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INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO
quindicesima edizione

il bambino sregolato


alla rassegna stamparassegna stampa





il Messaggero
 
2 aprile 2004

Poveri bambini senza regole: diventano schiavi del gruppo

di MARIA LOMBARDI

ROMA - E ditelo un “no” qualche volta, gli farete del bene, perché i vostri figli hanno un disperato bisogno di vedervi ogni tanto scuotere la testa, i vostro occhi puntati nei loro. Fatevi coraggio e imponete delle regole, se ne sente la mancanza: non hanno fatto male a voi genitori e non lo faranno nemmeno a loro, anzi saranno un’utilissima bussola in una società senza più certezze. Senza regole non si può nemmeno giocare, figuriamoci diventare adulti. Il bambino “s-regolato”, lo chiamano, educato da genitori fiacchi, istruito in una scuola poco autorevole, nutrito dalla tv. A lui, e al suo bisogno di punti fermi, è dedicata la quindicesima edizione degli incontri internazionali di Castiglioncello (da domani fino al 4 aprile) organizzata dalla Regione Toscana, la Provincia di Livorno e il Coordinamento dei genitori democratici.
Tema, appunto, le regole: in famiglia, a scuola, davanti alla tv, nella società. Sembrano stanchi, questi genitori iperattivi, almeno come educatori, «hanno rinunciato consapevolmente all’autorità, memori dei danni che un’educazione autoritaria produce», sostiene Angela Nava, presidente del coordinamento dei genitori democratici. Si arrendono, «incapaci di dire “no” e rinunciano a essere un adulto di riferimento pur di non dover sopportare il malessere di dare qualche piccola frustrazione». Insomma, non sono genitori più buoni , sono solo più pigri. Pensate: da una recente ricerca del Censis risulta che oltre la metà dei genitori ammette di non esser capace di contrapporre alternative ai modelli della tv. Le conseguenze di così tanti “sì”? Figli «omologati», dunque in balia delle mode e dei gruppi, e poco «autonomi», perché i contrasti aiutano a trovare un’identità. Ragazzi incapaci di riconoscere le regole e rispettarle, come se «non fossero al corrente di un galateo sociale diffuso».
E sono guai, anche con la giustizia. «Questi ragazzi hanno bisogno di educatori e non li trovano, nè in casa e nemmeno in scuola», Pino Centomani, criminologo, ne parlerà al convegno. «Crescendo in una società senza padri, perdono il senso del limite, confondono la fantasia con la realtà, si abbassa la percezione etica dei loro comportamenti». Nessuno ci dà regole, allora ce le inventiamo (diventiamo banda). Per carità, i gruppi ci sono sempre stati, con le loro “leggi”. «Erano la palestra emotiva - dice il criminologo - ma poi crescendo s’imparava a ridimensionare le regole del gruppo». Adesso si fatica ad uscire dalla “banda”, i ragazzi anche non più adolescenti ne restano schiavi, «al di fuori non hanno identità. Per diventare visibili commettono reati, perché qualcuno si accorga di loro. Purtroppo nemmeno nelle istituzioni della giustizia minorile i ragazzi trovano più figure forti».
Da Castiglioncello un “no” anche «alla scuola s-regolata», come Angela Nava definisce quella pensata dalla Moratti. «Il rischio della riforma è quello di rendere la scuola subalterna alla famiglia», ammonisce il sociologo Enzo Persichella. «La scuola deve al contrario mantenere la sua autorità, non ridursi a supermarket, non piegarsi alla logica del rapporto tra utente e servizio. Non sempre quello che le famiglie chiedono è giusto: ci sono alcune che vorrebbero una scuola ridottissima, che non rubi tempo al lavoro dei figli adolescenti».
Regole pure davanti alla tv, che non è affatto cattiva, «anzi è buona, una finestra sul mondo», dice Mussi Bollini, produttore esecutivo della fascia bambini e ragazzi di Rai 3. «A patto che i genitori abbiano il coraggio di imporsi: si sceglie insieme cosa vedere e cosa no. E soprattutto non si fa zapping col telecomando, bisogna insegnare ai bambini a scegliere i programmi con una guida tv». Che «cattivi», i buoni genitori.

 

Ecco quali sono i rischi di un’educazione accondiscendente, senza “no” e senza regole.

  1. Questi bambini abituati a far di testa loro, da ragazzi non avranno il senso del limite e correranno il pericolo di confondere la realtà con la fantasia.
  2. Si omologheranno più facilmente alle mode e alle leggi del gruppo, da cui saranno dipendenti a lungo, fin quasi all’età adulta.
  3. Cresciuti senza conflitti, i ragazzi diventeranno persone meno autonome, incapaci di riconoscere l’esistenza di regole e dunque di rispettarle. Non è un caso se cresce l’allarme per i fenomeni di bullismo e i comportamenti trasgressivi delle adolescenti.

«Da quando i genitori hanno smesso di fare i genitori, i ragazzini hanno smesso di fare i ragazzini», sostiene il criminologo Pino Centomani. Dunque, torniamo ai vecchi ruoli.

  1. I genitori devono imparare a dire “no”.
  2. Dettare le regole non basta, bisogna controllare i comportamenti dei propri figli, sostenendoli ovviamente, e quando è necessario ricorrere alla sanzione. Non rinunciate alle vostre passioni, convinzioni e ideologie per l’ansia di evitare ai figli ogni genere di conflitto.
  3. Non consegnategli il telecomando della televisione in mano. Meglio insegnare loro a scegliere i programmi con una guida tv.