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Il Corriere della Sera

6 maggio 2000
 

IL SEMIOLOGO

Fabbri: «Robaccia, ma non demonizzateli
I genitori dovrebbero guardarli con i figli»
«Quei pupazzetti sono un esempio passivo: non sanno neppure parlare»

DAL NOSTRO INVIATO

CASTIGLIONCELLO (Livorno) — «I Pokémon? Robaccia. Pupazzetti capaci soltanto di ripetere il loro nome. Sono un esempio passivo perché gli manca il primo elemento su cui noi contiamo di più per l'educazione dei figli. La parola». Non si sorprende Paolo Fabbri, semiologo dell'università di Bologna, che al convegno «Il bambino fantastico» ha presentato una relazione sul rapporto infanzia-televisione. 
I Pokémon hanno un influsso così nefasto? 
«Non è detto che siano stati l'unica causa dell’incidente capitato al piccolo Matteo, che si è gettato dalla finestra per imitarli. Penso a una concomitanza. Hanno attivato un problema». 
Che tipo di problema? 
«Un dolore intimo. Anche bimbi di 5 anni possono averne. L'infanzia non è un luogo di felicità, ma anche di ansia. Ansia dell'esplorazione, ad esempio. Il piccolo si chiede fino a che punto si può arrivare e noi dobbiamo indicarglielo. Ritengo che Matteo sia stato guidato da un profondo senso di ansietà e curiosità». 
Un allarme per tutti i genitori? 
«Molti genitori dovrebbero preoccuparsi, soprattutto quelli che hanno poco tempo per seguire i figli. Tuttavia il 90% dei bambini è in grado di riconoscere il confine tra vita e finction». 
Certi cartoon andrebbero buttati nel cestino?
«Non servirebbe buttare i Pokémon. Piuttosto, vedeteli accanto ai figli».
M. D. B.

 
 
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