19.1.2000
L'INTERVENTO
«Noi famiglie chiediamo alla scuola volontà
di negoziare»
Angela Nava Mambretti
iamo
senza dubbio chiamati a rivisitare la categoria fondante della partecipazione,
nello specifico quella dei genitori a scuola. Anch'essa va storicizzata,
perché nel corso di questi ultimi anni ha subito cambiamenti nella
percezione comune. Dalla grande stagione degli anni '70 quando era considerata
la strada maestra della democrazia, si è passati alla disillusione
degli anni successivi: le forme partecipative non corrispondenti all'esercizio
di poteri reali finivano, infatti, per logorare quanti vi avevano creduto
ed avevano in esse speso tempo e passione. Assistiamo così oggi
nella scuola ad elezioni per gli Organi Collegiali sempre più deserte,
a consigli di classe simili a parlamentini senza reale confronto tra le
parti, spesso a difficoltà di comunicazione tra gli stessi genitori.
Tuttavia, nonostante i limiti, una rivoluzione culturale è stata
prodotta con i Decreti Delegati del 1974, rispetto al tempo in cui i genitori
non varcavano la soglia della scuola: codici linguistici tutti interni
al mondo della scuola sono più nopti e comprensibili, la relazione
con l'ente locale è processo diffuso e specie nella scuola dell'obbligo
ci sono forme di collaborazione tra docenti e genitori. Tutto ciò
costituisce un patrimonio di condivisione democratica irrinunciabile.
Oggi però il processo complessivo di riforma della scuola messo
in atto, chiama tutti ad una diversa cultura della partecipazione, cui
forse si potrebbe sostituire per comodità interpretativa il termine
di responsabilità condivisa. I regolamenti dell'autonomia legano
strettamente gli interventi educativi che mirano al successo formativo
anche alla domanda delle famiglie e danno per accertato che i genitori
siano presenti negli organismi rappresentativi e che si crei un associazionismo
degli stessi a livello scolastico, Si presenta quindi, con più forza
del passato, il tema di una stretta collaborazione tra scuola e famiglie.
Numerose le domande che si pongono.
Quersto rinnovato interesse per le famiglie è frutto solo di
una sincera volontà riformatrice, o è determinato anche dai
problemi che sempre più emergono nelle società contemporanee
e cioè dalla fatica di formare i giovani e da una scuola che da
sola non ce la fa a conseguire i migliori risultati? Cosa s'intende inoltre
per partecipazione efficace? Quella colettiva - istituzionale o individuale
- come collaborazione alla vita della classe e quindi risorsa per migliorare
i risultati del proprio figlio? Cooperazione o potere parentale? È
necessario stabuiklire una legittima frontiera tra i poteri del genitore
e quelli del legislatore, degli amministratori, degli insegnanti, dei capi
di istituto. Né possiamo dimenticare che i genitori non sono tutti
uguali, hanno attee diverse, sono l'espressione di una realtà e
di una diversità sociale, segnata anche dalla disabitudine ad una
reale partecipazione alla vita scolastica: è impossibile prefigurare
un sistema educativo coerente a poartire dalle preferenze espresse dai
genitori.
Allora? Quello dei genitori è assimilabile ad un processo d'apprendimento
ed è la scuola l'agenzia per eccellenza che produce formazione.
Con quest'affermazione non s'intende delegare alla scuola un'ennesima educaziuone,
in questo caso quella dei genitori, ma chiedere che la scuola intraprenda,
e sia formata per iintraprendere, una nuova modalità comunicativa
con le famiglie, intesa come una relazione di lavoro caratterizzata da
comuni obiettivi, rispetto reciproco e volontà di negoziare. Sarà
necessaruio andare verso il confronto tra esperienze e conoscenze spesso
eterogenee e diverse, in realazione a concreti e specifici contesti di
vita e di lavoro. Alle Associazioni dei Genitori un compito rinnovato,
in primo luogo quello della formazione dei genitori che alle associazioni
approdano per vincere il senso di solitudine o per trovare quelle informazioni
che la scuola spesso nega o concede con un lessico tutto autoreferenziale
e quindi esclusivo dell'altro. Per i genitori tali associazioni hanno costituito
e costituiscono un punbto di riferimento, lo spazio di un'alfabetizzazione
democratica: spazio nel quale consorziare i bisogni, imparando a rappresentare
esigenze non individuali, ma coerenti con l'interesse generale, mettendo
in rete le numerose buone pratiche delle associazioni locali e territoriali.
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