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Il Corriere della Sera

6 maggio 2000
 

I risultati delle ricerche al convegno sull’infanzia di Livorno: «Ma l’elettronica sviluppa la fantasia»
Il videogioco rovina la pagella
Gli esperti: ecco perché i fanatici della console rendono meno a scuola

DAL NOSTRO INVIATO

Margherita De Bac

CASTIGLIONCELLO (Livorno) — Un mondo affollato di personaggi vecchi e nuovi. Rubati a videogiochi e cartoni animati di ultimo grido (vedi i Pokémon, gli stessi che avrebbero indotto un bimbo romano a buttarsi dal balcone), ma anche riciclati da fiabe tradizionali, tramandate di nonna in nonna. Uno «strumentario di immaginazione» più ricco e diversificato del passato, lo definiscono gli osservatori dell'infanzia che si sono incontrati a Castiglioncello per il convegno organizzato dal Coordinamento genitori democratici in una giornata speciale. Quella dedicata alle mamme e ai papà che lavorano, iniziativa del Corriere Lavoro e del ministero Pari Opportunità. 
Il titolo dice già tutto: «Il bambino fantastico». Protagonista la creatività dei nostri figli, monitorata e decifrata da una serie di ricerche. Affiora un fenomeno che, forse, può sorprendere. I giochi elettronici, i passatempi tecnologici che catturano il tempo dei giovanissimi e sono in cima alla lista delle loro preferenze a discapito di lettura e disegno, sono un repertorio in più dal quale attingere e non un condizionamento negativo. «Tutto sta a vedere come viene elaborato — dice Filippo Passalacqua, del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione all'università La Sapienza —. Anche una fiaba, se vissuta passivamente, non è stimolante. Non è vero che i giochi moderni inibiscono l'immaginazione. Al contrario, la riempiono di elementi diversi». Ma il pensiero degli psicologi contrasta con quello degli educatori. Secondo gli insegnanti, infatti, i più accaniti manipolatori di videogiochi a scuola hanno un rendimento inferiore rispetto ai coetanei con abitudini più all'antica. L’analisi delle schede di valutazione elaborate da maestri e maestre mette in evidenza che essi attribuiscono meno capacità immaginifica agli studenti più accaniti nell’uso di console e tivù. Conclusioni, i giochi elettronici distraggono, soprattutto sui banchi, anche se non mortificano le libere elaborazioni della mente. 
Il dipartimento ha presentato a Castiglioncello una ricerca svolta su un campione di 650 alunni tra 8 e 14 anni che hanno disegnato, scritto un racconto e risposto a un questionario. Viene delineata la figura di un bambino dalla fantasia molto articolata, tendenzialmente ingabbiata però dalla scuola. Riflette Elena, quinta elementare, una sfilza di ottimo in pagella: «Se avessi poteri magici, da grande vorrei far nascere i miei figli già imparati, perché non voglio che restino chiusi in gabbia per così tanto tempo». Daniele, 14 anni, descrive con vena da romanziere una situazione tipica di una classe: l'alunno somaro che va alla lavagna fra gli schiamazzi di derisione dei compagni e l'insegnante che non perde occasione di correggerlo pubblicamente. Ma nel racconto, per fortuna, c'è una fantastica lavagna magica, che aiuta l'«asino» correggendo automaticamente i suoi strafalcioni. 
Un mondo fantasioso, ma non fantastico, surreale. I 650 alunni intervistati si rivelano abbastanza disincantati su quanto accadrà nel futuro dell'universo. Sanno distinguere le prospettive realizzabili da quelle improbabili. Il 70% afferma che l'uomo non conquisterà mai l'immortalità, il 55,5% è consapevole che non sarà mai possibile fare a meno né della scuola, né dei soldi, né del lavoro. Il 36% è convinto che entro il Tremila si viaggerà alla velocità della luce, il 30% ritiene che tutte le malattie per quella data saranno state sconfitte.
Meno rassicurante il quadro che offre la ricerca del coordinamento genitori democratici: i giovani sembrano soffrire molto più che in passato di noia e solitudine. 
 

 
 
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