Troppi spot in tv bombardano i bambini PICCOLI tiranni, ma fragili. Inghiottiti da tv, videogiochi, pubblicità. Spinti a chiedere sempre, poco abituati a sentirsi dire di no. «I bambini sono cambiati perché è diverso il loro modo di sentire e di pensare se stessi nel mondo e con gli altri» ha detto Maria Antonella Galanti, docente di pedagogia all'Università di Pisa. Non è tanto l'abbandono fisico che li spaventa, ma l'abbandono orientativo il non sentire la protezione degli adulti nel loro crescere. Una fragilità che prosegue poi anche nell'adolescenza, come dimostra uno studio sui ragazzi fra i 14 e i 20 anni dove si evidenziano le paure nell'affrontare il mondo con una riserva di bassa autostima. Si chiama «Il bambino ir-reale» il convegno internazionale in corso a Castiglioncello, curato dal Coordinamento Genitori Democratici, dal Comune di Rosignano Marittimo con il patrocinio della Regione Toscana. Secondo quanto è emerso nel corso dei lavori, i cambiamenti delle nuove generazioni sono state segnalate per primi dagli insegnanti che, dall'osservatorio privilegiato delle cattedre hanno registrato che «fanno più fatica ad apprendere, hanno una soglia di attenzione più bassa ed esprimono un'insofferenza diffusa a rispettare le più semplici regole della convivenza scolastica». Ieri al convegno si è parlato degli effetti del bombardamento degli spot sui bambini: «Per molti osservatori, la pubblicità televisiva, con i connessi processi di persuasione e di induzione al consumo - ha spiegato Alessandro Amadori, psicologo della comunicazione - fa male ai bambini: si impossessa dei loro desideri, automatizza le loro fantasie, li spinge a comportamenti eccessivi e forzati causando la formazione della "shopping generation''. Se per esempio un bambino guardasse per due ore al giorno Italia 1, nella fascia oraria compresa fra le 15 e le 18, rischierebbe di vedere in un anno addirittura 31.500 spot pubblicitari. Su 15 ore di programmazione, quattro sono di pubblicità; la durata media del singolo spot è attorno ai 20 secondi e generalmente sono trasmessi blocchi pubblicitari da 10 spot ciascuno. Queste semplici misure danno contezza dell'effettivo "bombardamento pubblicitario" a cui sono sottoposti i bambini». Il professor Giuseppe Maggese, presidente della Società di Pediatria, ritiene che oggi vi siano dati certi sul rapporto fra consumo televisivo e sovrappeso: il mangiare disordinato e costante nell'arco della giornata avviene spesso davanti alla tv. Non è difficile collegare le cose e comprendere che vedere centinaia di spot è un forte incentivo verso un consumo non necessario di alimenti. L'esposizione intensiva ai media e alla pubblicità si riflette anche sul condizionamento dei desideri e sulle esigenze di omologazione con i coetanei. «In altre parole - sostiene Amadori - un ragazzino che guarda la televisione per 3 ore al giorno, ha il 6% di probabilità in più di diventare obeso, rispetto ad un suo coetaneo che non guardi la televisione». 7 maggio 2006 |