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INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO

sedicesima edizione

alle relazionirelazioni

il bambino irreale

Il gioco dell'omba

a cura di Daniela Sgobino

Scuola dell'infanzia Turri
Comune di Scandicci - Firenze

 

Contesto:

L'attività viene proposta in una situazione di intergruppo, cioè di piccolo gruppo che vede la partecipazione di bambini provenienti dalle quattro sezioni della scuola, ivi compresa quella che viene ancora oggi chiamata la sezione sperimentale ovvero di nido.

 

Obiettivi generali:

proporre ai bambini una occasione per compiere esperienze inconsuete, di natura scientifica,sulle quali riflettere attraverso il confronto di pareri e di conoscenze più o meno tacite.

 

Obiettivi specifici:

  • sviluppo della capacità di compiere previsioni rispetto ad un fenomeno
  • uso del linguaggio in modo specifico e corretto
  • riflessione e consolidamento dell'esperienza comune dell'ombra.

 

Modalità dell'esperienza:

Il gruppetto di quattordici bambini di 2/3/4/5 anni viene fatto sedere nella sezione, sulle panche disposte a cerchio, usate di solito per le presenze della mattina o per svolgere conversazioni.

Viene così anticipato che faremo un gioco con l'ombra. “Ma cosa è l'ombra?”

Dopo varie risposte dei bambini, alcune logiche altre fantasiose, viene da loro indicata sul muro l'ombra della testa di un compagno, seduto di fronte.

Alla richiesta di indicare cosa crea l'ombra,i bambini più grandi nominano il sole, puntando il dito nella direzione dalla quale proviene la luce.

Andiamo tutti alla parete vetrata per osservare all'esterno il sole ed eventualmente altre ombre; i bambini eccitati nominano via via le ombre di alberi, muri, panchine, biciclette.

“Di che colore è l'ombra?”

Alcuni dicono scura, altri buia ma la maggior parte dice nera, uno grigia.

Alla richiesta di indicare “da che parte arriva la luce del sole”, i bambini rispondono che “non si vede”; effettivamente il cielo è nascosto dalle fronde dei grandi cedri che fronteggiano la classe.

Viene proposto allora di fare il gioco “del sole e dell'ombra”.

Il sole è rappresentato dal faretto; viene posta in mezzo al cerchio delle panche una sagoma tridimensionale di albero, sopra ad un foglio di carta da pacchi bianco che rappresenta il pavimento del nostro giardino. C'è poi una sagoma in cartoncino nero dell'albero che rappresenta la sua ombra.

A questo punto viene creata una situazione di penombra e viene acceso il faretto.

Un bambino di 5 anni dice che “facciamo l'abbronzatura”, quando si avvicina al faretto luminescente.

Viene esaminata la situazione: c'è una fonte luminosa che rappresenta il sole, c'è un oggetto che è un albero e c'è un foglio che rappresenta il nostro giardino, c'è infine una sagoma piatta nera che rappresenta l'ombra dell'albero.

Viene quindi posta una domanda ai bambini: “se il sole illumina l'albero, da che parte ci sarà l'ombra?”

I bambini provano ad esprimere il loro parere ed alcuni verificano che la loro idea è giusta, altri affermano solo che l'ombra è “un po' più in là”.

Dopo aver fatto alcune prove ed aver osservato più volte i vari elementi della questione, viene proposto di fare singolarmente una previsione.

“quando il sole, da questa posizione, illuminerà l'albero, dove si formerà l'ombra?”; il bambino viene invitato a posizionare la sagoma nera dell'ombra per terra, dalla parte che ritiene giusta, prima di accendere il faretto.

A questo punto avviene la verifica: si accende la luce ed il bambino stesso è invitato a controllare se l'ombra reale coincide con la posizione della sagoma posta per terra.

Comincia il dibattito fra bambini: si alzano per evidenziare l'esatta posizione dell'ombra, alcuni indicano dove avrebbe dovuto posizionare la sagoma, altri dal posto dicono “ha sbagliato” oppure “ha indovinato” a seconda del caso.

Tutti vogliono partecipare al gioco e con fatica si convincono ad attendere il proprio turno, mentre ogni volta cambia la posizione “del sole” cioè della fonte luminosa.

Avviene che qualche bambina fra le più grandicelle ponga particolare attenzione nel far coincidere la base del tronco tridimensionale con la base del tronco dell'ombra in cartoncino nero, impegnandosi a riprodurre la situazione reale.

I bambini più piccoli, quelli di 2 anni, che hanno partecipato poco alla conversazione, sembrano aver capito tutto ed alla richiesta di fare la loro previsione, posizionano la sagoma dell'ombra dalla parte giusta, magari rovesciata rispetto all'albero. Mi chiedo: che tipo di logica avranno seguito? Un bambino di 4 anni ed uno di cinque invece non si decidono a dare una posizione alla sagoma dell'ombra, neppure se aiutati dai suggerimenti dei compagni.

Paura di mettersi in gioco?

L'attività comunque sembra piacere davvero, tanto che ciascun bambino la ripete più volte.

Prima di concludere il laboratorio dell'intergruppo viene chiesto ai bambini di illustrare sul foglio da disegno quanto abbiamo appena scoperto e cioè che l'ombra viene sempre dalla parte opposta alla luce.

Sul foglio c'è disegnato un albero ed in alto, da un lato il sole (in posizione diversa per ciascun foglio), la richiesta è: “disegna l'ombra dell'albero dalla parte giusta rispetto al sole”.

Per i bambini di 2/3 anni che hanno capacità grafiche più limitate, è stato predisposta una sagoma in cartoncino nero, da incollare dalla parte giusta rispetto all'albero ed al sole.

L'attività si conclude, dopo circa un'ora di lavoro, con la promessa che la rifaremo presto.

 

Riflessioni conclusive:

  • si nota una grande disponibilità dei bambini a cimentarsi in previsioni per loro non consuete ed una evidente soddisfazione quando scoprono di “averci azzeccato”.
  • i bambini imparano nuovi termini come fonte luminosa, faretto, sagoma, ombra,ecc.
  • il fenomeno “ombra” sembra aver assunto connotati più razionali e corretti rispetto a come veniva definita l'ombra prima dell'esperienza e cioè buio, notte, scuro, paura ecc.
  • è emersa abbastanza chiaramente, una volta osservata, la relazione spaziale tra la fonte luminosa e l'oggetto che proietta l'ombra.
  • tutti i bambini hanno partecipato attivamente all'esperienza ed i più piccoli hanno dimostrato forse meno inibizioni dei più grandicelli nel mettersi in gioco.
  • si nota, in questo tipo di esperienze, una partecipazione a dir poco entusiasta dei bambini che si divertono moltissimo a fare nuove scoperte.