torna alla home page
torna a iniziative

 
INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO

il bambino sconfinato

alla rassegna stamparassegna stampa

Il Venerdi     10.5.2002

Ma che razza di scuola é mai questa

Centottantamila ragazzi stranieri. Provenienti da 184 paesi. Figli di immigrati che arrivano senza sapere la lingua eppure, spesso, vanno meglio degli altri. Peccato che resti alta anche l'intolleranza di Francesca Amoni

Seimila nell'84, cinquantamila nel '96, centottantamila quest'anno: i ragazzi stranieri nella scuola italiana aumentano in modo vertiginoso, e hanno appena toccato il 2,2 per cento del totale. Come nel resto d'Europa, si dirà. E invece no, perché il nostro paese ha una caratteristica tutta sua. Mentre altrove ogni Stato ha una comunità di immigrati leader, come i maghrebini in Francia e i turchi in Germania, da noi c'è una Babele di razze e di lingue, in cui la nazionalità più numerosa varia da regione a regione, anzi da provincia a provincia.

Nei complesso, ai primo posto si trovano gli albanesi, poi i marocchini, i cinesi, i peruviani, i filippini, gli indiani e i pakistani: in tutto 184 nazionalità, una pluralità che è al centro della XIV edizione degli Incontri internazionali di Castiglioncello, organizzati dalla Regione Toscana e dal Coordinamento dei genitori democratici con il patrocinio dell’UNICEF. Da oggi si discuterà del Bambino sconfinato. "Il nostro paese è un mantello di Arlecchino", dice Vinicio Origini, funzionario del ministero dell'Istruzione e autore del saggio Lo scaffale multiculturale (Mondadori, 6,20 euro) con materiali per l'integrazione degli alunni stranieri, dalle fiabe ai libri bilingue. "Nella Pianura padana ad allevare le mucche ci sono gli indiani, a Rieti i macedoni fanno i contadini e a Cuneo i marocchini sono muratori. E poi la nostra è un'immigrazione velocissima, che, oltre alle statistiche, ha sconvolto l'immaginario". E, infatti, hanno avuto paura gli abitanti di Ceva, in provincia di Cuneo, quando la scuola media dell'Istituto Momigliano, con il 17 per cento di ragazzi marocchini, lo scorso 17 novembre ha concesso un giorno di festa a tutti per celebrare il Ramadan. Polemiche, proteste, interpellanze parlamentari. "Invece era solo un gesto di attenzione verso i nostri alunni di religione islamica, suffragato da una circolare regionale che invita al rispetto della multietnicità", precisa Giorgio Canova, dirigente dell'Istituto.

Spaventati, purtroppo, sono anche i più giovani: una ricerca condotta dallo psicoantropologo Massimo Cicogna su 2.500 ragazzi dai 7 ai 16 anni ha rilevato che il 38% non vorrebbe gli extracomunitari a scuola, una diffidenza che tra i più grandi (11-16 anni) tocca il 68 per cento. "Per accettare chi è diverso da noi ci vuole tempo", dice Rina Frigoli, maestra di scuola materna a Stagno Lombardo, in provincia di Cremona, dove l'anno scorso metà degli alunni stranieri alle elementari erano indiani. "Quando, 6 o 7 anni fa, sono arrivati i primi bambini, nessuno dei nostri si voleva sedere accanto a loro. Per farli diventare amici è servito un lavoro lungo e paziente". Così fervono progetti di integrazione, mentre il ministero organizza corsi di lingua per i rei ragazzi e anche per i loro genitori.

E, alla fine, c'è una piccola sorpresa: secondo una ricerca della Fondazione Agnelli resa pubblica a marzo e condotta su mille studenti di nove città italiane, metà italiani e metà stranieri, i figli degli immigrati a scuola vanno meglio dei loro compagni italiani. Perché hanno più voglia di socializzare e di imparare.

 

torna alla home page  
torna a iniziative