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NUOVI ORGANI DI PARTECIPAZIONE La proposta delle associazioni dei genitori
Il governo della scuola: una storia di trent’anni di partecipazione Il seminario di studio dello scorso marzo 2007 su “Governance e partecipazione nella scuola dell'autonomia” ha messo a fuoco, grazie ad autorevoli contributi, il percorso di partecipazione che ha condotto la scuola ad essere una palestra di democrazia, di cittadinanza, una comunità per la formazione umana, sociale, culturale delle giovani generazioni. “Dalla democrazia che già è stata conquistata nella scuola non si torna indietro”, dichiara lo schema per il documento finale del seminario citato. I genitori sono, in ciò, pienamente d'accordo, perché proprio ai genitori e agli studenti la scuola è andata, lentamente e con fatica, aprendosi negli anni. Non si è trattato, né si tratta, della conquista di un “potere”: in educazione non vi sono poteri da dividere, ma corresponsabilità da assumere. Vi sono, nelle scuole italiane, lodevoli esperienze che hanno trasformato la partecipazione dei genitori in autentica cooperazione alla progettualità e ai processi formativi; nel contempo, permangono ancora esperienze in cui i genitori sono temuti, considerati estranei, a malapena tollerati. “Non si torna indietro” significa, a nostro parere, in riferimento agli assetti degli organismi scolastici,
Partecipazione formale e partecipazione sostanziale: Non si può tacere che, negli anni, la partecipazione negli OOCC, soprattutto da parte dei genitori, ha subito una costante erosione. Le cause sono molteplici, e stanno probabilmente nella scarsa incisività ed efficacia di alcuni organi, nella loro burocratizzazione, in chiusure reciproche fra le componenti. La democrazia formale, quella legata al momento elettorale, si è progressivamente svuotata di effettiva rappresentatività. Nella scuola sono nel contempo cresciute esperienze informali di partecipazione, legate all'associazionismo dei genitori e degli studenti, ad assemblee di classe o comitati genitori, o a forme volontaristiche e magari isolate di splendida cooperazione fra alcuni genitori ed alcuni insegnanti. Altre scuole hanno adottato, nella loro autonomia, strumenti di cooperazione con le famiglie e di accompagnamento degli studenti, condivisi con i genitori, chiamando quindi ad una corresponsabilità comune, aiutando i docenti ad essere meno autoreferenti, e i genitori ad essere meno deleganti. Tutto ciò è da valorizzare e sostenere. Soprattutto, ci deve indicare una strada: la formalità della democrazia necessita di sostanzialità, perché la rappresentanza non sia di “individui”, ma il più possibile collettiva. L'attenzione va posta, dunque, sulla partecipazione e sul come rilanciarla, prima ancora della semplice revisione della composizione dei consigli. Un riferimento prezioso è nelle scelte europee e nelle indicazioni che ci pervengono dalla Costituzione dell'U.E., la quale riconosce come organi di partecipazione le associazioni e come organi di rappresentanza i consigli. Le associazioni sono ambiti di incontro, confronto e dialogo dei soggetti appartenenti; interloquiscono con le associazioni degli altri soggetti della scuola; sono il primo vero ponte sul territorio; dialogano con le istituzioni amministrative e politiche presenti a livello locale e nazionale. È necessario, quindi, che si riconosca, come in molti paesi europei già accade (Francia, Catalogna, Germania, Gran Bretagna), il ruolo dell'associazionismo dei genitori e degli studenti come luogo di mediazione di interessi, luogo di formazione e preparazione alla partecipazione. La presenza di “genitori - ma anche di studenti e insegnanti - sociali” nella scuola, che hanno a cuore il bene complessivo, un orizzonte più ampio dell'interesse personale, è premessa per una effettiva democrazia. Serve, solamente, una scelta di fiducia anche verso i genitori, così come la si è avuta verso gli insegnanti, che hanno appositi luoghi di rappresentanza insieme a riconosciuti luoghi di partecipazione (un forte e capillare associazionismo professionale, un forte e plurale associazionismo sindacale), sostenuti in vari modi (distacchi dal lavoro, assemblee in orario di servizio, incontri obbligatori e periodici con dirigenti di vario livello…). Se l'esperienza di FONAGS e FORAGS si profila come occasione di dialogo, di conoscenza, di coprogettazione, così nelle scuole, in analogia, possono realizzarsi luoghi di incontro. Per queste ragioni riteniamo che una nuova legge sugli OOCC, sia pure snella e aperta alla pluralità di esperienze dell'autonomia, fra le linee di indirizzo non possa esimersi dall'indicare stimoli, obiettivi, requisiti minimi necessari: uno di questi dovrebbe essere l'obiettivo per ogni istituzione scolastica di “sostenere e promuovere, anche con risorse proprie, la libera organizzazione e l'associazionismo di insegnanti, genitori e studenti”. - In questa prospettiva politica e culturale è possibile anche un rilancio di un organo, oggi indicato nelle norme come facoltativo: il comitato dei genitori, costituito dai rappresentanti di classe e del consiglio di circolo/istituto. Tale organo dovrebbe divenire obbligatorio in ogni istituzione scolastica, dotato di un proprio regolamento che definisca le modalità di costituzione, ne favorisca l'operatività, gli ambiti d'azione e ne promuova il rapporto con il consiglio di circolo/istituto e con l'associazionismo riconosciuto. - Infine, riteniamo che la partecipazione attiva alla vita scolastica debba essere sostenuta attraverso un sistema di incentivi, o defiscalizzazione delle spese sostenute, o permessi orari. Non è la cultura del “gettone di presenza”, ma il dovuto riconoscimento del contributo che i cittadini-genitori offrono al bene comune della scuola.
La scuola dell'autonomia Senza dubbio l'autonomia delle istituzioni scolastiche è stata una svolta di grande rilievo nella scuola italiana: essa è l'architrave del sistema pubblico dell'istruzione, costituito da scuole autonome statali, paritarie e degli enti locali. Dobbiamo segnalare che vi sono ancora scuole, in Italia, in cui il POF è redatto segretamente da pochi docenti; vi sono scuole in cui non è consegnato alle famiglie e non è strumento di condivisione e di crescita. Altri strumenti legati all'autonomia (regolamenti, lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti) sono pressoché ignorati. Parte dell'autonomia è ancora inesplorata: perché il processo prosegua è necessario un forte investimento formativo nei confronti di insegnanti e genitori e, nel contempo, come detto sopra, la promozione di soggetti che assumano responsabilità, da cittadini, non solo da “esecutori” di norme o “utenti” di servizi. Pur nell'autonomia degli istituti, che si doteranno di propri statuti e regolamenti che attuino la partecipazione, è necessario che la norma generale individui regole uniformi su tutto il territorio nazionale : regolamentare, fissare obiettivi e livelli essenziali di partecipazione non riduce i margini di autonomia degli istituti, ma evita improvvisazioni, negligenze, anarchia del sistema. Nella riforma degli OOCC andrà particolarmente evidenziato il processo che già il DPR 275/99 individua per l'adozione del POF, elaborato dal collegio docenti, sulla base dei criteri delineati dal Consiglio d'Istituto, tenuto conto dei pareri e delle proposte delle associazioni dei genitori e degli studenti, infine adottato dal Consiglio d'Istituto. Una sottolineatura particolare andrà svolta sulla centralità del Consiglio di Circolo/Istituto nell'elaborazione del POF, sul suo ruolo di indirizzo generale e di definizione di criteri per la gestione dell'istituto e per la valutazione dei risultati complessivi raggiunti. Alcuni temi andranno considerati, valorizzati e coordinati con le competenze degli OOCC:
Organi Collegiali Territoriali Certamente la scuola dell'autonomia è da raccordare all'interno di un sistema più ampio di autonomie. I tradizionali organi territoriali, troppo ampli e pletorici, peraltro dotati di scarse competenze, sono da rivedere interamente. La natura amministrativa della scuola sul territorio deve essere attivata mediante organi che abbraccino più realtà scolastiche, mentre la natura educativa/formativa va attuata mediante un lavoro all'interno della scuola, con le componenti della stessa scuola, e attraverso la comunicazione delle varie esperienze da scuola a scuola. A ciascuno il proprio compito. È ipotizzabile, dunque, la costituzione di unità scolastiche territoriali, di coordinamenti fra autonomie, con il coinvolgimento degli enti locali e di rappresentanze significative del territorio, che funzionino come “conferenze di servizio”, nelle quali possano davvero incontrarsi i soggetti sociali di un territorio (associazioni, enti locali, enti di servizio, ecc.). Tali organi dovranno però essere non pletorici, con un numero non eccessivo di componenti, agili per convocazione e capacità decisionale, con competenze di coordinamento ben definite e con l'indicazione chiara dei pareri obbligatori nei confronti dell'Ufficio scolastico provinciale/regionale. Nella deludente ipotesi che non si possa procedere in tempi stretti all'attivazione dei nuovi organi territoriali, chiederemo che si proceda comunque al rinnovo dei Distretti scolastici e dei Consigli scolastici provinciali secondo la “vecchia” normativa vigente e inosservata da tempo, anche se insoddisfacente. Dai “vecchi” ai “nuovi” organi collegiali della scuola Rileggendo le competenze dei “vecchi” organi collegiali, magari adattando un poco il vocabolario e rientrando il tutto alla luce dell'autonomia, non sarebbe necessaria una rivoluzione negli organi collegiali della scuola, purché tutte le competenze già indicate siano effettivamente rispettate e purché
La scuola, e i genitori, hanno bisogno che ora la politica compia le sue scelte, in tempi ragionevolmente brevi : anni di rimandi, di attese, di annunci hanno contribuito a logorare la partecipazione, a concentrare le scelte d'istituto e più generali in poche mani. Non può funzionare un'autonomia senza organismi che in modo efficace ne imprimano un orientamento. Le associazioni componenti il Fo.N.A.G.S.
approvato ed allegato al verbale giovedì 12 luglio 2007 |