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la repubblica

6 maggio 2000

"Chi si lancia per Pokémon 
è stato lasciato solo..."
Esperti a Castiglioncello: non demonizziamoli ma guardiamoli con loro

dal nostro inviato CLAUDIA RICONDA

CASTIGLIONCELLO - Alla fine s' è parlato soprattutto di lui. Del bimbo Pokémon, come qualcuno l' ha sbrigativamente soprannominato. Il bambino di quattro anni che giovedì a Roma è caduto dal quarto piano, forse cercando di imitare il volo dei Pokemon, i suoi cartoni animati preferiti. Li stava guardando qualche attimo prima, così ha raccontato un vicino. Poi è finito giù, quindici metri sotto. S'è parlato di lui, a Castiglioncello, perché al Castello Pasquini fino a domani c'è un convegno, "Il bambino fantastico" organizzato dagli enti locali e dal Coordinamento genitori democratici, che vuol far luce proprio in quella stanza misteriosa che è la fantasia dei bambini. Un incontro con esperti, psicologi, semiologi, registi, educatori, per aprirci uno spiraglio e guardare dentro quella stanza: scoprire quanto è grande, se la tv e i videogiochi non l'hanno troppo rattrappita, e soprattutto chi la abita, quali personaggi, chi mette in moto l'immaginario dei piccoli. E appunto, aperta quella porta, è spuntato fuori Pokémon. "Ma a farcelo entrare siamo stati noi adulti", dice la presidente del Coordinamento genitori, Angela Nava Mambretti: "Un bimbo che si lancia dal terrazzo credendo di poter imitare Pokémon, è un bimbo che non sa, che è stato lasciato solo, a cui nessuno ha insegnato la grammatica della fantasia, come direbbe Rodari. Molti padri e molte madri sono iperattenti, ma iperassenti: portano i figli da decine di specialisti ma poi non parlano con loro. Gesti come quelli del piccolo romano sono tipici di un bambino lasciato solo. Io dico: non demonizziamo i Pokémon, ma guardiamoli insieme ai figli, per spiegare, parlare, dare un signficato. Insomma bisogna insegnare le regole per dare loro anche il senso della distanza: in modo che capiscano che un omicidio in tv è diverso dal cadavere di un film giallo. Noi genitori abbiamo delegato alla tv e all'industria il controllo delle passioni dei nostri figli". 
E' un problema di responsabilità, avverte il semiologo Paolo Fabbri: "E un genitore può decidere anche di non prendersela, parcheggiando i figli a intontirsi con i Pokémon davanti alla tv. Basta dirlo. Ma poi mi chiedo quante madri e quanti padri sanno che i Pokemon non parlano e che i bambini stanno ore a vedere mostri. Il che non aiuta certo il bimbo a sviluppare il linguaggio". 
I Pokémon, e in generale mostri e alieni, in base a una ricerca del Dipartimento di Psicologia di sviluppo e socializzazione della Sapienza di Roma condotta su 650 bambini dagli 8 ai 14 anni, sono i personaggi che popolano la fantasia di circa metà del campione. Si disegnano combattimenti tra Scyter, mostro giapponese, e Anaclet, un Pokémon che s'è inventato Federico, otto anni, come se già non bastassero gli altri centocinquanta. E si sogna di andare ad esplorare la galassia su un'astronave insieme a Pikachu, il topastro giallo elettrico che ha rimpiazzato la cara vecchia Laika nelle esplorazioni immaginarie dei bambini. Convinti che tra cent'anni per andare da Palermo a Milano ci basteranno dieci minuti.


 
 
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