INCONTRI
INTERNAZIONALI DI CASTIGLIONCELLO sedicesima edizione
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La via narrativa all'educazione interculturale. I materiali dello scaffale multiculturale Lorenzo Luatti Tra gli strumenti-risorsa che, a scuola e in biblioteca, hanno contribuito alla diffusione della prospettiva interculturale vi è sicuramente lo scaffale multiculturale (SM). Ideato più di dieci anni fa da Vinicio Ongini, e da allora suo instancabile promotore(vedi il suo noto libro-guida), già proposto come buona pratica per l'educazione interculturale nell'importante circolare del Ministero della Pubblica Istruzione n. 73/1994, lo SM conta oggi numerosissime sperimentazioni realizzate da scuole, biblioteche, associazioni. Chi scrive ha seguito e/o conosce diverse esperienze locali, perlopiù “silenziose”, nate dalla intraprendenza di singoli operatori o frutto di più ampi progetti territoriali. A cosa si deve questa vivacità di iniziative intorno allo SM? Al suo successo contribuiscono vari fattori: un'attenzione e una sensibilità in crescita sui temi dell'educazione interculturale; l'incremento della popolazione (studentesca) immigrata e il bisogno di avere una varietà di strumenti e supporti di riferimento; l'attività di promozione dello SM da parte di alcune associazioni e centri interculturali (con progetti, convegni, corsi di formazione, bibliografie...); il passaparola tra gli operatori; il conseguente forte sviluppo dell'editoria interculturale. Ma direi, soprattutto, la “semplicità” e la comprensibilità dello strumento fa dello SM, mi si passi l'espressione, un evergreen dell'intercultura. Nel corso degli anni l a proposta dello SM si è rivelata feconda, elastica e capace di rinnovarsi, di assumere di volta in volta fisionomie differenti. Ebbene, cosa ci rivelano le esperienze realizzate nei vari territori e contesti? Quali suggerimenti potremmo offrire a chi si accinge oggi a costituire uno SM? Un'importante acquisizione di questi anni è che intorno alla proposta dello SM come risorsa per il territorio è agevole coinvolgere una pluralità di attori: si mettono insieme le risorse, si responsabilizzano i soggetti, si confrontano soluzioni, si elaborano progetti e iniziative. Lo SM nasce e si sviluppa preferibilmente come progetto territoriale di rete tra scuole, enti locali, biblioteca pubblica, associazioni... Quando lo SM non è solo un ripiano di libri e video, ma spazio-risorsa per lo svolgimento di attività interculturali; quando intorno ad esso si costruiscono percorsi e iniziative di educazione interculturale anche rivolte/aperte al territorio, allora il coinvolgimento e il contributo dei vari soggetti locali, formalizzato in un accordo specifico, è una via obbligata. La cooperazione fra le istituzioni locali si configura ancora una volta come uno dei motori dell'innovazione possibile, anche e soprattutto in ambito interculturale. Una seconda osservazione fa specifico riferimento ai dieci “ingredienti” proposti da Ongini per la costruzione di un buon SM, e che qui diamo per conosciuti. Il decalogo, nell'esperienza concreta, si è arricchito di ulteriori ingredienti. Ne segnaliamo/proponiamo almeno quattro: - i materiali per l'accoglienza degli alunni stranieri e delle loro famiglie, utili soprattutto nella prima fase di orientamento e inserimento del nuovo arrivato (sistemi scolastici di origine, comunicazione scuola-famiglia, rilevazione competenze linguistiche e extralinguistiche...). Più nota, almeno in passato, come kit o valigetta dell'accoglienza, questa tipologia di materiali ha assunto oggi un rilievo di primo piano per le richieste degli insegnanti e per un'offerta editoriale in forte crescita; - i materiali per l'aggiornamento e l'autoformazione degli insegnanti sui temi della pedagogia e della didattica interculturale, dell'accoglienza e dell'insegnamento dell'italiano come lingua seconda; - i materiali prodotti dalla scuola in percorsi e laboratori di animazione interculturale. Lo SM è il luogo dove si custodiscono la documentazione dei progetti di educazione interculturale e i materiali prodotti dai ragazzi e docenti, per favorirne visibilità e diffusione in altre scuole; - gli oggetti presentati/donati dalle famiglie immigrate. In alcune esperienze lo SM è diventato il luogo dove sono collocati alcuni materiali tradizionali dei gruppi linguistici e culturali minoritari presenti sul territorio. Piccoli oggetti che donati e “raccontati” dai genitori stranieri, in occasione di attività di animazione interculturale, possono svelare storie individuali, familiari e collettive di fascino e originalità superiori a un testo scritto. Alcune esperienze ci dicono poi che la proposta originaria di SM può essere opportunamente ampliata e arricchita con altri materiali propri delle cosiddette educazioni trasversali : alla pace, ai diritti, allo sviluppo. Materiali non propriamente multiculturali - in molti casi indirettamente multiculturali, per riprendere la terminologia del decalogo onginiano - ma con questa dimensione strettamente connessi. La pianta “scaffale” viene innestata con altre tematiche a carattere sociale, tra loro interdipendenti, al fine di arricchire la proposta complessiva nelle sue potenzialità didattiche e nei bisogni di lettura dei ragazzi; viene rivisitata in una prospettiva più aperta e plurale, trovando forti agganci nelle dichiarazioni di numerosi organismi internazionali e nella riflessione pedagogica più recente. Educare alla comprensione, come suggerisce Morin nel suo libro/manifesto, è una delle finalità e delle sfide della scuola che definiscono e connotano gli approcci pedagogici e l'agire didattico di chi opera oggi nei luoghi educativi e dell'incontro: si deve agire allora per promuovere diversi livelli di comprensione e sostenere il lavoro educativo avvalendosi anche di uno strumento, con una pluralità di risorse bibliografiche, che tiene conto della stretta dipendenza che esiste tra i fenomeni sociali, gli eventi e le situazioni culturali, e che, nel contempo, sollecita la partecipazione emotiva, la condivisione, la narrazione reciproca, l'empatia. Ulteriori intrecci e inedite alchimie possono infine scaturire dall'interazione tra i materiali dello SM e i materiali che raccontano storie, tradizioni, personaggi del territorio: non ovviamente per esigenze localistiche, ma nella convinzione che ciò non è in contraddizione con la dimensione interculturale. Anzi, con questa può trovare, sia per i bambini e ragazzi autoctoni che per quelli di origine immigrata, tanti fili di collegamento. Attingere alla storia e alla cultura locale, narrate e rappresentate in molti materiali presenti in ogni biblioteca. Così penso, riferendomi al contesto in cui opero, all'universo fiabesco delle “Novelle della nonna” di Emma Perodi ambientato in Casentino; alle storie di “Giucca matta” della tradizione toscana, che fanno parte del ciclo narrativo del furbo-sciocco Joha/Giufà; alle ricorrenze locali, non solo religiose, alle rievocazioni storiche... Si potrebbero tracciare mappe, rapporti, relazioni. Quante piste e quante occasioni per fare intercultura facendo conoscere meglio nel contempo, ai ragazzi autoctoni e ai ragazzi di origine immigrata, il patrimonio culturale del territorio in cui viviamo quotidianamente, per evidenziare ciò che accomuna più che divide. Nella convinzione che le relazioni bidirezionali e ambivalenti alterità/identità, locale/globale sono una componente importante della dimensione interculturale: il viaggio intrapreso per conoscere i tanti “mondi da leggere”, può condurci, talvolta inconsapevolmente, a riscoprire e valorizzare le storie e le tradizioni locali; partire da quest'ultime, considerate più vicine alla realtà quotidiana, si rivela spesso una modalità più efficace per affrontare temi e situazioni che sembrano molto lontani. A me questa possibilità piace molto e ricorda quel pittore (o scrittore?) protagonista dell'epilogo di un libro di Borges (forse Borges stesso) che prefiggendosi il compito di disegnare il mondo, dopo tanti anni passati a accumulare immagini di ogni dove, scopre che quel paziente labirinto di linee altro non è che l'immagine del suo volto (in L'artefice, 1960). In questo senso, lo SM trova ulteriori e nuove modalità per promuovere la cultura dell'interconnessione e per esprimere e vivificare il legame con il territorio.
Per utili suggerimenti metodologici e didattici rinviamo, tra le molte pubblicazioni, alla recente pubblicazione “Il Mondo in classe. Educare alla cittadinanza nella scuola multiculturale”, a cura di L. Luatti, Centro di Documentazione Città di Arezzo, 2006. Il libro è in distribuzione gratuita. Chi fosse interessato a riceverlo può inviare una mail di richiesta a: lorenzo.luatti@ucodep.org oppure info@cddarezzo.org (www.cddarezzo.org - tel. 0575.902488) |