INCONTRI
INTERNAZIONALI DI CASTIGLIONCELLO sedicesima edizione
|
Apprendere la diversità. Le sfide dell'intercultura Elio Gilberto Bettinelli Per comprendere le caratteristiche e i compiti della scuola di una società multiculturale, abitata da bambini e bambine che “partecipano” (Rogoff), piuttosto che “appartengono”, a una pluralità di ambiti sociali e culturali diversi, può essere utile ricostruire sinteticamente le tappe del percorso sin qui realizzato. Propongo di leggere questa storia articolandola in tre momenti con l'avvertenza che non si tratta di fasi rigidamente in successione bensì trascorrenti una nell'altra senza reali soluzioni di continuità. Molto schematicamente: Il tempo della curiosità e dell'accoglienza Parliamo dei primi tempi dell'immigrazione in Italia, quando nelle nostre classi giungevano i primi bambini stranieri. La curiosità verso chi veniva da lontano, verso le loro culture di appartenenza. Il bambino come testimone di cultura, quando addirittura non “ambasciatore”. L'intercultura come accoglienza, conoscenza di culture altre, loro valorizzazione col sottinteso che accettare un bambino significasse accettare le sue “appartenenze” culturali. Il dovere dell'accoglienza, far sentire a proprio agio. In qualche caso è stato anche il tempo del disagio, se non addirittura della diffidenza e del rifiuto (libro “La pelle nera”). Il tempo delle difficoltà In molte regioni italiane il numero di bambini aumenta sensibilmente ogni anno. Emerge il gap, il problema: “non sanno una parola di italiano”. Pedagogia e didattica compensativa . I progetti di accoglienza e integrazione, i dispositivi per l'insegnamento dell'italiano come L2 (corsi, laboratori, testi ecc.). Il quadro normativo di riferimento si articola e diventa più specifico. La finalità: includere ed integrare. Accentuazione della funzione degli insegnanti, ma anche progetti di costruzione di relazioni in classe. Il tempo delle diversità insediate Oggi le diversità si sono insediate negli spazi di vita quotidiana, nelle scuole e nelle classi: il fatto “duro” delle diversità, delle variabilità presenti stabilmente. Siamo oltre la curiosità e l'accoglienza, ma anche non basta più la pedagogia compensativa: quasi la metà dei bambini CNI a scuola sono nati in Italia! Le differenze fenotipiche (colore, aspetto fisico), di lingua, religione, costumi. Alcune si possono nascondere, possono passare inosservate, altre no. Il tema: negli spazi pubblici comuni, quali la scuola, quale posto dare alle diversità ? I bambini sono diversi l'uno dall'altro e tutti trovano posto nella scuola: ma le diversità delle culture devono essere ignorate o rese visibili? Narrare la varietà? E se sì, come ? L'educazione dei bambini e dei ragazzi nelle scuole non deve basarsi sull'occultamento delle diversità, ma su tecniche pedagogiche che inducano a capire e ad accettare le diversità (U. Eco): la normalità delle differenze . Discorsi complessi e delicati: si pensi al tema della religione con le stratificazioni che esso ha nella nostra scuola. Ma (Rodotà) il tema è ormai all'ordine del giorno: la presenza della religione come oggetto di insegnamento: il tema di una cultura religiosa . Le “autorizzazioni” alla diversità: quotidiana intenzionalità. La scuola “abitata” dai segni e dai simboli della varietà umana: sistemi di scrittura, carte geografiche, calendari interculturali … 2. Fra i diversi ambiti in cui i bambini possono essere accompagnati a entrare in contatto e a convivere con la varietà culturale, in questa sede individuiamo quello che potremmo definire la sensibilizzazione alla variabilità linguistica. Un ambito nel quale possiamo perseguire finalità, scopi e obiettivi che attengono sia al sociale/relazionale sia al cognitivo. Si tratta di un approccio alle lingue e al linguaggio che, da un lato, educhi al rispetto per tutte le varietà linguistiche al di là del loro statuto sociale, dall'altro sviluppi nei bambini interessi per le diversità, apertura al non familiare e un desiderio maggiore di imparare le lingue. Occasioni per far incontrare interessi e bisogni di bambini italiani e stranieri: la classe come comunità inclusiva. Considerare il valore del plurilinguismo nella società odierna e nel mondo globalizzato. Qualche autore (Ferreiro) parla anche di mistilinguismo. L'attenzione alla “variabilità linguistica” si articola in attività su lingue che la scuola non ha intenzione di insegnare. Non una nuova disciplina in più, piuttosto attenzioni trasversali ai fenomeni linguistici, alla variabilità linguistica che prenda in considerazione, ovviamente e in primo luogo, le lingue solitamente non valorizzate, parlate dai bambini stranieri e/o dalle loro famiglie. Ci si propone di reggiungere effetti positivi relativi a
In questa direzione, fra i progetti europei, segnalo Eveil aux langues dans l'enseignement primaire – EVLANG di cui è possibile reperire qualche informazione in http://eduscol.education.fr/D0033/langviv-acte5.htm |