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Maria Serena Palieri
RIPARATI IN CASA

Superiori: da rimandati a debitori. Funziona?

A TRE ANNI DAL SUO DEBUTTO IL RECUPERO FORMATIVO, CHE SOSTITUISCE I VECCHI ESAMI DI RIPARAZION1 COMINCIA A RIVELARE LA SUA ANIMA «EUROPEA». MA CI SIAMO DAVVERO ATTREZZATI PER AFFRONTARLO AL MEGLIO? ECCO GLI STRUMENTI CHE LE SCUOLE ITALIANE FORNISCONO AGLI «ULTIMI DELLA CLASSE»

Debito formativo: per tre anni agli studenti è sembrata una sinecura, addio agli esami di riparazione a settembre e al rischio di una bocciatura posticipata. Quest'anno a giugno si è vista 1'altra faccia della questione: chi anziché debiti, insomma giudizi insufficienti, aveva accumulato "crediti", si è ritrovato candidato a un voto migliore alla maturità. E, quindi, a maggiori possibilità d'ingresso, poi, nelle facoltà universitarie col numero chiuso. A giugno d'emblée il mondo degli studenti si è visto spaccato in due tronconi: i Pinocchi, in questi anni lietamente irresponsabili (e convinti di esserlo con 1'avallo ministeriale...), e i Garrone, ricompensati per la loro lungimiranza. Al punto di poter entrare a Matematica grazie ai supergiudizi accumulati in Latino. L'abbiamo estremizzata. Perché si sa che il più dei docenti e delle scuole si è dato da fare, in pratica, per evitare risultati traumatici. Però è, almeno in teoria, la situazione creatasi coll'accavallarsi di una serie di riforme delle quali solo ora si va delineando, agli occhi dell'opinione pubblica e degli utenti della scuola, il progetto complessivo.
Il "debito formativo" è stato istituito dal ministro Francesco D'Onofrio nel 1995. All'epoca, perché il perdurare degli esami di settembre marcava una differenza vistosissima tra noi e il resto d'Europa. Betta degli Innocenti, insegnante al Liceo Scientifico Convitto «Colombo» di Genova, e membro del Cidi, racconta: «All'inizio la riforma mi ha lasciato perplessa: 1'abolizione degli esami di riparazione e la promozione, anche se con il "debito", da sola deresponsabilizza gli allievi. In altripaesi il debito va di pari passo con un sistema d'insegnamento flessibile: anziché appartenere a una classe, si frequentano dei corsi. Da noi invece continui a "passare", col tuo debito, da una classe all'altra. In realtà anche il vecchio esame di riparazione per 1'insegnante era frustrante: rarissimamente si vedevano differenze vere di preparazione in uno studente rimandato, tra giugno e settembre.
Oggi in teoria, le scuole sono impegnate a offrire agli allievi corsi di recupero a inizio dell'anno successivo, e poi a fare test di verifica. Un senso vero quest'operazione 1'ha acquistata con 1'introduzione del nuovo esame di Stato: ha chiarito di nuovo agli occhi dei ragazzi il peso, nella valutazione, di tutto il curriculum scolastico. Il problema è che i corsi di recupero nelle scuole più asfittiche, meno creative, non vengono effettuati»
Analogo il parere di chi sta "sull'altro fronte". Angela Nava Mambretti è membro del Coordinamento genitori democratici. Dice: «L'addio all'esame di riparazione non ha creato rimpianti. Deresponsabílizzava la scuola, delegava la preparazione al mercato parallelo delle ripetizioni private. Il nuovo esame di maturità, quest'anno, ha dato un senso vero al la parola "debito": perché ha introdotto il corrispettivo che mancava, "credito". Cosa ci preoccupa ancora? La varietà di comportamenti delle scuole. In questi primi giorni di settembre il ragazzo può trovarsi di fronte a un corso di recupero o a un esame tutto sommato vecchio stile, può trovarsi a inizio lezioni di fronte a un insegnante nuovo che della natura del suo "debito" sa poco. Il passo successivo deve essere questo: col varo dell'autonomia scolastica, ogni istituto deve essere obbligato a specificare, nel suo "piano d'offerta formativa", come intende affrontare la questione. Altro punto importante: visto il senso diverso che la valutazione acquista, gli insegnanti ricorrano all'intera gamma di giudizi, anche al 10. Il voto non deve più essere inteso come strumento pedagogico repressivo: deve riacquistare una sua neutralità».
Giaime Rodano, membro della Commissione ministeriale sull'autonomia, chiarisce gli obblighi attuali degli istituti: «devono», spiega, effettuare corsi di recupero. Berlinguer però si è ritrovato il petardo del debito formativo già piazzato da D'Onofrio. E quella riforma estemporanea sembra che andrà acquistando un vero senso all'interno della rivoluzione complessiva che il ministero porta avanti ora: «L'autonomia scolastica comporterà flessibilità dell'orario e dell'organizzazione. In prospettiva arriverà a un libretto dello studente in cui verranno segnate le competenze che gli studenti hanno davvero acquisito: la didattica deve anche orientare verso corsi di studio adatti. E la riforma, grazie anche al riordino dei cicli, permetterà che questo avvenga anche in itinere, in modo indolore» spiega Rodano.
Per intanto, il ministero con una circolare dall'anno scorso ha cominciato a segnalare le attività delle scuole più effervescenti. Da Alghero Nicola Salvio, preside del Liceo Ginnasio «G. Manno», ci illustra il sistema da loro approntato: «Da qui al 30 settembre svolgiamo corsi differenziati per chi deve recuperare e per chi, invece, non avendo debiti può dedicarsi a degli approfondimenti. Abbiamo istituito un "pronto soccorso" pomeridiano, invece, che durante 1'anno aiuta gli alunni che "si fanno male" in latino, in greco, in matematica... E un doppio scrutinio a fine anno: i bravi finiscono il 31 maggio, gli altri continuano il corso e fini no al secondo scrutinio» racconta. La professoressa Mirca Bavvi, invece ha seguito un piano per 1'Itc «Baldini» di Ravenna. Qui si lavora a monte: si fa di tutto perché i ragazzi non contraggano debiti. Proprio di tutto: «La materia più a rischio, da noi, è la matematica. Perciò gli insegnanti lavorano a coppie nelle classi per offrire lezioni differenziate» racconta. E aggiunge: «Abbiamo anche studiato tramite questionari il rapporto tra esito scolastico e distanza tra casa e scuola. Nonché la relazione tra tipo di alimentazione e rendimento: sa che il calo glicemico di metà mattina è uno dei motivi della disattenzione?». Mai prima gli studenti d'Italia s'erano visti studiati con tanta cura: viva l'autonomia che parte dal primo settembre del 2000.
 

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