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Recensioni
La guerra del soldato Pace
di Michael Morpurgo
Salani Editore 10,00 euro
Il tempo scandisce lo scorrere di questo romanzo; il tempo dei ricordi di Thomas Pace, soldato che nelle poche ore che intercorrono tra le “dieci e cinque” e le sei del mattino rivive tutta la sua vita in attesa della fucilazione. Affinché quella notte non giunga all’alba tutta d’un fiato, il soldato Pace ripercorre i passi che lo hanno portato a quelle ore di attesa nel tentativo di sconfiggerne l’inerzia e l’assurdità, avvolgendo il lettore in un’illusione che solo alla fine del romanzo si rivelerà per ciò che è: una mirabile costruzione narrativa.
Nell’avvicendarsi dei capitoli è inevitabile affezionarsi al protagonista e alla sua famiglia e provare un senso di inquietudine non appena, di pagina in pagina, inizia a delinearsi l’idea che sarà giustiziato. Ma la “trappola” narrativa sta proprio in questa identificazione perché quando alla fine capiremo che la fucilazione imminente non è quella di Thomas ma del fratello Charlie, non riusciremo comunque a sospirare di sollievo.
L’altra faccia della medaglia, il ritorno a casa e il compimento di una promessa, appariranno ai nostri occhi non meno difficili dello stare davanti ad un plotone d’esecuzione. Il paesaggio campestre con cui il romanzo si apre e che fa da sfondo alle ragazzate, all’amicizia e all’amore (fraterno e non solo), è il terreno di gioco di questo “nuovo classico sull’assurdità della guerra” ispirato alla storia vera di 290 soldati semplici del Commonwealth britannico che durante la prima guerra mondiale furono fucilati con l’accusa di diserzione o codardia, in seguito a brevi processi sommari e privi di vera assistenza legale.
Un romanzo da far leggere ai ragazzi perché ricco di ispirazione e buon senso, capace (come scrive il Sunday Times) di “rendere perfettamente l’idea di quanto preziosa sia la vita”.
a cura di Vanessa Crespina
Imperfetti ma sereni.
La risposta a cento (e tre) domande dei genitori
di Alfredo Pierotti
Ediz. Essedi 15,00 euro
Può essere richiesto via mail o per posta al Centro Studi e Servizi Scuola 2000 Via Pisana 1181/ d 55100 Lucca e mail: scuola2000@virgilio.it - scuola2000.altervista.org o ad alfredo.pierotti@tin.it.
Come è noto genitori non si nasce, ed il percorso per acquistare le fondamentali cognizioni della figura genitoriale è lungo e privo di apparente traguardo.
Pierotti, nella sua “feconda e complessa” (come lui stesso la definisce) esperienza “genitorial-scolastica”, fornisce a noi genitori, sempre avidi di risposte ai mille dubbi che il comportamento dei nostri ragazzi ci insinua, una serie di utili suggerimenti per riflettere, e magari migliorare, il nostro rapporto con i figli.
Ormai definitivamente abbandonato il modello della famiglia autoritaria e patriarcale, accertati i difetti di un’educazione eccessivamente permissiva, l’autore caldeggia una famiglia “aperta, dialogante e flessibile”. Al centro di tale nucleo, il valore portante è costituito dalla comunicazione. La riflessione proposta suggerisce di creare da parte del genitore, fin dalla prima infanzia, un’abitudine mentale alla comunicazione imparando ad affrontare e risolvere insieme i problemi dei figli. Ciò “crea competenza nei genitori e rassicura i figli”. A tal fine dovrebbe essere abbandonata la teoria della causa-effetto; è necessario partire dal presupposto che il comportamento dei figli, attuale e futuro, non ha esclusiva e diretta dipendenza della nostra educazione o dei modelli che vengono loro proposti, secondo una logica predeterminabile. “Nostro figlio da grande sarà il frutto di una serie di combinazioni ereditarie sociali ed educative”. Tale approccio consentirebbe a noi genitori un rapporto più vero coi figli, libero dai sensi di colpa tenendo, al contempo, a bada quello che Pierotti definisce “il senso di onnipotenza”, rigido atteggiamento, destinato al fallimento, con cui si ritiene di assoluta infallibilità sia il proprio metodo educativo sia il risultato dello stesso sui figli.
L’autore, affrontando una serie di situazione pratiche, del tutto ricorrenti nella dinamica familiare, trova lo spunto per suggerire interessanti idee per avvalorare il ruolo genitoriale.
Si ricorda qui l’incoraggiamento a “perdere del tempo” coi figli, a rivalutare la comunicazione non verbale, a favorire momenti di esperienza anche fisica dei figli in contrapposizione ad un mondo che ci offre prettamente esperienze virtuali o indirette. Interessante il concetto di “ecologia mentale” quale equilibrio, da ridefinire costantemente, nelle relazioni con se stessi, con gli altri e con l’ambiente, situazione che senz’altro favorirebbe la relazione genitore-figlio.
Pierotti ci ribadisce quindi, a conclusione del testo anche con esempi di vita quotidiana, quali il rito della colazione, i cartoni animati violenti o le feste di compleanno, che i genitori migliori dovrebbero tendere ad interrogarsi continuamente sul proprio operato, rapportarsi coi figli in modo da non dare per scontato alcun presupposto e non imponendo schemi rigidi e autoritari.
Il criterio generale che dovrebbe sovrintendere tutti i comportamenti umani risulta sempre quindi il buon senso e la ragionevolezza (ammesso che anche questi concetti non siano del tutto relativi…!).
a cura di Eva Furini |