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INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO

diciassettesima edizione

il bambino selvaggio

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l'Unità

13 maggio 2008


Salviamo i bambini selvaggi

Stefania Scateni

Nei computer del quattordicenne di Viterbo arrestato per aver bruciato i capelli ad un compagno dì scuola, la polizia ha trovato scene che inneggiano al neofascismo, marce militari, simboli nazisti. «Una gran quantità di materiale neonazista», dicono i poliziotti. Gli assassini di Nicola Tommasoli, picchiato a morte a Verona, sono stati invece liquidati dalla destra governativa come «balordi», anche se erano schedati da tempo come estremisti di destra. Solo bulli o pericolosi razzisti e fascisti? Il bullismo ha l'onore delle cronache da molto tempo, ormai; non c'è giorno che i quotidiani non registrino atti di sopraffazione su compagni di scuola gay o handicappati o su un'insegnante (con l'apostrofo perché i bulli prediligono le prof.). Con gli adulti attoniti e incapaci di mettere mano al problema. Un problema sodale sul quale si può cominciare a «mettere mano» collettivamente partendo dalia scuola e con il coinvolgimento dei genitori. Perché i bulli nascono alle elementari e sono bambini che hanno bisogno di essere aiutati. Ecco, allora, perché è importante registrare quello che è successo durante il week-end scorso a Castiglioncello. Il bullismo, la dispersione scolastica, le carenze educative, il gap generazionale sono infatti alcuni dei temi affrontati al Convegno internazionale Il bambino selvaggio, svoltosi da venerdì a domenica scorsi.

Organizzato dal Coordinamento Genitori Democratici Nazionale onlus (Cgd) e dal Comune di Rosignano Marittimo ha avuto la partecipazione di esperti, studiosi, genitori, studenti, associazioni di categoria e istituzioni. Tutti si sono interrogati sullo «scacco educativo» inedito per profondità ed estensione rappresentato dal bullismo. Il declino qualitativo e motivazionale degli studenti rinvia a una più generale crisi della funzione educativa e formativa della scuoia. Dalla tre giorni di Castiglioncello si è levato quindi un appello a chi governa la scuola, perché ritorni al centro dei suoi obiettivi l'educazione dei giovani. Una scuola da sostenere con investimenti, lavorando sulla formazione degli insegnanti, su un'organizzazione del sapere per una cittadinanza dei mondo, sulla integrazione dei saperi in nuovi quadri interdisciplinari, in un'ottica laica capace di parlare e di far parlare le molte culture del nostro paese. Coinvolgere i genitori perché trovino supporto e possibilità di confronto, sostenere gli insegnanti che spesso hanno paura dì esercitare la loro autorevolezza. In mancanza di ideali o di grandi schemi di lettura della vita e della società, i giovani si ritrovano senza gli strumenti per elaborare una narrazione della propria vita. Una vita che non si è in grado di raccontare non è una vita. Chi, se non scuola e genitori, può dar loro una mano?