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INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO
quindicesima edizione

il bambino sregolato


alla rassegna stamparassegna stampa





pedagogika.it
gennaio/febbraio 2004

Bambino sregolato
nascita e storia dei “bambini” di Castiglioncello

Angela Nava Mambretti

Il 2, 3, 4 aprile nella consueta cornice del castello Pasquini, il Coordinamento Genitori Democratici in collaborazione col comune di Rosignano Marittimo darà vita alla quindicesima edizione degli Incontri Internazionali di Castiglioncello, dedicata quest’anno al “Bambino S-regolato”. Un’edizione particolare: il primo bambino era infatti del 1984 e forse non era neanche percepito, allora, come il primo di una lunga serie, una sorta di capostipite. Ma proprio dall’esperienza del primo incontro scaturì la necessità di aprire spazi di riflessione e di confronto a tutto campo. Fu l’incontro inevitabile fra il “mondo degli esperti” e il “mondo della quotidianità”, di chi sensibile ai problemi connessi alla crescita e alla formazione che riguardano non esclusivamente il proprio figlio, continua a voler cercare soluzioni che non si esauriscano esclusivamente nella sfera del privato. La cultura che diviene o torna ad essere strumento per affrontare i problemi reali, per analizzare il presente allo scopo di modificarne le storture. Un percorso insomma che cerca di intercettare un bisogno inevaso di “saperne di più” che la società civile nelle sue espressioni ancora attive continua a fare.
Un bambino che compie vent’anni, quindi, e può guardare senza compiacimenti celebrativi alla sua storia che si è intrecciata strettamente all’ evoluzione di questo paese negli ultimi due decenni.
Ma è anche il primo bambino “orfano” della sua ispiratrice, Marisa Musu, la quale tuttavia potrebbe dire “messo t’ho innanzi; omai per te ti ciba”. Senza arroganza, ma con la stessa passione degli amici che ci hanno preceduto nell’impresa, possiamo pensare che la sua eredità abbia fatto crescere questo bambino, lo abbia sollecitato ad una trasgressione consapevole, al rifiuto di regole che non fossero intimamente condivise. Aprivamo l’incontro del 2002 sul bambino s-confinato dicendo: “Quando vediamo che sempre più giovani sui vent’anni, sconfinati anch’essi, perché difficilmente riducibili ad appartenenze precise, senza imitare fratelli maggiori, hanno ricominciato a cercare, ad essere protagonisti, ad impegnarsi nonostante le astuzie e i cinismi del potere istituzionale, sentiamo che sono nostri figli, sentiamo il senso di un’associazione come il CGD.
Sentiamo che il lavoro di tanti nella nostra associazione nonè stato inutile, che questi giovani sono anch’essi i tanti bambini di Castiglioncello che qui mi piace ricordare nel loro dipanarsi negli anni, sono il bambino tecnologico, violato, bionico, colorato, bruciato, fuorigioco, on-off, sud, cattivo, supernovo, fantastico”
.
Questo il senso profondo dei nostri bambini, questo il senso del lavoro di tanti amici vecchi e nuovi in questi vent’anni: mi piacerebbe ricordarli tutti, in ordine rigorosamente alfabetico, ma non basterebbe lo spazio e rischierei di far torto a molti. Valga per tutti i nuovi, il ringraziamento al contributo generoso e di passione dello staff della rivista che oggi ci ospita e che condivide con noi un percorso di ricerca affatto concluso, perché continua ad offrire la possibilità agli adulti di interrogare ed interrogarsi evitando il dato acquisito, la formula risolutiva, scommettendo ancora una volta sul futuro.
Marisa Musu nel congedarsi a Castiglioncello nel 2002, ci aveva ricordato l’importanza di ragionare sul bambino libero, ma in una dimensione di solidale generosità.
Sul tema abbiamo molto riflettuto: il momento attuale è dominato dall’insicurezza, dalla paura, fattori centrali dell’esplosione di violenza e delle guerre degli ultimi quindici anni.
La civiltà occidentale, non sentendosi più immune da tale rischio, ha fatto delle domande di sicurezza, delle ansie diffuse nella società, un inconscio ricatto che ha finito col sacrificare i diritti sociali e individuali.
Il binomio regole - libertà appare quanto mai precario e carico di ambiguità. Se ciò è evidente nell’ambito politico ed economico, non meno gravi sono le sue conseguenze sul destino e sull’identità infantile. Regole e libertà sono un ossimoro per il bambino di oggi e di domani? L’idea di regola oggi si fonda su un equivoco: la rinuncia all’ autonomia, alla fantasia, al gioco. L’ambigua garanzia di istituzioni totali, di nuovi messianismi, di mediocri bonapartismi, la falsa certezza di microcosmi rassicuranti come la famiglia, le comunità terapeutiche, non coincide come piacerebbe a molti adulti alle reali aspettative e bisogni di bambini ed adolescenti. La cultura dominante ha sostituito al gioco, alla “sana” sregolatezza, la trasgressione narcisistica e autoreferenziale, con grave pregiudizio della dimensione sociale dell’individuo, fondata sul confronto, sulla partecipazione spontanea e disinteressata.
Assistiamo invece spesso, oggi, ad un atteggiamento di resa da parte dei genitori, ad una generalizzata incapacità a dire di no, il che significa rinunciare ad essere adulti di riferimento pur di non dover sopportare in alcun modo il malessere di dare anche quella piccola frustrazione. Ma c’è di più: questa rinuncia porta ad un’ulteriore forma di abdicazione: quella di essere se stessi con le proprie convinzioni, passioni, ideologie, debolezze, subordinando il proprio essere persone reali all’ansia di evitare per i propri figli ogni genere di conflitto. Ci piacerebbe un appello, per dirla con Bruner, ad assumere “l’apertura mentale come chiave di volta della cultura democratica”, come volontà di costruire conoscenza e valori partendo da prospettive molteplici senza per questo venir meno ai propri valori. Si nega, infatti spesso la richiesta che la maggiore responsabilità del genitore ponga dei confini, delle regole appunto che aiutano la crescita.
Né il bambino debole diventa forte in una famiglia forte, al contrario la sua crescita e la sua ansia di libertà sollecitano guide e punti di riferimento, ma in un’etica di liberazione e di responsabilità che se non può essere più quella utopica del fanciullo roussoniano, non è nemmeno quella della perenne delega a genitori ed istituzioni che perpetuano la propria eterna giovinezza.
In una società che inclina pericolosamente all’individualismo è necessario ri-guardare ai luoghi e ai modi di costruzione-condivisione-negoziazione delle regole: la scuola in primis, ma anche gli Enti Locali possibili laboratori di democrazia condivisa e soprattutto garanti dei diritti dei più piccoli.
Di qui le numerose declinazioni possibili del bambino sregolato e trasgressivo in un mondo che non si conosce, ma che ci si ostina definire globale. E allora la ricerca di regole e di libertà può concretizzarsi attraverso la ridefinizione delle regole che rendono il bambino protagonista del proprio futuro, inventore degli spazi di una città nuova, apprendista stregone di leggi e norme autenticamente condivise, depositario e soggetto di diritti. Riparliamo allora anche di etica della responsabilità senza moralismi di sorta.
“E’ difficile fare le cose difficili” - diceva Rodari - per concludere poco più avanti: “Bambini imparate a fare le cose difficili”. Il rischio è che noi adulti ci scoraggiamo non per la difficoltà, ma per l’apparente inutilità del “difficile”, consegnando i nostri giovani, dopo averli traditi, alla società del mi conviene e del fare finta.
Di tutto questo il nostro convegno vuole parlare con voi: attraverso relazioni e workshop che diffondano e mettano in rete le tante buone pratiche che molti adulti hanno pensato con e per i più giovani, nella scuola e non solo.
Chiudo con le riflessioni della nostra amica Chiara Caproni
Regola. Qualcosa che costringe e limita. Qualcosa che definisce e stabilisce i confini. E permette di collegarsi, affiancarsi, incastrarsi, relazionarsi con gli altri.
Qualcosa di ‘regolare’, distinguibile, con un centro ben preciso. Questo ‘regolarmente’.
Ma a volte, ci sono più centri, e pressioni e stimoli esterni che modificano e rendono necessario un diverso assestamento. Più ‘irregolare’ .
Meglio o peggio? Fonte di instabilità o di maggiore libertà e creatività?
Si incastrano anche i pezzi dei puzzle, non solo le figure regolari. E i disegni possono essere molto più intriganti.
Contrapposizione o convivenza possibile e auspicabile. A noi la scelta.
Arrivederci a Castiglioncello.