torna alla home page IX Congresso - Grottaferrata gennaio 2006
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Tesi 1
SCUOLA E FORMAZIONE

L'attuale momento della scuola italiana è caratterizzato da un processo di trasformazione che la investe fin dalle fondamenta interessando, fino ad oggi, il “sistema formativo di base” (cioè quello che da quasi un quarantennio viene  attraversato da tutti i cittadini italiani) e dal prossimo anno scolastico anche la scuola secondaria superiore e il sistema dell'Istruzione e della Formazione professionale.

Non è difficile scoprire dietro la legge una visione del mondo e della società ben diversa da quella a cui con passione crediamo. Alla proposta di una scuola più asciutta nei tempi (e nelle risorse), con tante materie opzionali per chi vuole e sa scegliere corrisponde l'idea di un mondo di consumatori incalliti in cui aggirarsi alla ricerca dell'offerta migliore o del prodotto di lusso per chi può permetterseli, talvolta anche anticipando nei tempi a danno di chi credeva di dover partire dalla stessa linea con gli altri.. Produttori di una retorica della libertà come liceità sregolata sono proprio quei poteri forti che attraverso l'allentamento dei vincoli normativi e dello spirito pubblico mirano a conquistare ogni spazio delle relazioni sociali, ad attrarre nella sfera del mercato ogni tipo di beni, anche quelli protetti dalle norme costituzionali, i diritti fondamentali.

Si dà quindi il nome e la nobiltà di riforma ad un impianto legislativo che registra e blocca codificandola in norma, la realtà; che seduce, alletta, irretisce il naturale (questo, sì, naturale) narcisismo di ogni genitore che nell'illusione della scelta si sente finalmente artefice del destino del proprio figlio, mentre in realtà ognuno viene inchiodato alla sua provenienza sociale. Si liquida una buona volta e con buona pace della memoria, con un bel punto e a capo, la funzione emancipatrice affidata alla scuola italiana dalla Costituzione e da essa svolto per molti anni per un progetto nuovo che fa della realtà contingente - atomizzazione, scarsa fiducia nel pubblico, emergenza lavoro- un  progetto politico.

Non possiamo non occuparcene: è necessario ripensare ai luoghi, reali e simbolici, in cui è possibile praticare, nelle politiche abitative, nel lavoro, condividere, e negoziare e scrivere, un sistema di regole con le nuove generazioni. La strada, la città, la scuola, le istituzioni in genere.  L'idea di una genitorialità sociale, di una genitorialità diffusa che da sempre perseguiamo, diventa sempre più necessaria in una società come quella italiana in cui, come l'indagine del CENSIS del 2004 afferma, il 40% delle famiglie denuncia la difficoltà a tenere il ritmo con altre agenzie educative e lamenta la difficoltà a trasmettere valori positivi, mentre ben il 64% denuncia  la solitudine delle famiglie rispetto alle istituzioni sociali.

Ma soprattutto ripensare in primis alla scuola, partendo allora dalle persone e non dagli individui: questa è la sfida da assumere sapendo che la scuola è allora un versante di una battaglia più vasta che riguarda il mondo del lavoro, dei diritti, delle istituzioni.

Proponiamo quindi un percorso condiviso che cancelli l'impianto culturale della legge 53 a partire dall'immediato ritiro dei decreti attuativi

Ci sembra opportuno ribadire con forza l'esigenza  di rilanciare il progetto di una scuola della qualità, dell'inclusione e della laicità, in relazione soprattutto ai seguenti punti:

  1. l'assoluta priorità ai finanziamenti perchè la scuola pubblica venga vissuta come un investimento per tutto il paese.
  2. consapevoli dell'importanza della proposta di legge 0/6 chiediamo che essa venga fortemente appoggiata ed insieme chiediamo la garanzia che la scuola dell'infanzia non venga declassata a momento assistenziale (eliminando quindi la precocizzazione delle iscrizioni), ad un servizio a domanda individuale (si pensi alla molteplicità di modelli orari che è possibile attivare: da 25 a 48 ore settimanali),  valorizzandone  invece il significato educativo  e soprattutto impedendo che venga vanificato lo spessore pedagogico degli orientamenti del 1991. Assicurare che la scuola dell'infanzia pubblica sia anche generalizzata e di qualità
  3. Garantire a tutte le scuole la possibilità di affermare il tempo scuola come “tempo disteso”, risultato di un progetto pedagogico-didattico coerente e non come “opportunistica” giustapposizione/ assemblaggio di frammenti formativi. In particolare confermare e rafforzare, la reale praticabilità dei modelli di tempo scuola disteso (in particolare del “tempo pieno”) come pratica virtuosa in grado di tenere insieme il bisogno sociale e la qualità del processo formativo, ripristinando la legge 130.
  4. Potenziare il sostegno ai soggetti in situazione di handicap, per una effettiva  integrazione dei diversamente abili,  attraverso una seria politica nella gestione del personale che deve essere competente e stabile ricordando che l'educazione del disabile fa parte del progetto complessivo del gruppo classe e che quindi il docente di sostegno compartecipa a pieno titolo alla reale programmazione di classe.
  5. Garantire la ricchezza e coerenza del curricolo verticale dai tre ai quattordici anni evitando una scelta precoce e quindi progettare un biennio unitario che orienti e che, superando il diritto dovere, assicuri l'obbligo scolastico a 16 anni nella prospettiva dell'obbligo a 18anni. Sostenere la prospettiva culturale e le pratiche didattiche e organizzative degli istituti comprensivi non visti come semplice assemblaggio di scuole ma come progetto educativo, impedendo che vengano messe in atto forme di  differenziazione precoce dei percorsi formativi; impedire la riduzione della qualità dell'insegnamento/apprendimento, valorizzando la ricerca sulla didattica, sugli assetti disciplinari e sulle dimensioni organizzative; impedire che procedure e pratiche di valutazione possano segnare già dai primi anni di scuola il destino dei ragazzi (portfolio).
  6. Garantire a tutti tra i 14 e i 16 anni percorsi pieni di istruzione. In particolare non proporre meno istruzione  ai ragazzi in difficoltà scolastica a 13-14 anni, ma percorsi di istruzione di maggiore qualità in grado di intercettarli e di seguirli nel loro individuali e irrepetibili stili di apprendimento. Si propongono finanziamenti a sostegno di percorsi di attività didattiche diversificate nelle modalità, non nei contenuti e mirate al conseguimento del successo formativo.
  7. Rivalutare e potenziare, nei programmi scolastici, la cultura scientifica a partire dalla scuola dell'infanzia, attraverso metodi e strumenti adeguati alle età e alle competenze, stimolando la curiosità, la voglia di sperimentare e di conoscere.
  8. Fare sì che al diritto all'istruzione possa corrispondere realmente, per tutti, il raggiungimento di quel livello di formazione culturale profonda e duratura, indispensabile oggi per vivere, lavorare, continuare ad apprendere nel corso della vita, fornendo un contesto educativo e culturale stabilizzante di contro alla precarizzazione diffusa da contrastare, vissuta drammaticamente dai giovani che si affacciano oggi al mondo del lavoro. Non rinunciare al ruolo della scuola come ambiente di “decondizionamento sociale”, richiedendo azioni positive di aiuto/supporto ai genitori da attuarsi con la collaborazione degli enti locali per cui essa venga vissuta come luogo in cui le condizioni socio-culturali di partenza risultino sempre meno determinanti per il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione, non accettando la prospettiva di un sistema di istruzione assistenziale per alcuni ed elitario per altri. La scuola divenga centro di elaborazione culturale e civico del territorio, aprendosi ad esso e alle sue esigenze.
  9. Valorizzazione del ruolo culturale e sociale della scuola e dei suoi operatori.

Il governo delle istituzioni scolastiche

Trent'anni fa, grazie alla mobilitazione di lavoratori e studenti, nacquero gli Organi Collegiali scolastici. Essi si prefiggevano il passaggio da un governo burocratico e centralistico della Scuola ad una gestione sociale che avrebbe dovuto avere come protagonisti milioni di cittadini. Ma tutto ciò non è mai avvenuto, per gli insormontabili meccanismi di rigetto innescati dall'amministrazione scolastica, centrale e periferica, nei confronti della partecipazione democratica delle varie componenti scolastiche, con particolare riferimento agli studenti e alle loro famiglie. Pertanto, è quanto mai necessaria ed improcrastinabile una riforma degli Organi Collegiali che garantisca una reale gestione democratica del governo dell'Istituzione Scolastica dell'Autonomia e pari dignità a tutte le sue componenti.

A tal proposito il CGD ribadisce il proprio dissenso nei confronti di ogni tentativo di trasformare il Consiglio dell'Istituzione Scolastica in una sorta di consiglio di amministrazione che inserirebbe la Scuola in una logica di impresa, trasformando in merce l'istruzione  ed il sapere e vanificando la piena attuazione del diritto allo studio per tutti e per ciascuno.

La Scuola dell'Autonomia non può essere governata dalle sole circolari ministeriali (acriticamente attuate dall'Amministrazione periferica e dai  Dirigenti scolastici) che impediscono di fatto ogni possibilità di reale autogoverno da parte dei rappresentanti degli Operatori scolastici, degli Studenti, dei Genitori e dello stesso Dirigente, sul quale peserebbe l'esclusiva responsabilità di garantire (il più delle volte senza le necessarie risorse umane e finanziarie) l'autonomia, l'efficienza, l'efficacia e la qualità del servizio. Il Dirigente scolastico trova la sua  mandato nell'autorevolezza, nella capacità di gestione delle risorse, di coordinamento e di collaborazione con le diverse componenti scolastiche.

 A queste ultime va attribuita piena pariteticità di rappresentanza e dignità tra la componente genitori/studenti e gli operatori scolastici, quale garanzia per una concreta attuazione della Legge sull'Autonomia.

E' auspicabile che le Istituzioni Scolastiche si organizzino in rete e che vengano riformati e rivalorizzati gli organi collegiali territoriali, per una più proficua razionalizzazione delle risorse e per garantire la migliore offerta formativa possibile.

Le Regioni e gli Enti Locali, nello svolgere il  ruolo di programmazione, devono fornire alle istituzioni scolastiche il supporto necessario per il loro funzionamento e garantire, sul proprio territorio, la presenza di Scuole Statali di ogni ordine e grado.

Le singole istituzioni e le reti di scuole devono altresì instaurare rapporti di collaborazione e sinergia con gli Enti Locali e con i mondi vitali presenti sul territorio (Associazioni, Imprese, Agenzie culturali ed educative extrascolastiche).

Per loro stessa natura gli organi collegiali sono organismi pubblici e democraticamente rappresentativi. Ai genitori eletti negli organi collegiali devono essere riconosciuti permessi lavorativi per partecipare alle sedute, analogamente a quanto previsto dalla normativa riguardo i permessi per funzioni e cariche pubbliche elettive.

Il CGD sottolinea la validità dei Consigli di Classe, di Interclasse e di Intersezione ed è pertanto contrario ad ogni forma di svilimento degli stessi.

I Genitori e gli Studenti hanno il diritto di continuare ad eleggere i propri rappresentanti in seno ai suddetti organismi e di dar vita ai Comitati dei Genitori e degli Studenti, la cui istituzione deve  avere rilevanza normativa e non essere più relegata a semplice opzione regolamentare. Detti Comitati devono svolgere l'indispensabile compito di interagire e collaborare con il Consiglio dell'Istituzione Scolastica, con il Dirigente e con il Collegio dei Docenti nella formulazione del progetto educativo di istituto, nell'adozione dei libri di testo e nell'organizzazione dei rapporti con l'extrascuola.

 Ai Genitori e agli Studenti va altresì garantita la gestione di proprie autonome attività, sentito il parere del Dirigente e degli altri Organi Collegiali. Insistiamo affinché l'associazionismo scolastico, sportivo, culturale (a maggioranza genitoriale) venga normato ed esteso a tutti gli ordini di scuola attraverso strumenti legislativi adeguati

Il CGD rifiuta ogni ipotesi di elezione di secondo livello dei genitori in seno agli organi collegiali territoriali. Gli eletti devono provenire da liste molteplici, perché è dal confronto di idee che nascono il rinnovamento e la riqualificazione della Scuola Pubblica.

Negli organismi di partecipazione democratica il ruolo prioritario spetta ai genitori eletti, e non a quelli “individuati” sulla base della volontarietà, dell'amicizia o della contiguità politica.

Il CGD partecipando ai Forum Nazionali, Regionali e Provinciali e cercando di evitarne l'uso strumentale, immagina in essi un ulteriore luogo di partecipazione aperto ai bisogni dei genitori che consenta di attivare sinergie fra le associazioni riconosciute e le rappresentanze elette.