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ASSEMBLEA NAZIONALE CGD Documento Finale L'Assemblea nazionale del Coordinamento Genitori Democratici si è riunita a Castellammare di Stabia il 31 ottobre- 1 e 2 novembre 2008. Ha preso atto della politica economicistica e autoritaria avviata dall'attuale Governo a danno dell'istruzione pubblica, della formazione universitaria e della ricerca. Un ampio movimento di opinione si è espresso e continua a esprimersi in queste settimane nel Paese, coinvolgendo Insegnanti, Genitori, Dirigenti, Personale ATA, Studenti, Ricercatori e tutta la società civile. A questo movimento il CGD intende collegarsi con le proprie analisi e proposte. Il CGD auspica che il movimento sia sempre capace di esprimere le proprie critiche e le istanze in modo civile e di respingere ogni provocazione. La Scuola deve essere luogo di confronto delle idee. Le Forze dell'Ordine devono restare fuori dalle Istituzioni scolastiche e non essere utilizzate per reprimere una protesta giusta e ampia. Per noi è prioritaria l'esigenza di una società che investa sulla conoscenza e sul sapere come diritto per ogni bambino/a e per ogni ragazzo/a. Tutto questo viene drasticamente ridimensionato dai tagli degli ultimi decreti riguardanti la scuola. E anche all'Università si annunciano tagli ai finanziamenti e drastica riduzione del numero di ricercatori, con penalizzazione della fascia più giovane e precaria. La mobilitazione spontanea e trasversale di questi giorni ha dato voce a un'ottica totalmente differente, che vede la scuola come asse portante di un sistema complesso, sempre bisognoso di linfa nuova in un processo a lungo termine. La protesta è ampia, perché è chiaro che l'attacco alla scuola pubblica è un attacco al futuro delle nuove generazioni e al principio di uguaglianza del diritto all'istruzione, al sistema formativo laico e pubblico. Siamo consapevoli della necessità di un sistema di istruzione che risponda alle nuove emergenze formative e che sappia offrire gli strumenti necessari per essere competitivi, dominando i saperi e padroneggiando abilità. Ma non condividiamo la logica dello smantellamento, in particolare di ciò che ha funzionato meglio (la scuola primaria), in assenza di un progetto culturale capace di guardare al futuro, di promuovere valori e favorire l'intreccio di diversità culturali e di differenze nelle abilità. Le affollate assemblee che animano le scuole italiane in questi giorni, mostrano che è coscienza diffusa la necessità di un cambiamento nella scuola, non il suo irreversibile impoverimento. E' accesa la richiesta di una scuola in grado di combattere il disagio e di promuovere le eccellenze;capace di porre al centro del processo educativo il binomio alunno-docente, in un lavoro di squadra che, partendo da processi di insegnamento-apprendimento ricerchi, sperimenti e renda più efficace l'azione didattica per tutti. Noi temiamo che le diverse condizioni economiche, sociali e culturali di provenienza condizionino irreversibilmente i percorsi di studio di gran parte degli studenti. Vogliamo invece continuare a credere nella istruzione pubblica e a difenderla come motore di promozione e inclusione, capace di “rimuovere gli ostacoli” culturali e sociali di partenza per dare vita a una società solidale, giusta, democratica; quella voluta dalla costituzione Italiana. Per questo esprimiamo un'assoluta contrarietà: - all'impoverimento della scuola dell'infanzia e alla riduzione al tempo antimeridiano, invece di perseguire l'estensione, la generalizzazione, la qualificazione; - al maestro unico, che non risponde più ai diversificati e specialistici modelli di riferimento culturale; - a un tempo di scuola primaria ridotto a 24 ore che impoverisce il bagaglio di offerta formativa fondamentale e accorcia i tempi distesi di apprendimento; - al trasferimento degli oneri di spesa agli Enti Locali e alle famiglie, che sarà fonte di disuguaglianze territoriali e sociali; i costi economici saranno ben evidenti alle famiglie già dal prossimo anno; - al contenimento delle ore disciplinari nella secondaria superiore, con equivoci accorpamenti, impoverimento dei contenuti didattici e penalizzazione delle attività di laboratorio; - all'aumento del rapporto alunni / docente a tutti i livelli, a scapito della qualità del servizio erogato; - alla riduzione e allo svilimento della professionalità del personale ATA, che è parte attiva sia per la organizzazione e il buon funzionamento della Scuola, sia per la sicurezza dei bambini e dei ragazzi; - a interventi sanzionatori tout court (5 in condotta…) che si traducono nella esclusione dei “cattivi” e di tutti i ragazzi in difficoltà, annullando il lungo cammino dell'integrazione e del progetto della scuola inclusiva promosso dai grandi padri della pedagogia vissuta; - a politiche miopi che penalizzano l'integrazione degli alunni diversamente abili; l'esperienza degli ultimi trent'anni ha mostrato che una scuola inclusiva è un vantaggio per tutti i ragazzi; - all'introduzione di “classi differenziali” (camuffate da “classi ponte”) per alunni stranieri, ipocrita via al rifiuto e alla segregazione, cancellando tutte le esperienze di integrazione multiculturale di questi anni; Auspichiamo invece l'elaborazione di un modello di scuola ampiamente condiviso, che tenga conto della variegata professionalità degli Operatori, delle differenti opportunità territoriali, della molteplicità di stimoli educativi a partire dalle esperienze già sedimentate. Vogliamo una scuola dell'autonomia che sappia valorizzare gli apporti di tutte le sue componenti; che ne tenga conto in modo paritario rispetto alla specificità dei ruoli. Una scuola aperta al territorio e alle sue esperienze associative, che trovi nell'ente locale l'interlocutore primario per rispondere ai bisogni e alle esigenze organizzative dei propri cittadini Castellammare di Stabia, 2 novembre 2008.
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