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Comunicato stampa

La nota del Ministro dell'Istruzione relativa al tetto del 30% di alunni stranieri evidenzia una serie di problemi che la scuola italiana non può eludere, ma che coinvolgono anche le politiche sociali, le scelte delle amministrazioni locali.

Non siamo per ignorare l'ordine dei problemi che i provvedimenti tentano di affrontare e condividiamo l'esigenza di approntare interventi di sistema che evitino soluzioni localistiche con effetti ancora una volta discriminatori.

Ma le indicazioni sono inadeguate o addirittura rischiose per gli effetti che possono innescare.

Già col DPR 31 agosto 1999 si davano indicazioni di massima sulla composizione delle classi indicando un tetto del 50%.

Ma è sufficiente fissare un tetto? Se l'integrazione e acquisizione sicura della nostra lingua costituisce un obiettivo primario dell'azione ministeriale, sono fondamentali altre scelte, quali quelle di inserire precocemente i bambini stranieri nel nostro sistema scolastico e di favorire un lungo tempo della loro presenza a scuola.

Apprezziamo la correzione di rotta odierna del Ministro relativamente all'uso generico ed improprio del termine stranieri, ma continuiamo a rilevare che le indicazioni non attengono prioritariamente all'accoglienza, ma all'iscrizione come atto essenziale all'accesso.

Il tetto del 30% infatti, viene fatto valere sul numero degli iscritti e non come indicazione di massima per la formazione delle classi: si limita così un diritto, la sua esigibilità, una violazione dei principi costituzionali.

Si limita, inoltre, l'autonomia delle istituzioni scolastiche, costituzionalmente sancita.

Ci inducono ancora a forte perplessità le indicazioni, che non vanno nel senso dell'integrazione ma della conferma della diversità, sulla possibile assegnazione dell'alunno ad una classe inferiore alla sua età anagrafica o la previsione di classi di inserimento per l'acquisizione di competenze linguistiche.

Un primo reale passo in questa prospettiva dovrebbe essere la predisposizione di azioni perequative che vedano una concertazione di Stato ed Enti Locali, nel quadro delle rispettive competenze disegnate dal rinnovato Titolo V° della Costituzione.

Un'ultima domanda: come può essere compatibile una reale politica di integrazione con i tagli che si stanno abbattendo sulla scuola pubblica?

Roma 11 gennaio 2010