INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO
quindicesima edizione
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Riflessioni dopo Castiglioncello
Sono tornata da Castiglioncello, e come mi succede sempre, sento un grande vuoto. Questo è dovuto, forse, dal fatto che ho vissuto due giorni molto intensi sia dal punto di vista dell'impegno che dal punto di vista emotivo. Infatti per me , Castiglioncello è prima di tutto una forte esperienza emotiva.
Quando torno a casa e marito e figli mi chiedono com'è andata, com'è stato, non so rispondere altro che è andato tutto bene e che è stato bellissimo.
Castiglioncello non si può descrivere si deve vivere. Solo vivendo e respirando quell'aria di condivisione si può capire appieno la ricchezza che ha in se. Una ricchezza che non traspare dalla rilettura e dal riordino degli appunti presi. E' una ricchezza che si sviluppa e matura giorno per giorno, che ci ritorna quotidianamente nelle azioni, anche le più semplici, che acquistano un nuovo significato ed un maggior spessore; di conseguenza anche la nostra stessa vita acquista maggior consistenza.
Quest'anno, però, Castiglioncello non mi ha solo dato ma ha risvegliato in me un "grido" che avevo chiuso dentro, forse da troppo tempo,ed ora, soprattutto dopo la tavola rotonda "Bambini imparate a fare le cose difficili..." non riesco più a far tacere.
Tutto nasce da un frase detta da mio figlio che, in prima media, dopo aver perso, a causa di un trasferimento, il professore di italiano, ha attraversato un periodo di profonda crisi.
Devo spiegare che il professore in questione era riuscito in pochissimo tempo a galvanizzare l'attenzione, la voglia di sapere,di conoscere e di approfondire di tutta la classe. Tanto da far dire a mio figlio che doveva mettersi di impegno e studiare anche il latino ed il greco.
Dopo un po' di tempo, visto che la crisi di Filippo non si risolveva, ho chiesto a lui cosa avesse il professore che gli altri non avevano tanto da togliergli la voglia di andare a scuola.
Filippo mi ha risposto che il professore di Lettere "non ci rendeva la vita (scolastica) facile ma ce la spiegava"
Devo aggiungere, per rendere a pieno il senso di questa affermazione, che Filippo ha una forma di dislessia piuttosto complessa.
Pertanto chiedo, a gran voce, attraverso questo spazio, a tutti gli insegnanti, i professori e chiunque si occupi dei nostri bambini a qualunque livello di non semplificargli la vita ma di spiegargliela. Ve lo chiedo anche a nome di Filippo, che ora frequenta la terza media e che per lui la vita (scolastica) non è mai stata, non lo è e non sarà mai facile.
Concludo con un grandissimo grazie per Castiglioncello ed anche per la possibilità di questo piccolo "sfogo"
Franca Rossetto |