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I nuovi genitori e i servizi di sostegno a genitori, bambini e adolescenti

Quali genitori, quale famiglia

È prioritario analizzare i cambiamenti intervenuti nelle famiglie, registrando l'attuale impossibilità di parlare di «famiglia»: un concetto – questo – non più rispondente ad un immaginario collettivo ed univoco. È necessario perciò focalizzare l'attenzione su genitori e figli come individui che appartengono a diverse classi, che vivono al Sud o al Nord, che fanno parte di diverse fasce di età o gruppi etnici.
Siamo di fronte ad alcuni profondi cambiamenti nella vita della famiglia, nel suo ciclo, nella sua struttura e nei modelli matrimoniali. Fenomeni che già da tempo sono comparsi all'orizzonte del panorama sociale: si tratta di coabitazione senza matrimonio, di abbandono della monogamia per una sorta di «poligamia diacronica», di figliolanza ridottissima e concentrata nel tempo, di possibile migrazione disgiunta dei coniugi per motivi di lavoro e di conseguenti residenze separate, di separazioni di fatto e/o legale, di «diserzione» di uno dei coniugi, di divorzio, di famiglie mono-genitore, di isolamento*. Né possiamo non citare una nuova e abbastanza diffusa tipologia di famiglia: quella adottiva o affidataria o il fenomeno ancora esteso dei minori affidati ad istituti. Tutto ciò, abbondantemente analizzato da studiosi in materia, induce noi come Associazione a porci alcuni quesiti di grande rilievo come, per esempio, quale sia l'impatto dei mutamenti culturali e ambientali della famiglia e come i mutamenti nel sistema dei valori influenzino la sua struttura, la sua formazione e dissoluzione.
Le nuove emozioni che si accompagnano all'essere genitore sono ascrivibili al sempre più frequente senso di ansia, di insicurezza, di solitudine, alla presunta incapacità di svolgere efficacemente il ruolo genitoriale. Ritorna con modalità diverse dal passato la questione del tempo di cura: esso va considerato anche in termini quantitativi e non più solo qualitativi, laddove in passato l'accento posto su quest'ultimo aspetto assolveva spesso i genitori da inadeguatezza e sensi di colpa.
Affiora con forza il tema della vigilanza, non solo come bisogno – a volte indotto dai media – sempre più diffuso per il quale si sollecita un crescente intervento delle istituzioni, ma altresì come compito primario dell'odierno genitore. E tuttavia tale bisogno ci è sembrato prestarsi ad una lettura non solo negativa, privatistica e difensiva, ma capace di esprimere una valenza positiva e quindi di controllo sociale: può e deve farsi strada la consapevolezza diffusa che il figlio non è solo «mio», ma anche il figlio dell'altro mi appartiene in quanto è della società.
I Servizi innovativi a sostegno della famiglia e dell'infanzia

Dopo la grande ondata di creazione di Servizi degli anni 70, non sono stati compiuti grossi passi in avanti nel campo dei servizi per l'infanzia, accrescendo il divario esistente tra le Regioni del nostro Paese, tra città e paesi. Il calo della natalità e la tendenza ad un maggior individualismo e alla privatizzazione che hanno caratterizzato questi ultimi anni, hanno portato ad un calo di attenzione da parte delle Istituzioni nei confronti dell'esigenza di creare asili nido e servizi per l'infanzia. Un indicatore di questi problemi è il fatto che solo recentemente sono stati pubblicati dati aggiornati sul numero e sulla distribuzione degli asili nido pubblici in Italia. La situazione è migliore per quanto riguarda le scuole materne la cui funzione essenziale è ormai ampiamente riconosciuta. Attraverso il PNI e la legge 285 gli Enti locali dovranno essere in grado di pianificare interventi e servizi innovativi per l'infanzia, per i genitori e per le famiglie.
Il grande salto da compiersi consiste nell'assunzione di una responsabilità collettiva, non più solo individuale, rispetto all'infanzia.
Pur tra diverse sfumature e nella percezione della perfettibilità di ogni testo legislativo, nonché del rischio sottile di divenire «consumatori» di servizi, il CGD saluta con favore la grande novità culturale che il PNI e la legge 285 rappresentano.
L'esperienza accumulata in questi anni ci consente di proporci, a pieno titolo, come una Associazione in grado di essere interlocutore a livello territoriale per quei Servizi innovativi previsti dalla legge 285 sia sul piano formativo che su quello della formulazione di ipotesi organizzative. Le esperienze compiute da molti Enti locali hanno posto all'attenzione diverse modalità di fruizione di servizi per l'infanzia: pensiamo alle «sale gioco» per i più piccoli come momento di prima socializzazione, alle «tate» di quartiere, sino agli asilo nido di condominio proposti per esempio dal Comune di Roma.
Queste diverse modalità di approccio alla cura dell'infanzia e a sostegno dei genitori non debbono sottovalutare questi aspetti:

    a) la dovuta attenzione alla formazione del personale;
    b) un approccio che valuti l'offerta di eventuali Associazioni o cooperative dal punto di vista qualitativo e non solo dal punto di vista economico («al ribasso»);
    c) il consolidamento, potenziamento e ri-qualificazione dei servizi già esistenti al fine di mettere tutti in grado di fruirne.
    d) il controllo e il monitoraggio del servizio strettamente connesso alla sua flessibilità.
Il nuovo Welfare

Gli orientamenti in materia di riforma dello Stato sociale sono attualmente in discussione in un contesto in cui il welfare è in crisi in ogni parte del mondo. Il sistema barcolla sotto l'urto di profondi mutamenti economici, sociali e culturali. Dal punto di vista finanziario, non regge più l'impatto di aspettative di vita più lunghe dopo la pensione. Dal punto di vista sociale, il sistema comincia a vivere la crisi dovuta alla presenza delle donne nel mercato del lavoro. Dal punto di vista culturale, il sistema ha perso dinamismo e autorevolezza: nella società moderna, i soggetti sociali più innovativi non sono i maschi adulti occupati a tempo pieno, ma i giovani e le donne.
Il nuovo Welfare dovrebbe fondarsi, più che su uno Stato sociale, su comuni e comunità sociali. Sulla creazione e riorganizzazione dell'assistenza e dei servizi alla persona a livello locale. Fondate su un modello globale di cittadinanza sociale e alta qualità dei Servizi e un mix di servizi pubblici, privati e no-profit
Da questo punto di vista, così come per l'affermazione di una nuova cultura dell'infanzia, riteniamo profondamente innovativa la Legge 285/97 e ribadiamo la capacità del CGD di esserne interlocutore.
Inoltre il Congresso recepisce la proposta di alcuni delegati mirante a fissare una serie di provvidenze per i giovani, anche maggiorenni, che proseguono negli studi: ciò al fine di garantire il diritto allo studio senza perpetuare il legame di dipendenza tra essi e le rispettive famiglie.

 

I piccoli Comuni

L'attenzione va rivolta ai piccoli Comuni, nei quali appare necessario sviluppare il senso della collaborazione e della solidarietà. È necessario consorziarsi, superare ogni miope municipalismo, recuperare l'interesse generale, progettando tutti i possibili servizi in un quadro territoriale unitario.
Va infatti posta particolare attenzione alla grave carenza di Servizi per l'infanzia in quella moltitudine di piccoli comuni che stanno assistendo ad una smobilitazione delle scuole o ad una loro sopravvivenza a scapito dei bambini con pluriclassi o classi di 4,5 ragazzi. Interessi municipalistici, seppur comprensibili in realtà dove la scuola è l'unico punto di aggregazione, e l'assenza di ogni seria programmazione da parte dei dirigenti scolastici, rischiano di far pagare, ancora una volta, con una assenza di socializzazione e di esperienze didattiche innovative, il prezzo ai più deboli, i bambini e le loro famiglie.
Una programmazione che qualifichi le Scuole in grado di accogliere la popolazione scolastica di comuni limitrofi attraverso un servizio di trasporto intercomunale, progetti formativi qualificati e la creazione di strutture locali di supporto all'infanzia (ludoteche, biblioteche, parchi con percorsi ambientali-pedagogici) possono essere una risposta concreta anche agli obiettivi che il Piano Nazionale per l'Infanzia, la legge 285 si pongono.
In questo senso l'Autonomia deliberata in queste aree scolastiche dovrebbe essere lo strumento per avviare un dialogo a tre: Enti locali, Scuola, Associazioni dei Genitori.
Si tratta di passare da una democrazia formale ad una sostanziale che non accetta deleghe; da una democrazia conclamata ad una operativa.
 
 
 

La povertà

Le famiglie povere sono in costante aumento**, le famiglie la cui figura di riferimento è una donna sono salite all'11,7% nel '95, nel 1996 la povertà colpiva il 13,2% delle famiglie monoparentali con figli minori.
Finora non sono state adottate, e nemmeno discusse, se non in maniera parziale nella L.285/97, delle politiche specifiche mirate a comprendere il fenomeno e a sradicarlo anche con iniziative di sostegno economico. Come CGD dobbiamo focalizzare la nostra attenzione, anche con campagne specifiche, per proporre iniziative che vadano in questa direzione.
 
 

La differenza di genere

Come CGD non possiamo restare fuori dal dibattito e dalle iniziative intorno ai temi della «differenza di genere». Le politiche del Governo e degli Enti locali, seppur in maniera differenziata, stanno dando dei primi segnali che tengono conto della profonda trasformazione culturale e politica su questo tema.
 

  • Nella famiglia il carico del lavoro di cura è ancora distribuito in maniera disuguale all'interno della coppia. Una politica sui «tempi» consente alla figura paterna di riappropriarsi dell'esperienza di cura e di «accompagnamento» allo sviluppo dei propri figli e quindi ad un migliore equilibrio familiare. Una percentuale di uomini, il 70,3%, dedica alla cura della famiglia e dei figli una parte marginale del proprio tempo, 1h e 48', mentre le donne dedicano alla famiglia una parte consistente della propria giornata (7h e 48') che risulta essere tra le più alte a livello europeo***. Queste coppie trasmettono ai figli un messaggio educativo in cui pesano ancora i ruoli tradizionali passando anche attraverso fenomeni nuovi. Da ricerche recenti sembra emergere che le famiglie indirizzano più i figli che le figlie verso la tecnologia, e in particolare verso l'informatica.
  • Educazione di genere. Nei programmi scolastici più recenti, la «educazione alla sessualità» viene considerata un pilastro nella costruzione dell'identità personale, sociale, emotiva e relazionale. La relazione con l'altro/a è considerata essenziale per lo sviluppo dell'identità di genere e di un'immagine positiva di sé, nell'espressione degli affetti e delle emozioni e anche nel rapporto con il desiderio di conoscenza. L'educazione alla sessualità deve pertanto essere introdotta nelle scuole in quanto esperienza formativa globale, tesa allo sviluppo del rispetto di sé e dell'altro/a. In questo contesto non va trascurato l'obiettivo di fornire un'informazione corretta sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Nonostante ciò, fino ad ora non si sono registrati mutamenti sostanziali nella situazione dei libri di testo e sui sussidi didattici. I libri di testo permangono lo strumento principe di consultazione e di lavoro, una sorta di alfabeto della comunicazione formativa scolastica, in un sistema formativo che fatica a rinnovarsi. I libri di testo comunicano un sapere che si presume neutrale, ma che in realtà è caratterizzato dall'invisibilità delle donne. I libri della scuola elementare sono un canale di trasmissione di stereotipi tradizionali e di messaggi di disuguaglianza. Nelle scuole superiori la differenza di genere nella letteratura e nella storia viene completamente ignorata***.

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    Il ruolo dell'Associazionismo dei genitori

    Emerge con forza il ruolo delle Associazioni dei genitori che possono essere:

  • il luogo, lo spazio per una categoria che non ha luoghi e spazi;
  • l'occasione del confronto;
  • la sede dello scambio di esperienze;
  • il conforto che allevia le ansie;
  • l'ambito entro cui realizzare una formazione specifica, mirante a fornire l'abilità di fare progetti;
  • l'orizzonte nel quale farsi carico dei diritti dei genitori che non sono con noi, forse meno consapevoli, ma certo più deboli e meno garantiti.

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    * Cfr. Relazione prof.ssa C. Saraceno «Economia delle famiglie» tenutasi all'ultimo Convegno di Castiglioncello
    ** La Nuova Italia Crescita Zero a cura di Rossella Palomba Irp/cnr
    *** Terzo Rapporto Italiano Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne Ufficio del Ministro per le Pari Opportunità
     
     

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