Dopo il bambino colorato, cattivo, violato, bionico, fantastico, si confinato è arrivato a Castiglioncello il bambino s/regolato.
Il XIV incontro internazionale, apertosi venerdì e che si conclude oggi. organizzato dal Coordinamento genitori democratici (CGD) aveva quest’anno al centro delle sue attenzioni il bambino senza regole figlio di una società, anch’essa, senza regole. Genitori orfani di un sistema di valori solido trasmettono poche regole annegate in un complesso di comportamenti contraddittori. Chi cresce si sente meno protetto. Non c’è più un sistema che guida e che si può infrangere. Al massimo esistono i diktat di mode e tendenze. La trasgressione è oggi narcisistica, sostituisce il gioco e i riti di passaggio.
Regole e libertà. Chi trasmette un sistema di regole condivise? I genitori, la scuola, le istituzioni?
A queste domande hanno tentato di rispondere gli studiosi partecipanti all’incontro internazionale di Castiglioncello. Educare a cosa? Si chiede Francesco Tonucci, ricercatore e animatore del progetto La città dei bambini. Educare ai doveri implica un atteggiamento di delega. Educare ai diritti fa scoprire l’appartenenza e la responsabilità. Le regole si devono poter sperimentare. Se l’adolescente vive sino a 14 anni perennemente controllato dai genitori, se chi detta le regole è sempre presente, non c’è più lo spazio per elaborarle e applicarle.
Ci sarà tempo dopo per questa messa a punto? Il percorso è accidentato se è vero - come sostiene il sociologo Alessandro Cavalli, relatore a Castiglioncello - che i giovani esprimono una tensione a vivere solo nel presente. E del resto come progettare il futuro in una società che chiede loro la totale disponibilità ad esser flessibili, precari, multifunzionali, discontinui (a partire dal lavoro). Ce la faranno? L’impresa è difficile anche perché non hanno imparato l’autonomia che è la capacità di muoversi in un territorio incerto. Questa capacità richiede poche ma importanti certezze di base. Serve la libertà. Ma servono anche regole e paletti per ancorarsi.
Dove fissare questo confine, quale rapporto far nascere tra la regola e l’adolescente erano i temi di dibattito di numerosi workshop. Si è discusso delle regole del vivere civile. Molte le esperienze portate a Castiglioncello dalle scuole. C’è il bullismo che cresce rigoglioso, gesto ribelle e impotente di chi vive senza certezze. Ma c’è anche la capacità della scuola di proporsi come palestra di creatività e di elaborazione di regole. Insegnare il rispetto per l’ambiente o per l’arte, ad esempio, è anche trasmissione di una regola di rispetto: conservare per lasciare in eredità il nostro patrimonio storico-paesaggistico a chi verrà dopo di noi.
Castiglioncello, quest’anno, era priva però di una delle sue animatrici più convinte: mancava Marisa Musu scomparsa un anno fa. A lei e al suo costante impegno è stata dedicata questa XIV edizione.
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