INCONTRI
INTERNAZIONALI
DI CASTIGLIONCELLO
quindicesima edizione
rassegna stampa
|
5 aprile 2004
Bambini senza regole, senza no e senza freni, che rischiano di finire allo sbando
di LAURA CANDELORO
Così crescono i ragazzi di oggi, in famiglia, a scuola, davanti alla tv, nella società, viziati da un illimitato permissivismo da parte di genitori non più buoni ma più pigri, che hanno rinunciato consapevolmente all’autorità, memori dei danni che un’educazione autoritaria produce. Incapaci di dire no, condizionati da fobie e paure, rinunciano a essere un adulto di riferimento e a rappresentare un modello educativo per i propri figli. Di questo si è parlato al convegno "Il bambino s-regolato", conclusosi dopo 3 giorni a Castiglioncello, organizzato da Regione Toscana, Provincia di Livorno e Coordinamento dei genitori democratici. Ragazzi che hanno bisogno di punti fermi e dopo tanti sì non li trovano; educatori cercansi, in casa e a scuola. Figli «omologati», in balia delle mode e dei gruppi, e poco «autonomi», perché i contrasti aiutano a trovare un’identità. Figli di una libertà che sconfina nell’anarchia sociale, incapaci di riconoscere le regole e rispettarle, come se non fossero al corrente di un galateo sociale diffuso. «Crescendo in una società senza padri, perdono il senso del limite, confondono la fantasia con la realtà, si abbassa la percezione etica dei loro comportamenti».
E finiscono per adottare le regole del gruppo, di cui poi, anche non più adolescenti, restano schiavi, perché al di fuori non hanno identità, e per farsi notare commettono reati. Le istituzioni devono aiutare i genitori nel difficile compito dell’educazione in momento in cui tutto sembra sbandare e non avere regole. «Quando ero direttore del progetto Beccaria nel carcere minorile di Milano - sostiene Centomani – ho scoperto l’importanza della regola come elemento di libertà condivisa. I giovani hanno bisogno di certezze». Lasciati soli davanti alla tv, con la sua rappresentazione infedele della realtà: secondo una ricerca del Censis oltre la metà dei genitori ammette di non esser capace di contrapporre alternative ai modelli della tv. In crisi anche l’altra agenzia educativa basilare: la scuola. Secondo un’indagine della Cgil scuola in Puglia, anche se «il 90% dei genitori si ritiene soddisfatto del modello formativo che la scuola attualmente offre, vogliono essere protagonisti della vita scolastica dei figli attraverso un maggiore coinvolgimento da parte degli insegnanti». Un no anche «alla scuola s-regolata», come Angela Nava, presidente del Coordinamento, definisce quella della riforma Moratti, «che rischia di rendere la scuola subalterna alla famiglia, invece di mantenere la sua autorità. La scuola non deve ridursi a supermarket, piegarsi alla logica del rapporto tra utente e servizio. Non sempre quello che le famiglie chiedono è giusto: ci sono alcune che vorrebbero una scuola ridottissima, che non rubi tempo al lavoro dei figli adolescenti». Inoltre il 55% delle neo mamme lavoratrici italiane affida ancora i propri figli ai nonni «perché non ha assistenza da parte dello Stato e ha paura che la riduzione del tempo pieno e prolungato, possa peggiorare la situazione».
|