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famiglia
e società oggi e domani
Il dibattito e i contributi degli esperti sulle nuove
forme della socialità
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Bambino Supernovo, personaggio principale, al centro di tutti i lavori
dell’Incontro di Castiglioncello, va certamente contestualizzato nelle
diverse realtà in cui vive, a partire dalla famiglia per allargarsi
alla società in senso più ampio.
La famiglia italiana oggi La prof.ssa Anna Laura Zanatta, docente di Sociologia della famiglia, Lumsa, Roma, illustra l’estrema complessità della società attuale, colta nella configurazione delle nuove famiglie italiane, distinte in tre tipologie specifiche. Le prime da dovere considerare sono le famiglie di fatto, costituite da marito e moglie non uniti da vincolo di matrimonio, talora con figli; queste sono un segno forte della tendenza alla deistituzionalizzazione della vita familiare, con problematiche (anche a livello giuridico) che si possono presentare nel momento in cui le coppie si spezzano e i figli non sono più tutelati dalla legge. Inoltre sono in crescita le famiglie con un solo genitore, molto a rischio di disagio economico, oltre che psicologico, in considerazione anche del fatto che spesso il solo genitore è donna (nell’85% dei casi in Italia), con una tendenza chiara alla femminilizzazione. Infine vanno ricordate le famiglie ricostituite, ovverosia quelle ricomposte a seguito di divorzi, che da un lato costituiscono una potenziale risorsa creando una più estesa rete di sostegno per i figli, dall’altro lato alimentano ulteriori complicazioni nei rapporti tra genitori (biologici e sociali) e figli. Il prof. Gustavo Pietropolli Charmet, docente di Psicologia dinamica, Università Statale, Milano, illustra le trasformazioni che negli ultimi anni sono avvenute in merito ai ruoli genitoriali, usando un approccio teorico di tipo analitico e dati ricavati da consultazioni di adolescenti e loro famiglie. Da un lato si presenta oggi una immagine del padre che confina sia con quella della madre sia con quella idealizzata dai figli, con i quali instaura una relazione stretta e dai quali ricerca ammirazione continua; questo nuovo padre è quindi allo stesso tempo sprezzante e debole. Dall’altro lato viene alla luce una immagine della madre forte, che rivendica autonomia e rivalutazione specie in ambito familiare - domestico, con una correlazione stretta che si crea fra questa nuova madre ed il gruppo dei coetanei dei figli (la famiglia sociale), in cui questi ricercano un soggetto che evochi l’immagine materna. A conclusione è però possibile affermare che comunque il padre debole di oggi è preferibile al padre forte di ieri e la madre forte di oggi è migliori della madre invischiata di ieri, con la sola attenzione che va posta a non confondere (anche internamente) le due immagini. La prof.ssa Simona Argentieri, medico psicoanalista, didatta A.I.PSI - I.P.A., presta attenzione al mutamento avvenuto oggi nella figura del padre, spesso in grado di assolvere a tutte le funzioni del maternage con naturalezza. A partire da questa constatazione, viene intrapreso un percorso nella pittura classica, leggendo l’immagine di Giuseppe cui è stato dato il ruolo di padre materno e non solo di nonno, che accudisce il bimbo, che prepara la minestra o stende i panni in più di una raffigurazione pittorica e, spesso, si alterna con la madre nei compiti un tempo solo riservati alla donna. Se questo cambiamento è indubbio aver portato elementi positivi, è anche vero che oggi sia gli uomini sia le donne fanno le madri mentre il padre non vuole farlo nessuno; il bambino però, deve riuscire a riconoscere padre e madre, maschile e femminile distinti. La società italiana oggi Il prof. Gabriel Levi, docente di Neuropsichiatria Infantile, Università La Sapienza, Roma, sottolinea il dilemma presente nella società attuale, che vuole i bambini super-adulti e gli adulti super-bambini, in un rapporto che finisce per confondere ruoli e compiti di entrambi. In realtà lavorare con i bambini oggi significa guardare noi stessi allo specchio, mentre osserviamo le evoluzioni dei problemi, dal momento che se da un lato ci sono sempre più bambini che manifestano tristezza, confusione, aggressività, a tali quadri paiono corrispondono depressione, psicosi, dissocialità negli adulti. Se quindi le problematiche pervadono la società attuale, è importante insegnare alle nuove generazioni a vedere in faccia la realtà. Dato il momento così particolare, di incertezza profonda, è importante a discutere sempre in termini di progettazioni ampie e complesse, tenendo altresì conto dei punti di scollatura tra diritti e doveri di bambini e adulti, tra disegni di legge e loro attuazioni. Il prof. Francesco Avallone, docente di Psicologia del lavoro, Università La Sapienza, Roma, presenta le metamorfosi, i cambiamenti, avvenuti in campo lavorativo, ambito nel quale le competenze acquisite tendono a divenire presto vecchie. Un aspetto di cui tenere conto è la caduta rapida della concezione di lavoro acquisito stabilmente. I ragazzi di oggi dovranno fare i conti con questa situazione ed essere disposti al cambiamento; si richiede quindi, davanti ad una mobilità crescente, intraprendenza organizzativa, innovazione, autonomia ed assunzione di responsabilità.Tra le competenze necessarie dovrà esserci quella di saper leggere il contesto nel quale si vive e si opera e di relazionarsi con questo in maniera consapevole ; la capacità di pensiero complesso, la competenza ad apprendere e comunicare. La scuola e le altre agenzie educative che hanno il grosso compito di fornire modelli di comportamento per orientarsi nel mondo attuale, non potranno non tenere conto di queste trasformazioni . Il prof. Antonio Calvani, docente di Tecnologie dell’istruzione, Università di Firenze, sottolinea che le trasformazioni non riguardano solo la famiglia, ma anche le intelligenze. Ci sono mutazioni in corso nell’ambito delle forme del pensiero infantile in relazione al rapporto con i media. "Ci sono una serie di stereotipi entrati in crisi, è tramontata l’idea che vede svilupparsi l’intelligenza fino all’età evolutiva. L’intelligenza invece continua a svilupparsi fino a 20, 30, 40 anni e trova i suoi territori in ambiti sperimentali. Anche l’idea di un’intelligenza indipendente dal mezzo è tramontata. Si è fatta strada la consapevolezza che esiste un pensiero narrativo, che la conoscenza si forma e cresce narrando o ascoltando storie". Si è data troppa enfasi all’intelligenza formale, invece siamo immersi in altri tipi di pensiero, un pensiero che va a tentoni, che vede il corpo come una macchina per conoscere non come un esecutore della mente. Importanti le opportunità offerte dall’ipertesto: quando stimolano nei ragazzi impegnati nella sua costruzione attività metacognitive e metasemantiche. Emanuela Bavazzano
psicologa
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