torna alla home page
news

 

LA CAMPAGNA DEL CGD PER AFFRONTARE IL DISAGIO SCOLASTICO IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI

Un anno fa, assieme alla Società Italiana di Psichiatria Democratica, abbiamo avviato una campagna nazionale sul disagio scolastico e i trattamenti terapeutici (psicofarmaci) proposti dalle linee governative di intervento in questo campo.

Ci siamo mossi, non a caso con l'organizzazione nostra ‘coetanea’ di Psichiatria Democratica (fondata da Basaglia 30 anni or sono, quando anche noi nascevamo con Marisa Musu) con la preoccupazione di quanto talune scelte sanitarie di governo avrebbero influito sui concomitanti programmi di destrutturazione del sistema scolastico operati congiuntamente con le leggi Moratti.

Con il decreto Sirchia del 22 luglio 2003 il metilfenidato (molecola di vecchio stampo, derivato anfetaminico) passa dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psicofarmaci per la cura della c.d. ‘sindrome ADHD’, deficit di attenzione con iperattività. Procede nel contempo il Progetto Prisma, teso a convalidare con test molto superficiali il presupposto di una popolazione infantile estesa a rischio salute mentale. Se si analizzano le 9, risibili, domande del questionario con cui sono stati esaminati 9000 alunni tra i 10 e i 14 anni, balzano agli occhi le similitudini tra una diagnostica così banalizzata e le voci delle schede morattiane di valutazione della condotta scolastica, così come quelle presenti sui ‘portfolio’ adottati in alcune scuole ‘fedeli alla linea’.

Ovvero, come ha affermato il Tavolo Nazionale Fermiamo la Moratti nell'aderire alla nostra campagna: ‘Siamo convinti che la scuola, come i servizi per la salute mentale, non debba in ogni caso essere un luogo di contenimento , ma di espressione ; che debba essere un luogo in cui tutti i soggetti possano fare l'esperienza, necessaria e fondamentale per crescere, del riconoscimento e dell' accoglienza , e non quella di una normalizzazione imposta con metodi autoritari.’

Autoritaria, infatti, è la registrazione dei casi cosiddetti di ADHD (ai fini della somministrazione di una pillola pericolosa, che accentua le prestazioni di chiunque, che non seda ma crea concentrazione a fronte di ben 2900 effetti collaterali pericolosi). Il protocollo del Registro nazionale ADHD è nefasto, in quanto prosegue l'individuazione estesa dello screening del Progetto Prisma, creando stigma sociale e avvalorando una sindrome ipotizzata e nata solo dopo la creazione del farmaco relativo. Non solo: il protocollo lascia due alternative ai genitori, quella della cura ‘consona’ a chi se la può permettere privatamente, il rimborso del trattamento a chi non ha altri mezzi e deve ‘aderire’ alla somministrazione delle pillole dell'obbedienza (oggi è il Ritalin, presto sarà una nuova molecola). Tutto ciò a fronte dell'azzeramento dei servizi psicopedagogici tra scuole e ASL, dei tagli drastici all'insegnamento di sostegno e degli AEC, della riduzione degli stessi DMI e DSM a meri luoghi di smistamento verso centri in convenzione. Mentre si opera questo depauperamento dei servizi pubblici per l'età evolutiva, il Governo affida alle Regioni l'apertura di centri diagnostici specializzati regionali per l'ADHD in numero sproporzionato all'entità dei ‘casi’ effettivi.

Di qui il nostro appello, oramai noto sui media e sulle reti telematiche, di qui il grande consenso registrato nel mondo sindacale (dalla CGIL ai Cobas Scuola), associativo e politico. Subito, vi è stata l'adesione di parlamentari delle Commissioni Politiche Sociali e Cultura della Camera, di genitori, insegnanti, medici. A Roma e a Torino l'appello è divenuto ordine del giorno dei Consigli Comunali e Provinciale. Tra breve, in nuova forma, sarà oggetto di mozione ai Consigli Regionali del Lazio e del Piemonte. Ha raccolto in questi giorni l'adesione prestigiosa dell'ARCI.

A Roma abbiamo dato vita ad un coordinamento di associazioni (noi, PD, medici-clown, operatori psichiatrici, comitati delle scuole): L'Argento Vivo Addosso, che ha realizzato la prima manifestazione del 20 marzo scorso al Colosseo.

Ci siamo incontrati con l'analoga campagna ‘Giù le mani dai bambini’, patrocinata dal Segretariato Sociale RAI, che gode di oltre sei milioni di contatti. Ne siamo divenuti copromotori e gli atti recenti di grande visibilità sono stati i convegni del 28 maggio a Torino e del 13 giugno a Roma.

Occasioni, anche, per ribadire a chi non lo avesse ancora capito che da parte nostra non si intende in alcun modo avallare concezioni o pratiche di cura che presuppongano rifiuto totale della medicina, della psichiatria e della ricerca scientifica, ben sapendo che ‘non curare’ significa più tristemente abbandonare. Ovvero, rifiutiamo con decisione qualsiasi inquinamento di una campagna di questo tipo da parte di sette, scientology, santoni, guaritori e praticoni di false alternative alla medicina e alla conoscenza, chiunque essi siano. Noi siamo altro.

Indichiamo il pericolo di un farmaco reintrodotto con scopi di controllo sociale e per chiari interessi produttivi (il Ritalin del resto costa poco, è l'induzione alla dipendenza in età successive che produce mercato). Non per questo propugniamo l'abbandono delle buone pratiche terapeutiche. Non per questo lanciamo strali su una casa produttrice per favorirne altre. Contestiamo la logica che guida personaggi come l'on. Burani Procaccini a reiterare l'apertura dei manicomi e il contenimento dei comportamenti attraverso la sola azione chimica sui neurotrasmettitori (infausta moda statunitense). Ci muoviamo in questo campo in nome della scuola inclusiva, della società dell'accoglienza e dell'integrazione, delle buone pratiche nella salute mentale che hanno aperto la strada alla grandi riforme degli anni Settanta. Basaglia non era un ‘antipsichiatra’, noi del CGD non abbiamo mai propugnato la dissoluzione della scuola in nome di false vie individuali (privatistiche) alla conoscenza.

Siamo ad un bivio: continuare su questa strada produttiva di consenso informato e partecipato; oppure lasciare scuola e salute alla mercé dei poteri forti del mercato. Questa la scelta che, anche da una tale campagna del CGD, va posta alla Fabbrica di Prodi, per una scuola senza Moratti, per una presa in carico della salute dei figli che non sia la diagnosi leggera, frettolosa e in malafede cui oggi assistiamo grazie alla controriforma dell'Università e alla devastazione della formazione e ricerca.

I media, i coordinamenti delle scuole, i politici, i sindacati, ci sono vicini e si aspettano molto da noi. In autunno prossimo ripartiamo con le consegna al Governo delle firme raccolte e nuove iniziative di sensibilizzazione.

Auspichiamo che questa battaglia si estenda a tutti i circoli del CGD.

 

Roma, 22 giugno 2005

Fabio Pari (incaricato CGD campagna disagio scolastico e psicofarmaci)