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Co.Ge.De. Liguria - Unione degli Studenti Genova PER UNA SCUOLA DI QUALITÀ
Il Decreto Legislativo, n. 137 del 1° settembre 2008, convertito in Legge n. 169 del 31 ottobre 2008, relativo alla cosiddetta riforma Gelmini, offre notevoli motivi di preoccupazione per gli inevitabili effetti di impoverimento di risorse e di arretramento culturale della Scuola italiana, nei suoi diversi ordini e gradi.
Scuola Primaria Il Ministro Gelmini, nell'affermare che “il bambino ha bisogno di un punto di riferimento preciso per la sua crescita armonica”, reintroduce la figura del maestro unico nella vecchia logica di una scuola che dovrebbe avere l'esclusivo compito di insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto. Il modello standard di offerta formativa nella scuola elementare sarà di 24 ore settimanali di lezione, ma i saperi e le competenze fondamentali per le nuove generazioni non si possono acquisire nella relazione educativa di un tempo scuola così ridotto. Il ritorno al maestro unico riporta la classe ad un luogo chiuso ed incapace di offrire la possibilità di osservare le relazioni interpersonali, di affrontare in “team” i conflitti e le problematiche e di fornire più modelli pedagogici a cui riferirsi. Il ritorno al maestro unico non deriva dalla dignità di presunte motivazioni pedagogiche, ma risponde semplicemente all'esigenza di tagliare le spese per il funzionamento della Scuola. La pluralità dei docenti non è soltanto un fatto numerico, ma un diverso modo di fare scuola, fondato su una programmazione unitaria e collegiale, sulla suddivisione degli ambiti disciplinari fra gli insegnanti, su un'integrazione degli interventi educativi (le varie attività creativo-espressive, i laboratori, le classi aperte, i lavori di gruppo, le visite di istruzione, ecc.), in tempi distesi di apprendimento. Nel modulo della scuola elementare esiste la “contemporaneità” e non la “compresenza” tra docenti che, anzi, non è consentita. La contemporaneità di due o tre insegnanti consente l'attuazione di un progetto di recupero per gli alunni in difficoltà (da non confondere con i diversamente abili, per la cui integrazione l'Amministrazione Scolastica dovrebbe garantire un adeguato numero di ore di sostegno, affidate esclusivamente ad insegnanti specializzati). Non basta la promessa del Ministro di garantire diverse opzioni temporali, vorremmo conoscere anche la qualità e l'articolazione di queste ore aggiuntive di insegnamento, in quanto convinti che Tempo Pieno e tempo lungo sono due modalità opposte di fare scuola, laddove nel primo è insito il concetto di scuola, nel secondo quello del vecchio ed assistenziale doposcuola.
Scuola Media Il tempo scuola sarà ridotto dalle attuali 32 a 29 ore settimanali di lezione, per cui non esisteranno più cattedre a Tempo Prolungato, unica esperienza che permetteva l'ampliamento dell'offerta formativa. Quindi non si potranno più realizzare quelle attività consentite dalla sola contemporaneità dei docenti, quali i laboratori pomeridiani, le uscite di istruzione sul territorio, ecc. Nella Scuola Media, così come in quella Elementare, tali attività saranno possibili solo dietro pagamento da parte delle famiglie, con buona pace della gratuità della Scuola dell'Obbligo, prevista dalla nostra Costituzione. Inoltre la riduzione di orario comporterà una minore offerta di istruzione delle varie materie, con immaginabili, negative conseguenze sul livello culturale di alunni che stanno per affrontare le difficoltà del superiore grado di scuola.
Il ritorno ai voti La reintroduzione del voto nella Scuola dell'Obbligo cancella l'idea di una valutazione formativa, una valutazione che guarda ai percorsi educativi più che ai prodotti, mira a orientare il processo di apprendimento e a modificare l'azione formativa in caso di necessità. Gli apprendimenti possono essere valutati in decimi, in quanto il loro esito può essere negativo o positivo, una competenza invece, quando acquisita, è sempre positiva e non richiede una procedura valutativa di tipo decimale. Insinuare l'idea che tutto si riduca ad un numero, oltre che una pericolosa illusione, costituisce una semplificazione foriera di effetti di esclusione e selezione, con particolare riferimento ai più culturalmente deprivati.
Scuola Superiore Il tempo scuola sarà ridotto sia nei licei che negli istituti tecnici e professionali, con pesanti ripercussioni sui buoni risultati conseguiti in molte delle sperimentazioni attuate negli ultimi anni. Inoltre, l'obbligo delle cattedre a 18 ore per tutti gli insegnanti comporterà l'impossibilità di avere ore di compresenza, finalizzate a progetti di recupero o per eventuali supplenze (le classi prive di insegnante saranno sempre più divise in varie scolaresche e gli studenti usciranno anzitempo, senza alcun preavviso alle famiglie). In quanto all'obbligo scolastico, nell'esprimere il nostro dissenso in merito al suo assolvimento nella formazione professionale, riteniamo indispensabile l'istituzione di un biennio unitario, formativo ed orientativo, al quale devono accedere tutti gli alunni dopo la frequenza della scuola media.
Il voto di condotta Il ritorno al voto in condotta (anche per i bambini della scuola media) è stato messo in relazione con l'esigenza di fermare gli atti di bullismo che quotidianamente ci sono segnalati dai media. Il problema non va sottovalutato, e deve essere affrontato adeguatamente. Riteniamo, tuttavia, che la strada da perseguire per promuovere nei giovani il rispetto delle regole della convivenza e della tolleranza non sia affatto l'intimidazione e la minaccia del cinque in condotta. Premesso che lo Statuto degli Studenti prevede già l'allontanamento e la bocciatura in casi gravi di violenza e bullismo, ribadiamo che i provvedimenti disciplinari devono avere una valenza educativa e, come tali, devono tendere al rafforzamento del senso di responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunità scolastica, nonché al recupero dello studente, col diretto coinvolgimento delle famiglie. Quindi, “Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto” (art. 4, comma 3 dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti).
L'Educazione alla Cittadinanza e Costituzione Consapevoli della necessità di una diffusa conoscenza tra i nostri giovani della Costituzione e di una educazione alla legalità e alla cittadinanza che, proprio perché trasversali a tutte le discipline hanno di fatto nel tempo vanificato l'impianto di studio della mai soppressa Educazione Civica, non possiamo che essere d'accordo sul tentativo di ridare dignità a questo insegnamento. Rimane tuttavia la perplessità rispetto al suo confinamento nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e senza un'indicazione del monte ore di lezioni ad esso destinate. Un'Educazione così fondamentale non può essere interpretata in forma riduzionistica e nozionistica, ma deve costituire uno sfondo che attraversa tutti i campi disciplinari.
Adozione dei libri di testo Condividiamo la preoccupazione per il “caro-libri”, ma riteniamo che l'adozione quinquennale prospettata dal Decreto 137 (impegno dell'editore a non rinnovare i contenuti per un quinquennio) non risolva il problema dei sempre crescenti costi dei libri di testo (aumenti del 20% negli ultimi anni). A tal fine, occorrono invece opportune misure calmieratrici e adeguati finanziamenti a sostegno dei meno abbienti.
Una manovra che taglia il futuro In una nazione civile, la Scuola non può essere considerata un problema economico, ma un investimento necessario per la crescita complessiva del sistema Paese. Risparmiare 8 miliardi di euro in tre anni è un'operazione insensata che produrrà danni irreversibili alla qualità del nostro sistema di istruzione e formazione. Analogo discorso va fatto per gli annunciati tagli delle risorse umane (132.000 operatori scolastici, di cui 87.400 docenti in meno) che, vanificando il piano triennale di 150.000 assunzioni, adottato dal precedente Governo, aggraveranno l'insopportabile fenomeno del precariato e, al tempo stesso, porteranno alla cancellazione del Tempo Pieno, all'impossibilità di attuare ricerca e sperimentazioni innovative e a classi sempre più numerose (dal 2001 ad oggi, i bambini sono in costante aumento, mentre diminuiscono gli insegnanti e gli altri lavoratori della scuola). Altri ingiustificabili tagli riguardano la programmata chiusura di 4.000 scuole, che sarà territorialmente determinata dalla drastica riduzione degli organici assegnati alle singole Direzioni Scolastiche Regionali, in base al numero degli alunni. La soppressione di un così elevato numero di scuole arrecherà pesanti disagi a moltissimi alunni e alle loro famiglie, con pesanti ripercussioni su trasporti e refezione, già tanto difficili da erogare da parte di Comuni sempre più poveri. Infine, c'è da considerare che, mentre si pensa di chiudere le scuole giudicate “sottodimensionate”, non si smembrano i 2.600 istituti con un numero di studenti superiore alle 9.00 unità.
Pertanto, nella convinzione che una Scuola sempre più povera di risorse umane e finanziarie, non può garantire alle nuove generazioni una formazione e un'istruzione di qualità, ribadiamo il nostro più netto dissenso nei confronti dei provvedimenti del Governo in materia di istruzione, formazione e ricerca. Genova, 3 novembre 2008 cogedeliguria@libero.it udsgenova@hotmail.it
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