata col mondo della scuola e ribadiamo l'assoluta necessità di non coinvolgere contestualmente nel riordino le seconde classi.