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Presentazione

La città dei bambini e delle bambine (la proposta)

La progettazione partecipata

La medicina scolastica

Il mercatino dei libri usati

Progetto scuola

Festa dei popoli

Per una vera scuola a tempo pieno

partecipazione dei bambini e degli adolescenti

Il tema della partecipazione dei bambini alla vita sociale e politica è pienamente entrato a far parte del diritto internazionale a partire dall'approvazione e ratifica della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, in particolare agli artt. 12, 13, 14 e 15 la Convenzione dichiara i diritti/doveri dei bambini alla partecipazione e il dovere degli adulti di predisporre le condizioni e gli strumenti per rendere esigibile tale diritto.

L'idea di fondo della Convenzione è di trasformare il bambino da soggetto irresponsabile a cittadino consapevole in grado di partecipare alla vita della comunità locale, soprattutto per quanto riguarda le decisioni in ordine alla gestione dell'ambiente e alle opportunità a favore dell'infanzia e dell'adolescenza. E' una prospettiva culturale che al giorno d'oggi, soprattutto nei paesi ad alta industrializzazione è difficile da percepire vista la progressiva riduzione del numero dei bambini e il ridursi degli spazi di autonomia loro disponibili.

Per attuare in pieno gli obiettivi a cui le stesse leggi mirano occorre abbattere numerose barriere di tipo strutturale e culturale, aiutare tutti gli adulti (genitori, amministratori, insegnanti, cittadini) a sviluppare una nuova sensibilità, a modificare i loro atteggiamenti per riconoscere i bambini, i loro bisogni, i loro diritti, ad ascoltarli e a capirli.

Sviluppare il tema della partecipazione richiede quindi alcune precisazioni: cosa si intende per "partecipazione" e a che cosa la si riferisce cioè a quale contenuto si desidera che i bambini partecipino.

Promuovere il protagonismo dei bambini e degli adolescenti significa creare le condizioni affinché aumenti la loro quota di "potere", potere inteso nel senso di:

FARE DECIDERE PENSARE AGIRE

Partecipare è un verbo che assume rilievo e qualifica il suo significato in rapporto all'attività e alla funzione "a cui si prende parte"

Alla luce di questa premessa è possibile delineare una prima idea di partecipazione come possibilità di rendere concreti i diritti di parola, di essere informarti, di cittadinanza attraverso il protagonismo diretto e l'assunzione di responsabilità.

Esistono diverse modalità in cui bambini e ragazzi vengono coinvolti in processi partecipativi. Talvolta, però, questa partecipazione assume forme ambigue, in cui i bambini si ritrovano in situazioni di facciata, di decorazione o peggio ancora di manipolazione. In questi casi non si può certo parlare di partecipazione, bensì di non partecipazione. Nella scala della partecipazione possono essere distinti due blocchi: gradini di non partecipazione e gradini di partecipazione. Nel primo vengono classificate tutte quelle situazioni in cui bambini e ragazzi vengono “utilizzati” dagli adulti; nel secondo, invece, è possibile rintracciare tutti quei processi in cui il bambino e il ragazzo sono coinvolti a partire dalla semplice consultazione e informazione fino alla concreta progettazione di azioni curata direttamente dai ragazzi senza alcun intervento dell'adulto.

Un'altra dimensione dell'attenzione del bambino alla partecipazione è relativa al miglioramento delle condizioni di vita dei bambini.

Il punto di partenza è la constatazione che sul piano della qualità della vita nelle città di oggi i bambini sono quelli che pagano il prezzo più alto rispetto a tutte le altre categorie d'età; l'emergenza non è solo di tipo ambientale, ma riguarda anche il versante dei processi di socializzazione e delle capacità relazionali. Le scelte urbanistiche degli adulti influenzano pesantemente l'attuale condizione infantile hanno progressivamente sottratto ogni spazio, ogni possibilità di autonomia nei giochi, nelle mobilità e nelle relazioni interpersonali dei bambini, cancellato ogni occasione di esplorazione, di esperienza e di avventura, quasi del tutto scomparsa è la dimensione del gruppo amicale di vicinato, fondamentale sul piano relazionale e ludico e per la progressiva assunzione di autonomia rispetto all'ambiente familiare.

La carenza di spazi fisici e di occasioni dove incontrarsi da soli, senza la presenza degli adulti, non permettono ai bambini di fare esperienze autonome, di rischiare per la prima volta, di misurarsi con compiti concreti e questo spiega l'arretramento dei ragazzi rispetto a capacità che sono tuttora decisive per il passaggio alla vita attiva ed alla condizione adulta.

Molti pedagogisti e psicologi hanno avanzato così l'idea di riformulare le basi del progetto educativo, attualmente dominante, puntando su obiettivi di attivazione e responsabilizzazione nella realtà comunitaria e cittadina (educazione alla cittadinanza attiva).

Secondo questa visione la città accanto alle sue funzioni tradizionali (economiche, sociali, politiche e di prestazione di servizi), deve assumersi dovrà una funzione educativa ovvero formare e promuovere lo sviluppo di tutti i suoi abitanti, a cominciare dai bambini e dai giovani.

Si tratta evidentemente di una prospettiva nuova per chi ha responsabilità di programmazione sugli spazi urbani e sulla vita delle famiglie e dei bambini.

Si tratta di:

  • Chiedere ai bambini e agli adolescenti cosa vogliono per la loro città e cosa sono interessati a fare direttamente;
  • Aiutarli a definire un progetto concreto di azione e porlo in essere;
  • Restituire dignità ai bambini come cittadini e risorsa dell'oggi, allontanando l'errore di definirli come cittadini e risorsa del futuro.

In questa direzione si possono sviluppare molte esperienze di progettazione partecipata finalizzate alla ristrutturazione di spazi verdi (parchi, giardini ecc.), di luoghi di transito e sosta (vie, corsi, piazze ecc.), di spazi interni ed esterni di scuole, condomini ecc.

Le riflessioni sin qui proposte hanno evidenziato come la partecipazione costituisca contemporaneamente un obiettivo delle politiche per l'infanzia e per i giovani e un aspetto di metodo che caratterizza gli interventi rivolti a bambini e giovani, e come vada promossa negli anni a venire.

In sintesi è possibile immaginare a livello operativo di scindere il concetto della partecipazione in riferimento a prospettive differenti e complementari:

  • partecipazione come il diritto a essere inclusi, ad assumere dei doveri e delle responsabilità nella vita quotidiana a livello locale;
  • partecipazione come il diritto di influenzare democraticamente i processi rilevanti della propria vita;
  • partecipazione come possibilità di contribuire all'elaborazione di politiche pubbliche.

Questa tripla valenza determina la necessità di guardare alla partecipazione dei bambini e dei giovani in termini di processo continuo che può migliorare e intensificarsi. I bambini e i giovani possono vedersi conferire progressivamente più responsabilità più compiti e arrivare a una capacità di mettere in opera i loro progetti in totale autogestione.

Si può parlare di una spirale della partecipazione: un processo di questa natura può essere considerato un procedimento in grado di generare un livello di partecipazione sempre più forte e autonomo.

Tuttavia, in questo processo, bisogna riconoscere e avere chiari i ruoli svolti dalle diverse agenzie tenendo conto che il "bambino è una persona i cui ambiti non possono essere considerati separatamente, le risposte ai loro bisogni/diritti devono essere elaborate dagli adulti in modo interdisciplinare".

La partecipazione richiede fiducia e stima in se stessi e negli altri, e la fiducia non compare all'improvviso nella vita di bambini e adolescenti se, in modi più diversi, non è stata già sperimentata prima.

In questo senso la famiglia e la scuola rimangono i primi ambiti dove i bambini e gli adolescenti possono conoscere il valore e il senso della partecipazione. Certamente non sono gli ambiti in cui la partecipazione si deve esaurire, anzi è opportuno che il territorio offra il più ampio numero e la più ampia varietà possibili di occasioni per favorire l'avvicinamento e la sperimentazione diretta di tipo partecipativo, ma senza conferme da parte di famiglia e scuola anche queste esperienze rischiano di non incidere a fondo nei modelli di relazione sociale e nelle rappresentazioni che bambini e adolescenti costruiscono della società e del suo funzionamento, dei ruoli di potere e delle loro funzioni, delle relazioni tra istituzioni e cittadini, del ruolo delle formazioni sociali.

La scuola ha davanti a sé molteplici possibilità: un errore che non dovrebbe compiere è pensare che la partecipazione la si promuova organizzando situazioni dedicate, i bambini e gli adolescenti sono capaci infatti di valutare il grado di coerenza dei progetti. Quello che occorre focalizzare e cercare di aumentare è la coerenza tra macro orientamenti e micro scelte, micro comportamenti dei docenti, dei direttori, del personale scolastico in genere; è nella vita quotidiana della classe nel corso degli anni che si costruisce il valore della partecipazione e la percezione della possibilità di intervenire nella vita sociale, non in situazioni sporadiche, inventate, artificiali.

Le istituzioni pubbliche e, in particolare modo, i Comuni hanno davanti una grande opportunità: favorire lo sviluppo del senso civico e di un rinnovato interesse per un patto tra cittadini e istituzioni.

Alle istituzioni spetta il compito di diminuire la percezione della distanza che bambini e adolescenti sperimentano in ordine alla città, ai servizi, alla loro accessibilità, alle condizioni per il loro funzionamento. Occorre aiutare i bambini e gli adolescenti a percepire persone dietro i ruoli, costruire relazioni che investano anche la sfera emotiva e non solo quella cognitiva.

A loro spetta il compito più arduo: recuperare la fiducia che è stata persa, costruire possibilità attraverso le quali i bambini e gli adolescenti arrivano a sentirsi e percepirsi come cittadini accettati già oggi e non solo nel domani, come parte di un contesto territoriale, di una comunità sociale che esprime idealità e prospettive di futuro.

Alle associazioni che si occupano di bambini e adolescenti è ugualmente concessa una grande opportunità. In genere, l'adesione a questo tipo di opportunità richiede una scelta diretta dell'interessato. Le associazioni hanno la possibilità di impostare il funzionamento delle attività in modo che esse non enfatizzino solamente la dimensione di fruizione di un servizio o di esecuzione di compiti e incarichi che vengono assegnati da qualche adulto. Possono, invece, costruire e far sperimentare a bambini e adolescenti forme e modalità di espressione diretta di potere, nel senso di prendere decisioni, valutando informazioni, vincoli e risorse e far vivere, in modo sempre più significativo, il contesto territoriale come riferimento culturale e sociale.

In questo senso le associazioni possono ottenere un obiettivo indiretto: allenare all'esercizio della democrazia e della partecipazione oltre che far crescere armonicamente il corpo, far maturare la sfera artistica ed espressiva oppure far difendere l'ambiente, la fauna e la flora.

Si può concludere enunciando che ad una “nuova visione dell'infanzia” va abbinata una “nuova visione della città” in questa prospettiva è necessario modificare le politiche di gestione dell'ecosistema urbano assumendo i bambini come indicatori della qualità urbana e le esigenze e i bisogni dell'infanzia come parametri per la promozione di uno sviluppo sostenibile.

PERCORSI DI PARTECIPAZIONE

  • Progettazione partecipata
  • Consiglio dei bambini

Settimo Milanese, 2000

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