15.9.99 Angela Nava Mambretti Cinque ore di dibattito serrato, di interventi a tratti carichi di passione e di interrogativi, hanno caratterizzato l'assemblea indetta dall'area tematica della scuola dei Ds, che si è tenuta a Roma a palazzo Marini nel pomeriggio del 13 settembre. Introdotto da Graziella Pagano, appena nominata responsabile del settore, l'incontro, che ha visto una nutrita e qualificata partecipazione, si proponeva di discutere gli elementi cardine attorno a cui ruotano i vari provvedimenti, approvati o in corso di approvazione, in questa legislatura: autonomia, cicli, parità. .La sensazione diffusa è che i Ds stiano tentando di colmare un ritardo storico, un'omissione culturale: per troppi anni il tema della scuola e quello della formazione sono stati considerati marginali, accademia dialettica per gli addetti ai lavori, connotati da un "fare" politico rigidamente oppositivo. La presenza dei capigruppo parlamentari, Angius e Mussi, di numerosi deputati e senatori, di esponenti a vario titolo delle realtà territoriali del partito, sono stati il chiaro segnale di un interesse verso il mondo della scuola. L'assemblea confermava questa diffusa consapevolezza: la scuola come nodo teorico di un nuovo riformismo, può e deve suscitare una riflessione politica forte. "Abbiamo battuto la rassegnazione"- ha affermato Berlinguer, elencando il pacchetto legislativo del suo dicastero: aver ridato un cuore di sinistra all'autonomia scolastica sottraendola ad ogni ipotesi manageriale o demiurgica, aver elevato l'obbligo scolastico ed introdotto quello formativo fino ai diciotto anni, arricchito il concetto di partecipazione con lo Statuto degli studenti, aver riformato l'esame di maturità, ma anche aver cominciato ad invertire una tendenza finanziaria consolidata, relativa al capitolo istruzione. Ma il riformismo del fare ha bisogno anche di altro e deve essere accompagnato dal consenso di un'opinione pubblica diffusa, non solo sollecitata da opinion makers. Il nodo sempre più stretto tra scuola e formazione, formazione dei giovani, ma anche per tutto l'arco della vita, impone alla sinistra una riflessione fondante sul sapere. "Cos'è il sapere per la sinistra? Quale deve essere la sua distribuzione? – è la domanda di Andrea Ranieri - è possibile ritenere che si possa dare il sapere a chi non ce l'ha? Impedire quindi ad una generazione di rottamarsi a 50 anni?" Uscire da un dibattito solo interno alla politica scolastica, riallacciare il tema della formazione ad una nuova idea di welfare è l'invito della Farinelli. Riformare quindi la formazione professionale, ripensare al concetto di successo non facendolo più coincidere con il successo scolastico, unico modello oggi accreditato, investire nella formazione permanente vuol anche dire eliminare alcuni ammortizzatori sociali, passare da un'idea di welfare solo risarcitorio ad uno che garantisca le stesse possibilità a tutti. La necessità di difendere questa volontà riformistica dagli attacchi dell'opposizione, anche se alieni da ogni trionfalismo, è l'esigenza che Soave, relatore per la maggioranza del progetto di legge sul riordino dei cicli, in questi giorni in discussione, ha evidenziato. Tassello fondamentale nel cammino delle riforme, il nuovo ordinamento degli studi della scuola italiana è gravato da un'attesa messianica: dall'utopia della riforma alla riforma stessa. E tuttavia è pericoloso caricarla di significati epocali, perdendo di vista una visione laica di perfettibilità dello stesso impianto legislativo: si tratta di un disegno "dignitoso" – per usare le parole dello stesso Soave - che sa di aver dovuto abdicare ad alcuni elementi fondanti: l'educazione degli adulti e l'introduzione a pieno titolo dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia, alla quale rimangono soltanto i riconoscimenti formali dei tanti consensi che si è conquistata sul campo . Nonostante le affermazioni energicamente rassicuranti di Graziella Pagano, il tema della parità si è rivelato, come era prevedibile, ancora lacerante all'interno del sentire della sinistra, Se è vero che l'accordo raggiunto rappresenta il punto più avanzato di convergenza possibile, è difficile nascondersi che di un compromesso si è trattato. Va bene allora sottolineare gli elementi innovativi e progressisti- aver posto le regole anche per la scuola privata - ma, come passare sopra l'inserimento della scuola privata all'interno del sistema scolastico nazionale? E ancora, come non tenere conto della iniziativa del Papa, insidiosa e tempestiva, che richiama l'attenzione sulla "genialità" delle scuole cattoliche per richiedere una "effettiva parità giuridica ed economica"? La riforma è stata varata. Un compito arduo attende la sinistra.
Senza una consapevole e diffusa sensibilità culturale ed una
nozione più moderna di cittadinanza si rischia di vanificare
quegli istituti come i nuovi Organi Collegiali che hanno in sé
forti potenzialità. |