torna alla home page Genitori Come 1/2001
[ home ] [1/00] [2/00] [1/01] [2/01] [1/02] [1/03] [2/03] [1/04] [2/04] [1/05] [2/05] [1/06] [2/06] [1/07]

 

 

Editorialedalla parte delle famigliefamiglie e territoriosessualitą e affettivitą
 
 

Sessualità e disabilità

Durante il Workshop Sessualità e disabilità: significati soggettivi e coinvolgimento emotivo nel lavoro di cura nell'ambito del Convegno Erickson "La qualità dell'Integrazione nella Scuola e nella Società - 2001", il Cgd ha presentato una relazione su Affettività e Sessualità nei Minori in situazioni di Handicap: genitori ed educatori si interrogano. Riportiamo una sintesi di tale lavoro.

Sempre con più forza emerge il bisogno di affrontare il tema dell’Educazione Sessuale e all’affettività per bambini e bambine portatori di handicap.
L’educazione sessuale, intesa nell’accezione di educazione all’identità personale di genere e al rapporto con l’altro/a, inizia dai primi giorni di vita attraverso la pienezza e il calore dell’attenzione e delle prime cure che il bambino o la bambina ricevono e per le quali cominciano a sviluppare sensazioni, buone azioni, sentimenti che evolvono, più tardi, nella capacità di amare.
Nei giovani e nelle giovani in situazioni di handicap il percorso verso questa sfera appare più problematico, ma non per questo meno degno di rispetto.
Il C.G.D. di Prato si propone di fornire un’occasione di riflessione comune a operatori e genitori di bambini/e ragazzi/e con handicap, affrontando la questione dell’affettività e della sessualità nel disabile, argomento spesso ignorato o rimosso, ma che è una componente importante della vita di relazione di tutti.
Lo scopo dei progetti attivati è aiutare i genitori e gli educatori nel compito insostituibile di accompagnare la crescita di questi giovani con l’obiettivo di sviluppare al massimo la loro personalità e la loro capacità di entrare in relazione con gli altri.
L'organizzazione mondiale della sanità definisce la sessualità come "modalità globale di essere della personalità nell'intreccio delle sue relazioni con gli altri e con il mondo. Inizia con la vita stessa della persona e si modella ed evolve lungo il corso di sviluppo della medesima".
Se la sessualità è modalità globale della persona e assorbe la funzione comunicativa, affrontare il tema della sessualità della persona handicappata è parlare del soggetto nella sua globalità. Dunque è opportuno parlare di accettazione, emozione, ma soprattutto di comunicazione dell'emozione.
Spesso se il genitore sa che il figlio non sarà in grado di vivere a pieno la sua sessualità gliela nega anche come identità.
Ci piaceva, dove ce ne fosse bisogno, poter restituire un'immagine al genitore: il figlio anche se handicappato è un adolescente maschio e femmina. Riconoscergli questo gli spetta di diritto. Affermarglielo quotidianamente con i gesti è un dovere.
Va sottolineato che la nostra non è un’associazione di genitori di bambini/e disabili, e, tuttavia, ci preme evidenziare che i nuovi genitori di bambini con handicap vengono più volentieri da noi e c’è una tendenza in atto a rifuggire la “ghettizzazione” di un’associazione apposita, perdendo però in contemporanea i saperi che tali associazioni hanno accumulato.
Il progetto si sviluppa in una serie di incontri con i genitori di bambini e bambine portatori di handicap, di età diverse. Particolare attenzione e tempo viene dedicata dai soci dell’associazione nella ricerca dei genitori, contattandoli personalmente, utilizzando la collaborazione di alcune scuole e di alcune associazioni e cooperative che operano nel campo dell’educazione dei disabili.
Gli incontri vengono condotti con la metodologia del circolo, mettendo a proprio agio i partecipanti e attivando momenti di ascolto ed “esercitazioni”, per sperimentare e modificare comportamenti e atteggiamenti. Il progetto prevede inoltre forme di accompagnamento nel tempo dei genitori che si rivolgono all’associazione.
L’obiettivo fondamentale è che il genitore sia consapevole e in grado di svolgere il ruolo che gli è proprio: quello dell’allenatore emotivo.
Oggi è proprio la neuroscienza che sostiene la necessità di prendere molto seriamente le emozioni. Le nuove scoperte scientifiche ci assicurano che se cercheremo di aumentare l'autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri sentimenti negativi, di conservare il nostro ottimismo, di essere perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare la nostra capacità di essere empatici e di curarci degli altri, di cooperare e di istituire legami sociali, (se presteremo attenzione in modo più sistematico all'intelligenza emotiva) potremmo sperare in un futuro più sereno da qualsiasi condizione si parta.
Per questo dedichiamo molto lavoro alla comprensione dell'ascolto empatico. Ascoltare pienamente l'altro e supportarlo in ciò che sente, aiuta spesso ad accettare una situazione che si sa non si può cambiare. Aiuta a prendere coscienza dei propri sentimenti, ad avere meno paura delle emozioni negative, promuove intimità, rende il figlio più ricettivo rispetto alle idee e alle opinioni dei genitori.

Perla Giagnoni,
Barbara Davanzati,
Sonia Vita,
Coordinamento Genitori Democratici di Prato