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stelle
o buchi neri
Il dibattito e i contributi degli esperti sulle nuove
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bambino del 2000 è una stella supernova o un buco nero?
Non c'è dubbio che egli sia diverso rispetto a quello di ieri; che viva in una realtà piena di contraddizioni ed egli stesso ne sia un simbolo. 1. È confuso ed incerto quanto alla sua identità. Tanto desiderato da nascere grazie anche alla procreazione artificiale deve affrontare in tal caso i suoi primi interrogativi: che età ha sua madre? Perché è una mamma - nonna, tanto più anziana delle madri degli altri bambini? E quante madri, quanti padri ha? L'inseminazione eterologa ex madre (utero in affitto) gli consente due madri; quella paterna gli permette due padri. Salvo a non ritrovarsene poi nessuno, come nel caso di Cremona, quando il “genitore" nel separarsi dalla madre ha voluto anche liberarsi del figlio dell'inseminazione, chiedendo il disconoscimento della paternità, che ha puntualmente ottenuto in assenza di qualunque disciplina legislativa specifica. Ma lo stesso dubbio sulla sua identità il bambino deve affrontare anche quando ha una famiglia molto “civile", nella quale genitori separati o divorziati vivono tale situazione senza forti tensioni e senza apparenti traumi sì che il piccolo non distingue più sua madre dalla compagna del padre o, viceversa, il padre dal compagno della madre ed ha una gran confusione anche riguardo ai fratelli. Avendo almeno due famiglie, può finire però per non ritrovarsene nessuna, quando i legami più solidi instauratisi tra i componenti di ciascuna delle nuove famiglie, nate dal divorzio dei suoi genitori, fanno sì che egli sia mal sopportato e che le due famiglie, dopo esserselo palleggiato per un po', finiscono per espellerlo entrambe, perché estraneo sia all'una che all'altra. 2. Ha un rapporto non sempre facile con i suoi genitori. Molto amato, anche perché divenuto raro (in Italia la natalità è agli ultimi posti nelle graduatorie mondiali), è però spesso anche molto solo, in quanto lasciato per ore a guardare la televisione o parcheggiato con baby-sitter o presso nonne da genitori troppo indaffarati nel proprio lavoro. In quanto molto amato, trova il suo tempo libero organizzato con lezioni di danza o di chitarra, con attività sportive e quant'altro da genitori che si affannano ad accompagnarlo da una parte all'altra; in quanto solo non conosce la sua città e vedendo le immagini della periferia urbana degradata si chiede se non siano le immagini della luna. In quanto amato è anche viziato, nutrito a chipster, lecca lecca, pizzette e coca-cola, tanto da essere non raramente obeso o diabetico. In quanto solo tra computer, stereo e videogiochi è portato a preoccuparsi per il pulcino virtuale e non per gli animali veri. Non conosce la tartaruga: dopo averla rigirata in mano, si chiede dove si mettano le pile. È un bambino più rispetto a quello di ieri: più fragile (trema quando viene interrogato a scuola ed ogni esame è per lui un ostacolo quasi insormontabile); più immaturo (cresce più lentamente e anche la sua adolescenza è lunga tanto da continuare a vivere con i genitori ben oltre la maggiore età), più adultizzato (è il ragazzo di quattordici anni che usa la skorpion, ecc.). Sostenuto dai genitori ed accontentato sempre, è protagonista nel mercato, in quanto soggetto economicamente significativo. Dal settore dell'abbigliamento a quello delle motorette, dal turismo giovanile a quello sportivo, al mercato discografico e delle videocassette, tutta una rilevante parte dell'industria è da decenni interessata a bambini e ragazzi e li considera destinatari dei suoi prodotti. Ne è scaturita un'attenzione - sotto il profilo commerciale - anche alla psicologia del piccolo al fine di studiare i modi più utili per captarne il consenso all'acquisto. Ciò ha comportato anche la destinazione di una parte della pubblicità ai ragazzi e quindi, anche un nuovo interesse verso di loro da parte dei mass media. Ha comportato anche l'ingresso dei ragazzi nella pubblicità e negli spettacoli televisivi. Anche le banche si sono interessate ai fanciulli, tanto che qualcuna si è rivolta a loro direttamente per invitarli ad utilizzare i loro servizi per i propri risparmi. Da economico il protagonismo giovanile è divenuto anche socio-politico: sono migliaia i bambini e ragazzi albanesi (e non solo) che sin dal 1991 continuano a giungere in Italia senza genitori, clandestinamente, per vivere la loro vita e fuggire la disperazione. 3. Ma il bambino del 2000 è anche buco nero. È il bambino con l'AIDS, è il figlio del collaboratore di giustizia in regime di protezione, costretto a cambiare per tre volte in un anno le sue generalità e che a scuola tarda a rispondere all'appello, perché non ricorda più il suo cognome attuale. È il bambino vittima dei falsi bisogni, che stravolgono la gerarchia dei valori e che picchia selvaggiamente o uccide il coetaneo per rubargli l'orologio o il motorino, è il bambino che vive in istituto assistenziale la sua infanzia. È il bambino che porta con orgoglio le scarpe da ginnastica che il suo coetaneo pachistano ha cucito lavorando per venti ore al giorno. 4. Le difficoltà, i dubbi, e le incertezze non sono però solo del bambino. Anche gli adulti sono in difficoltà. Si parla da tempo, ed a ragione, di crisi della famiglia, di crisi della scuola, di inadeguatezza dei servizi, di crisi della giustizia, ma poi le soluzioni ancora una volta proposte sono ancora la famiglia (caso mai nella forma aperta proposta dall'affidamento familiare), la scuola, i servizi sociali e la giustizia familiare e minorile. È quindi su queste e su altre agenzie di socializzazione che bisogna ancora una volta puntare. Non c'è dubbio che la scuola e la giustizia (specialmente se confrontate alle finezze psicologiche utilizzate dal mercato economico per ottenere la benevolenza dei clienti-bambini) sono in ritardo. Sia nella scuola che nel mondo della giustizia i bambini sono ancora troppo spesso più delle categorie (l'alunno, il minorenne) che soggetti personalizzati da amare e da conoscere approfonditamente prima di intervenire. 5. Ma è proprio il discorso relativo alla crisi dei valori che esige una attenta riflessione. Il problema vero è che non si accetta una realtà molto semplice, che i valori debbono essere messi in crisi. Ogni dottrina è provvisoria e non vi sono regole sempre valide per situazioni che cambiano. Se è vero, come si dice autorevolmente, che abbiamo dissipato in una sola generazione tante risorse del nostro pianeta quante non erano state consumate da tutte le generazioni precedenti messe insieme; se è vero che il 20% della popolazione della Terra (quella dei Paesi industrializzati) sfrutta le risorse dell'80% dell'umanità intera e che l'altro 80% della popolazione mondiale comincia ad esigere di partecipare al banchetto del primo 20%, emigrando per lo più clandestinamente nei Paesi del benessere e finendo per trasformarli tutti (Italia compresa) in società multietniche, - occorre porsi in grado di accettare la sfida; occorre saper affrontare in modo diverso la realtà ed operare con intelligenza le scelte politiche. È necessaria una vera rivoluzione, una rivoluzione della mente non solo per i bambini, le cui capacità tuttora non sono pienamente sviluppate, ma anche per gli adulti. 6. Gli adulti devono cominciare la ricerca di “nuovi" valori e poi programmarne la realizzazione. Come l'uomo delle caverne “doveva" essere egoista per sopravvivere, così dopo, scoperta la tecnica della caccia di gruppo, egli è stato costretto a diventare “altruista", perché solo l'aiuto reciproco e la spartizione del bottino gli consentivano di ottenere un più efficace risultato di sopravvivenza rispetto a quello che in precedenza otteneva da solo. In sostanza anche certe forme di altruismo, più che esprimere buoni sentimenti, sono in realtà niente altro che più efficaci forme di egoismo. In questa logica, l'egoismo individuale nelle sue varie forme va combattuto soprattutto perché mina le basi della sopravvivenza umana. È necessario che sempre più la classe politica si renda conto che far vivere gli uomini in equilibrio con l'ambiente in città vivibili; far prendere coscienza a padri e madri che quello di genitori è un vero e proprio mestiere che va appreso se si vuole che i bambini di oggi possano svilupparsi mentalmente, in modo da poter raccogliere la sfida che anch'essi dovranno affrontare domani; che realizzare un sistema scolastico degno di tale nome, organizzare i quartieri cittadini, il verde pubblico, le abitazioni, i centri culturali non è un modo di sciupare danaro pubblico; non è il cercare di realizzare il superfluo, ma che è al contrario l'unico modo possibile per far emergere di nuovo un'autentica solidarietà di gruppo. È necessario che finalmente si comprenda che non si può chiedere all'uomo di essere “altruista" (e quindi generoso, onesto, leale e tollerante), quando le condizioni ambientali in cui vive lo spingono a vivere in modo “egoista" (e quindi orientato verso la violenza, la sopraffazione, la criminalità). Solo in una intelligente solidarietà umana è la salvezza. Recenti movimenti - come quello del “Forum europeo Sicurezza Urbana"- si muovono in questa direzione, così come fanno nuove forme d'intervento sociale quali la mediazione sociale, familiare, scolastica, che prospetta come via nuova verso il superamento dei conflitti internazionali e di gruppo la ricerca della pace sociale attraverso la pacificazione del rapporto interpersonale. È giusto sostenere queste iniziative e la costante ricerca di soluzioni nuove, che tendano nella stessa direzione. Ma è altrettanto giusto avere coscienza che è questa l'unica scelta possibile, l'unica vera strada da percorrere oggi se si vuole realizzare la sopravvivenza dell'umanità. Franco Occhiogrosso procuratore generale del Tribunale per i minorenni, Bari Emanuela Bavazzano
psicologa
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