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Lodi 30 novembre - 1 dicembre 2002

Tesi 2
L’associazionismo, il CGD

Premessa

Quando il singolo individuo non è stato in grado di assolvere ad un suo bisogno, ha cercato di associarsi ad altri individui che, portatori dello stesso bisogno, hanno condiviso gli forzi per raggiungere l’obiettivo comune. Si poteva chiamare solidarietà o mutuo soccorso, ma comunque il costume a condividere i momenti del lavoro e del tempo libero, il ‘fare insieme’, ha permeato per secoli la nostra società.

Questo è potuto durare fin quando l’individuo singolo, e il primo nucleo sociale - la famiglia -, sono stati il punto di riferimento dell’agire politico / sociale e i valori di riferimento, condivisi.

L’unione di cittadini con scopi comuni ha sostenuto i processi di crescita della società, costituendo punti di riferimento, d’opinione, di aggregazione, di critica, di sostegno e di stimolo per i cittadini singoli: associazioni sportive, culturali, di mutuo soccorso, politiche, religiose, di assistenza, sono state motore di evoluzione e di consapevole cambiamento sociale.

L’Associazionismo oggi

Oggi, o meglio, negli ultimi decenni del secolo scorso, le associazioni di cittadini sono aumentate a dismisura ogni volta che su un problema si coagulava l’attenzione di più persone, salvo poi sparire nel silenzio o rimanere localizzate in piccoli spazi d’azione. Spesso l’associazione è stata vissuta sotto la forma di comitato, aperta alla libera partecipazione, o, al contrario, di clubs frequentati solo da iscritti.

Gli scopi per cui associarsi sono sempre più particolari e settoriali, di ‘nicchia’, in un panorama scollegato di azioni, non conosciute reciprocamente nemmeno in ambiti di interesse comune, dove sporadicamente si sono fatte delle ‘consulte’.

Alcuni esempi: associazioni per l’handicap, per la prevenzione della tossicodipendenza, per le famiglie…

Riguardo a queste ultime, troppo si parla di famiglia, e troppo poco delle "differenze" che la compongono: la figlia - il figlio, la mamma - il papà, la moglie - il marito, il terzo genitore, il genitore single, con la loro differenza di genere, e con l’intero carico emozionale di cui ciascuno è portatore nella relazione genitori/figli. Non è più possibile quindi, usare un termine generico, associato ad una idea stereotipata, per rappresentarne la complessità.

Noi preferiamo parlare del ‘genitore’, perché a tali soggetti e al loro ruolo si riferisce la nostra associazione.

I genitori si associano per ‘riconoscersi’ secondo modalità e scopi condivisi: uno degli approcci si basa spesso su modelli religiosi, dove il dettato della chiesa di appartenenza funge da regola da seguire. Per coloro che questo riferimento non hanno, resta la necessità di incontrarsi, di sorreggersi per cercare un modo che li aiuti a svolgere il faticoso e complesso compito di cui sono responsabili.

Associarsi perché

Oggi i genitori non sentono più sufficiente l’attitudine naturale all’allevamento e il ‘buon senso’ per la cura dei figli, né sufficiente l’esperienza trasmessa dai propri genitori di fronte a problematiche nuove e complesse.

Oggi i genitori sono chiamati sempre più spesso in causa come responsabile dei fallimenti educativi, sentiti come propri, in una società sempre più disgregata, che confonde i singoli proponendo, attraverso una comunicazione diffusa, modelli contrapposti di vita, che si rifanno a valori di cui non sappiamo sempre distinguere il valore positivo o negativo. La struttura socio economica attuale, inoltre, non aiuta i genitori nei loro compiti educativi impegnando troppo del loro tempo fuori casa.

Troppo spesso si dimentica che esiste una pedagogia dei genitori che non viene riconosciuta e valorizzata, ma che sa proporre modelli e percorsi educativi efficaci.

La scuola intanto ha perso il suo ruolo di unico luogo di istruzione/formazione conosciuto e rispettato da tutti. Ha sperimentato continuamente, per meglio rispondere alle esigenze dei giovani, senza avere il tempo di informare le famiglie di quanto si stava facendo e si è perso il contatto e la condivisione tra chi è incaricato istituzionalmente di educare le giovani generazioni - la scuola - e chi a loro deve affidare i propri figli - i genitori -. Per esempio i compiti a casa spesso anziché funzionare da scambio di conoscenza tra casa e scuola, contribuiscono a creare ansie aggiuntive e rafforzano le differenze di successo scolastico fra gli alunni perché queste risultano in realtà determinate dal diverso livello di scolarità dei genitori.

Quando va male questo disagio provoca danni educativi spesso irreversibili e con costi sociali elevati:genitori depressi e figli depressi; quando va bene questi adulti in difficoltà si associano. Oggi presso le suole dell’autonomia, sul territorio (L.285, D.M. 133) per singoli problemi da affrontare. Sempre più spesso perché ci sono fondi da spendere, sempre meno per necessità di stare insieme a confrontarsi, a imparare stando con gli altri a non ripetere errori e ad evitare/controllare i rischi dell’educazione dei figli.

È ancora importante l’Associazione?

E’ di moda chiamare i genitori a discutere nella scuola dei ‘problemi’ del rapporto genitori - figli, e non si affronta quello genitori - scuola, e meglio ancora genitori - figli - scuola. La scuola pubblica deve essere il luogo di educazione permanente in cui i vari soggetti sociali imparano a conoscersi e a crescere insieme, secondo i valori promossi dalla cultura della solidarietà, della pace, della non violenza.

Si diffondono intanto corsi gratuiti (ma di parte) e a pagamento per formare alla genitorialità: se il mercato si attrezza vuol dire che il bisogno c’è.

La Nostra Associazione, nata con gli OOCC non può morire con loro e non può non sentirsi coinvolta in questo problema; occorre semmai uno sforzo ai vari livelli della nostra organizzazione per rendersi visibili e, con le differenze necessarie a livello locale, occorre impegnarsi nella formazione dei genitori insieme alle scuole pubbliche e nelle scuole pubbliche, continuando a porre attenzione a quelle realtà in cui sia necessario dare il nostro contributo alla possibile soluzione di situazioni di disagio e di devianza, costruendo relazioni strette con enti e altre associazioni locali.

Il CGD oggi

In un periodo in cui la crisi dell’associazionismo puro è presente in tutte le associazioni, anche storiche come il CGD, si rende evidente la necessità di sottolineare e rafforzare il ruolo che hanno avuto e continuano ad avere le associazioni e cioè quello di lavorare per qualcosa:

Ciascuno di noi è insofferente alla proposta di ritrovarsi per passare il proprio tempo libero - già molto limitato - a discutere ore ed ore su questioni spesso teoriche, mentre siamo più propensi a lavorare per ottenere cambiamenti anche minimi che comunque avviino un processo di trasformazione.

Il CGD è sempre stato considerato come ancora di salvezza per la soluzione di problemi individuali, o di gruppo, che in varie occasioni si sono presentati nella scuola, nel rapporto genitori-figli, nelle relazioni con gli enti locali ecc. Si è visto giustamente in lui il rappresentante della genitorialità, perché fino dalla sua nascita ha avuto ed ha assolto un ruolo di stimolo allo sviluppo delle conoscenze educative, accumulando una grossa esperienza nella formazione dei genitori e dimostrando la volontà di evolversi nel tempo, avendo il coraggio di criticare ciò che al suo interno era risultato inadeguato, per percorrere nuove strade che portassero al risultato della crescita comune.

Oggi, per continuare a crescere, sembra di dover rinnegare parte del nostro passato. Dal momento che a volte siamo considerati come espressione di una parte politica ben definita, pesano quei termini che dalla politica organizzata sono stati mutuati: tesseramento, direttivo, delegati, congresso ecc.: possiamo cambiarli, ma ciò non significa che se ne debbano abbandonare i valori sottintesi che sono la democrazia partecipata, la rappresentanza, la cittadinanza attiva.

Chi si avvicina alla nostra associazione entra a far parte di un gruppo di persone che si impegna, ciascuno per quello che può, a contribuire al raggiungimento degli obiettivi condivisi. Entrare nell’associazione significa sentirsene parte; ciò è di per sé un valore, in quanto dà maggiore forza al singolo e gli permette di avere più credibilità di fronte ad un qualsiasi interlocutore. Non significa pretendere qualcosa in cambio come in una semplice relazione tra utente e servizi. L’associazione è di più: vive della volontà del singolo ad esserci, a creare comunità di intenti e a condividere l’impegno nei confronti degli altri.

Aderire comporta quindi uscire dal proprio individualismo e dalla solitudine che ne deriva per formare un gruppo che promuove iniziative, condivide valori e responsabilità e cresce attraverso una formazione permanente. A questo fine il CGD si impegna a rilanciare relazioni continuative e stabili con organizzazioni, movimenti e strutture che idealmente operano per la difesa dei diritti costituzionali, la giustizia sociale e la cultura della mutua solidarietà.

È da rafforzare l’intento di funzionare da ‘coordinamento’ effettivo per le piccole associazioni locali che più facilmente aggregano genitori, con il duplice obiettivo di non perdere il contatto dal genitore di oggi con i suoi problemi attuali, e quello di aiutare quelle associazioni a durare nel tempo.

La struttura a rete che si prefigura quindi prevede un livello locale e un livello nazionale.

Nel coordinamento nazionale:

  1. ritrovano identità e senso di appartenenza le associazioni locali che con questo elaborano linee di indirizzo, modalità operative, spunti progettuali da agire sul territorio, convinti che solo la condivisione rafforza l’associazione;
  2. si promuovono relazioni con le agenzie nazionale espressione delle forze sociali per un reciproco riconoscimento e sostegno su temi ed obiettivi condivisi;
  3. si analizzano, autorizzano modalità di autofinanziamento sperimentate a livello locale;
  4. si sottopongono a monitoraggio i canali di comunicazione tra il livello nazionale e quello locale con l’obiettivo di realizzare un sistema più efficiente ed efficace, attraverso tutte le forme disponibili, a distanza (on-line e cartacee) e di contatto (assemblee regionali e nazionali), per migliorare la diffusione del dibattito.

Il CGD si impegna ad approfondire tali temi e a presentare proposte di cambiamento che rispondano alle esigenze sopra esposte.

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