| INCONTRI INTERNAZIONALI
 DI CASTIGLIONCELLO
 TREDICESIMA
          EDIZIONE
   
 5/6/7 maggio
            2000 Castello Pasquini
 | 5
        maggio 
 I bambini fanno male alla televisione
         Una provocazione riuscita quella
          di Paolo Fabbri, professore di semiologia all'università di Bologna.
          “Per il bene dei piccoli - sostiene - dirigenti e program-matori televisivi
          confezionano brutte trasmissioni, che non tengono conto della grammatica
          della fantasia". Secondo Fabbri i bambini vengono considerati o iperat-tivi
          o iperpassivi. Nel primo caso, per gli esperti della tv, conoscono già
          tutto; nel secondo sono inconsapevoli, pronti ad assorbire qualunque
          dato venga loro proposto senza porsi domande. Un modello infantile esemplificato
          al massimo per cui i pro-grammi televisivi possono dire tutto o niente,
          tanto è lo stesso.  La televisione incide al 50%
          sulla vita immaginaria del bambino. E l'altro dato inte-ressante è
          che la famiglia  ha un ruolo decisivo sulla fruizione: i bimbi
          guardano la tv con i genitori o col permesso degli stessi. Devono essere
          proprio gli adulti - secondo Fabbri - ad aiutare i bambini a decifrare
          i contenuti televisivi.
 Fabbri si sofferma poi sugli
          aspetti cognitivi, emotivi che possono produrre i pro-grammi. “Aspetti
          di cui sappiamo poco", dice. Lo studio del media tv è indietro.
          Ma i ritmi di una trasmissione, i modelli che introduce possono essere
          pericolosi per i “piccoli".
 E allora come far vedere la tv
          a un bambino? La violenza o il sesso devono essere aboliti? Per Fabbri
          tutto dipende dal formato del programma tv. Le statistiche ameri-cane
          affermano che la televisione mostra dodici omicidi l'ora. Per gli studiosi,
          dimi-nuendo il numero dei morti si riduce l'impatto negativo sui piccoli
          telespettatori. Fabbri sconfessa questo dato. “Il bambino - dichiara
          - è in grado di intuire le diffe-renze tra i morti del Kosovo
          mostrati al telegiornali, quelli uccisi in un film western o quelli
          che sono presenti in un cartone animato". Il problema, dunque, è
          quello dei segni di distinzione. Gli adulti devono aiutare i piccoli
          spettatori a riconoscere i segni, i formati.
  
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