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IX Congresso - Grottaferrata gennaio 2006

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Tesi 2
WELFARE E GENITORI

1. Nel XX secolo, specialmente dopo la Grande Depressione del '29 e dopo le distruzioni causate dalla Seconda Guerra Mondiale, i Governi hanno adottato politiche di welfare con lo scopo di rilanciare l'economia. In alcuni casi si è trattato di interventi diretti di spesa pubblica in settori economici di primario interesse (pensioni, sanità, alimentazione, abitazioni, trasporti ecc.). In altri casi l'intervento è stato indiretto e volto a favorire un'equa distribuzione del reddito oppure a regolamentare in misura maggiore o minore l'iniziativa privata.

Tuttavia, se politiche di welfare sono adottate sia da Governi di Destra che di Sinistra, le strade sono oggi nettamente divaricate. La Destra tende a perseguire un welfare residuale: massimo spazio ai privati e minimo intervento statale, per lo più legato a situazioni contingenti; individualizzazione e parcellizzazione degli interventi (politica del “bonus” alle famiglie). L'intento è quello di attenuare i conflitti sociali dovuti alla competizione in un mercato poco regolamentato.

E' possibile invece un welfare solidale, che deve caratterizzare il programma dei Governi di Sinistra, con carattere strutturale e di lungo periodo, strategico e trainante per l'economia. Viene data priorità alla fornitura di servizi di interesse collettivo, gratuiti o con tariffe controllate. Le politiche per l'istruzione e la formazione sono a pieno titolo incluse in questo welfare, non solo perché riguardano una gran parte della popolazione (di lavoratori e di utenti); ma soprattutto perché dal livello di sviluppo e di socializzazione delle conoscenze dipende la disponibilità di forza-lavoro qualificata, di ricercatori che rendano possibile lo sviluppo scientifico e tecnologico, di cittadini consapevoli e capaci di partecipazione democratica - e, all'occorrenza, di difesa della democrazia.

Il nostro sistema di welfare dovrà caratterizzarsi mediante percorsi partecipativi ai vari livelli, con il coinvolgimento di tutti i soggetti attivi nella società, in particolare con le Associazioni dei Genitori.

2. Il CGD non può che condannare la politica perseguita in questi ultimi anni dall'attuale governo che, a fronte di un continuo e preoccupante impoverimento delle famiglie, ha operato tagli considerevoli di finanziamento ai servizi essenziali quali la Scuola, la Salute, l'Assistenza.

La scelta inoltre di individualizzare e parcellizzare i finanziamenti alle famiglie (bonus scuola, bonus figlio, bonus anziani), invece di investire in servizi e progetti che coinvolgano i diversi soggetti del territorio, ha aumentato lo stato di necessità e l'isolamento educativo delle famiglie.

3. Già da alcuni anni il CGD non usa più il termine famiglia ma, necessariamente, famiglie (al plurale), per indicare e comprendere le molteplici diversità, tipologie,e situazioni: famiglie monogenitoriali, famiglie ricomposte, famiglie adottive, famiglie affidatarie, famiglie di fatto, famiglie aperte o allargate, con nuovi figli di seconde unioni, famiglie straniere… Queste ultime,accanto al disagio della lingua e dell'alloggio, hanno anche quello di gestire il passaggio dalla famiglia estesa dei loro paesi di origine al la costituzione di nuovi nuclei,secondo i modelli del paese di accoglienza.

A fronte del grosso dibattito che sta investendo il nostro paese sul riconoscimento del diritto dei singoli a scegliere, nel rispetto delle regole civili, le forme di convivenza più appropriate, appare sempre più necessario che la nostra Associazione si rivolga ai “genitori”, più che alle “famiglie”.

Rivendichiamo con orgoglio questo nostro antico impegno a parlare di GENITORI e di genitorialità sociale, riproponendo con forza una cultura che veda la procreazione e la cura delle nuove generazioni come un bene collettivo, un fatto sociale e non solo un fatto privato e personale affidato al contesto parentale.

4. Oggi il genitore si trova sempre più solo, in una solitudine educativa che le molte informazioni diffuse dai mass-media in rassegne, rapporti, dibattiti, spot pubblicitari che vedono genitori e bambini in situazioni dorate o drammatiche, il più delle volte contrastanti e contraddittorie, contribuiscono ad aumentare angoscia e incertezza, aggiungendo confusione e  disorientamento.

L'adulto genitore si trova inoltre sempre più in una profonda solitudine sociale. Il genitore si vede costretto a risolvere all'interno del nucleo famigliare i propri problemi genitoriali, procreativi, educativi e di cura; ha difficoltà a trovare luoghi dove socializzare le problematiche legate al proprio ruolo, a confrontarsi con altri, a sostenersi nel difficile compito educativo e di relazione, di comprensione e dialogo con i propri figli.

Il genitore oggi, in quanto adulto, appartiene all'età più in difficoltà e bisognosa di supporti e attenzioni. L'adulto infatti fa fatica a reggere su tanti fronti, oberato dai doveri di cura verso i minori e verso gli anziani, oppresso dalla necessità di procurare il sostentamento alla famiglia in un momento di instabilità e precarietà del posto di lavoro, con richieste di sempre maggiori prestazioni e competenze che lo mettono a continue e dure prove.

5. L'adulto fa fatica a ritrovarsi in tanti ruoli in un contesto sociale di isolamento, inserito in città che, anche se piccole,non hanno più una funzione aggregante di coesione e centralità attorno a cui la gente ruota e si ritrova, ma sono un insieme sconnesso di servizi che danno risposte separate a bisogni complessi con difficoltà interconnesse e interdipendenti. C'è bisogno infatti  che i servizi siano realmente fruibili ed inseriti in una rete territoriale in cui il genitore abbia un ruolo non solo di fruitore, ma sia anche soggetto attivo nella gestione. Particolare attenzione va inoltre rivolta ai servizi dedicati alle fasce più deboli quali i diversamente abili e gli stranieri. 

La necessità di ricostruzione dei tessuti urbani, va ancora oltre alla necessità di aumento e miglioramento dei servizi che aiutano la vita di relazione e richiede una politica precisa di progettualità ed investimenti, che noi riteniamo per certi versi centrale e prioritaria, creando situazioni urbanistiche ed infrastrutturali che realizzino una piena vivibilità a misura di bambino. Si parla infatti sempre più di “cittadini senza città” in questa epoca in cui diventano sempre più facili e accessibili le comunicazioni telematiche a distanza e sempre più inaccessibili e difficili quelle vicine ed “umane” delle relazioni ed emozioni, delle corporeità, degli spazi e dei movimenti.

6. Tra i servizi che la città deve offrire ai genitori un ruolo di particolare rilievo hanno l'asilo-nido e la scuola per l'infanzia. E' una importante opportunità per accompagnare la crescita dei bambini (e quella dei loro genitori!) fin dalle prime fasi di sviluppo e di socializzazione. Deve essere sottolineata la valenza educativa, l'offerta centrata sul bambino e sulle sue esigenze, la necessità di poter accedere a strutture di qualità a tariffe accessibili per tutti. Si ritiene che debba essere costituito un servizio pubblico degli asili nido con standard di qualità nazionali, organizzato territorialmente dall'Ente locale. Deve essere rifiutato ogni precocismo, devono essere rispettate le esigenze e i tempi dello sviluppo, i ritmi di attività e riposo: un bimbo di 30 mesi è molto diverso da un bimbo di 36!

Il nostro Paese è in una situazione arretrata non per la qualità dei Nidi, che anzi sono portati a esempio nel Mondo. Ma per la disponibilità di posti: 7 per cento bambini, a fronte di un obiettivo del 30 per cento previsto per il 2010 dalla Unione Europea. E' un obiettivo da conseguire con un deciso impegno dello Stato. In questo ambito potranno essere ricercate sinergie con operatori privati, fermo restando gli standard di qualità nazionali del sistema. E' necessario, comunque, differenziare l'offerta, a fronte di una domanda eterogenea che viene dalla società. I genitori dovranno essere soggetti attivi nella gestione del servizio locale. E' necessaria inoltre la costituzione di un osservatorio nazionale, con rappresentanze delle Associazioni di Genitori, che verifichi l'andamento del servizio e formuli proposte per la sua evoluzione.

Il sistema del welfare dovrà garantire politiche rivolte ai bambini e ai genitori adeguate al peculiare momento evolutivo delle famiglie nella fascia 0 - 6 anni.

7. la fase evolutiva da bambino a ragazzo presenta marcati aspetti di criticità per gli adolescenti e per i genitori. Alfine di prevenire fenomeni di devianza e disagio giovanile vanno formulate specifiche politiche di welfare locale che favoriscano una serena crescita verso la fase adulta. In questo contesto è necessaria la sinergia tra scuola, famiglie e territorio, anche favorendo l'utilizzo delle strutture scolastiche, in orario extra-curricolare quale luogo di aggregazione per attività ludiche, culturali e sportive.

E' necessaria una radicale revisione delle normative per l'accesso al mondo del lavoro (legge 30) che attualmente ostacolano il passaggio dal mondo della scuola al sistema produttivo negando, di fatto, il processo naturale di crescita e di autonomia.

8. La protezione dei minori nel rapporto con gli strumenti audiovisivi è un obbiettivo prioritario della nostra associazione di genitori. Bambini e adolescenti oggi acquisiscono sempre più una conoscenza mediata dal mezzo televisivo, dal cinema, dai videogiochi e tramite internet. I genitori, pertanto, devono essere partecipi alla definizione delle norme relative alla protezione dei minori nel settore degli audiovisivi.    

9.  Il ruolo della associazione di genitori sta nel ripercorrere e ritrovare il territorio come luogo dove i genitori riprendono a conoscersi, ad incontrarsi, a relazionarsi e quindi a ritrovare la propria identità e il proprio ruolo educante.

Il ruolo dell'associazione sta nel riuscire ad offrire ai genitori percorsi formativi che innestino processi  relazionali, amicali e di condivisione di esperienze, allo scopo di rassicurarli nei momenti difficili della loro funzione genitoriale, promuovendo relazioni “orizzontali” tra genitori e genitori, che arricchiscono quelli “verticali” tra genitori ed esperti.

E necessario organizzare i Genitori, dentro e fuori la Scuola, dare loro consapevolezza del loro ruolo e del rilievo che ha la funzione genitoriale; non siamo soggetti passivi, insieme ai nostri figli, di ciò che lo Stato, la Società, la Cultura offrono oggi. Noi siamo prima di tutto degli educatori e in quanto tali dobbiamo essere agenti del cambiamento e del progresso civile.

Conseguentemente, le Associazioni dei Genitori devono essere soggetti partecipi ai vari livelli decisionali delle politiche di welfare, quali portatori “in primis” dei diritti dei propri figli.