8.9.99
Maria Serena Palieri
RIPARATI IN CASA
Superiori: da rimandati a debitori.
Funziona?
A TRE ANNI DAL SUO DEBUTTO IL RECUPERO FORMATIVO, CHE SOSTITUISCE I
VECCHI ESAMI DI RIPARAZION1 COMINCIA A RIVELARE LA SUA ANIMA «EUROPEA».
MA CI SIAMO DAVVERO ATTREZZATI PER AFFRONTARLO AL MEGLIO? ECCO GLI STRUMENTI
CHE LE SCUOLE ITALIANE FORNISCONO AGLI «ULTIMI DELLA CLASSE»
Debito formativo: per tre anni agli studenti è sembrata una sinecura,
addio agli esami di riparazione a settembre e al rischio di una bocciatura
posticipata. Quest'anno a giugno si è vista 1'altra faccia della
questione: chi anziché debiti, insomma giudizi insufficienti, aveva
accumulato "crediti", si è ritrovato candidato a un voto migliore
alla maturità. E, quindi, a maggiori possibilità d'ingresso,
poi, nelle facoltà universitarie col numero chiuso. A giugno d'emblée
il mondo degli studenti si è visto spaccato in due tronconi: i Pinocchi,
in questi anni lietamente irresponsabili (e convinti di esserlo con 1'avallo
ministeriale...), e i Garrone, ricompensati per la loro lungimiranza. Al
punto di poter entrare a Matematica grazie ai supergiudizi accumulati in
Latino. L'abbiamo estremizzata. Perché si sa che il più dei
docenti e delle scuole si è dato da fare, in pratica, per evitare
risultati traumatici. Però è, almeno in teoria, la situazione
creatasi coll'accavallarsi di una serie di riforme delle quali solo ora
si va delineando, agli occhi dell'opinione pubblica e degli utenti della
scuola, il progetto complessivo.
Il "debito formativo" è stato istituito dal ministro Francesco
D'Onofrio nel 1995. All'epoca, perché il perdurare degli esami di
settembre marcava una differenza vistosissima tra noi e il resto d'Europa.
Betta degli Innocenti, insegnante al Liceo Scientifico Convitto «Colombo»
di Genova, e membro del Cidi, racconta: «All'inizio la riforma mi
ha lasciato perplessa: 1'abolizione degli esami di riparazione e la promozione,
anche se con il "debito", da sola deresponsabilizza gli allievi. In altripaesi
il debito va di pari passo con un sistema d'insegnamento flessibile: anziché
appartenere a una classe, si frequentano dei corsi. Da noi invece continui
a "passare", col tuo debito, da una classe all'altra. In realtà
anche il vecchio esame di riparazione per 1'insegnante era frustrante:
rarissimamente si vedevano differenze vere di preparazione in uno studente
rimandato, tra giugno e settembre.
Oggi in teoria, le scuole sono impegnate a offrire agli allievi corsi
di recupero a inizio dell'anno successivo, e poi a fare test di verifica.
Un senso vero quest'operazione 1'ha acquistata con 1'introduzione del nuovo
esame di Stato: ha chiarito di nuovo agli occhi dei ragazzi il peso, nella
valutazione, di tutto il curriculum scolastico. Il problema è che
i corsi di recupero nelle scuole più asfittiche, meno creative,
non vengono effettuati»
Analogo il parere di chi sta "sull'altro fronte". Angela Nava Mambretti
è membro del Coordinamento genitori democratici. Dice: «L'addio
all'esame di riparazione non ha creato rimpianti. Deresponsabílizzava
la scuola, delegava la preparazione al mercato parallelo delle ripetizioni
private. Il nuovo esame di maturità, quest'anno, ha dato un senso
vero al la parola "debito": perché ha introdotto il corrispettivo
che mancava, "credito". Cosa ci preoccupa ancora? La varietà di
comportamenti delle scuole. In questi primi giorni di settembre il ragazzo
può trovarsi di fronte a un corso di recupero o a un esame tutto
sommato vecchio stile, può trovarsi a inizio lezioni di fronte a
un insegnante nuovo che della natura del suo "debito" sa poco. Il passo
successivo deve essere questo: col varo dell'autonomia scolastica, ogni
istituto deve essere obbligato a specificare, nel suo "piano d'offerta
formativa", come intende affrontare la questione. Altro punto importante:
visto il senso diverso che la valutazione acquista, gli insegnanti ricorrano
all'intera gamma di giudizi, anche al 10. Il voto non deve più essere
inteso come strumento pedagogico repressivo: deve riacquistare una sua
neutralità».
Giaime Rodano, membro della Commissione ministeriale sull'autonomia,
chiarisce gli obblighi attuali degli istituti: «devono», spiega,
effettuare corsi di recupero. Berlinguer però si è ritrovato
il petardo del debito formativo già piazzato da D'Onofrio. E quella
riforma estemporanea sembra che andrà acquistando un vero senso
all'interno della rivoluzione complessiva che il ministero porta avanti
ora: «L'autonomia scolastica comporterà flessibilità
dell'orario e dell'organizzazione. In prospettiva arriverà a un
libretto dello studente in cui verranno segnate le competenze che gli studenti
hanno davvero acquisito: la didattica deve anche orientare verso corsi
di studio adatti. E la riforma, grazie anche al riordino dei cicli, permetterà
che questo avvenga anche in itinere, in modo indolore» spiega Rodano.
Per intanto, il ministero con una circolare dall'anno scorso ha cominciato
a segnalare le attività delle scuole più effervescenti. Da
Alghero Nicola Salvio, preside del Liceo Ginnasio «G. Manno»,
ci illustra il sistema da loro approntato: «Da qui al 30 settembre
svolgiamo corsi differenziati per chi deve recuperare e per chi, invece,
non avendo debiti può dedicarsi a degli approfondimenti. Abbiamo
istituito un "pronto soccorso" pomeridiano, invece, che durante 1'anno
aiuta gli alunni che "si fanno male" in latino, in greco, in matematica...
E un doppio scrutinio a fine anno: i bravi finiscono il 31 maggio, gli
altri continuano il corso e fini no al secondo scrutinio» racconta.
La professoressa Mirca Bavvi, invece ha seguito un piano per 1'Itc «Baldini»
di Ravenna. Qui si lavora a monte: si fa di tutto perché i ragazzi
non contraggano debiti. Proprio di tutto: «La materia più
a rischio, da noi, è la matematica. Perciò gli insegnanti
lavorano a coppie nelle classi per offrire lezioni differenziate»
racconta. E aggiunge: «Abbiamo anche studiato tramite questionari
il rapporto tra esito scolastico e distanza tra casa e scuola. Nonché
la relazione tra tipo di alimentazione e rendimento: sa che il calo glicemico
di metà mattina è uno dei motivi della disattenzione?».
Mai prima gli studenti d'Italia s'erano visti studiati con tanta cura:
viva l'autonomia che parte dal primo settembre del 2000.
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