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il Melograno
un centro per le famiglie
bbiamo
chiesto a Miriam Monticelli, che lavora come mediatrice familiare presso
il Centro per le Famiglie "Il Melograno", di parlarci del
centro e della sua attività. Per dare ampio spazio ai due aspetti
riportiamo in questo numero la presentazione del centro, riservando
al prossimo l'esposizione di due casi di mediazione.
Il Centro "Il Melograno" nasce nel 1999 fortemente voluto
dall'Assessorato alle politiche sociali, che intendeva sviluppare una
politica a sostegno delle famiglie. Il Centro per le Famiglie Il Melograno
prevede una rete complessa di attività e interventi.
Sono previsti infatti dei Servizi specifici, con l'obiettivo di rispondere
al bisogno della famiglie di essere aiutate nei momenti critici e attività
finalizzate a sviluppare reti di sostegno informale, attraverso cui
le famiglie diventino esse stesse una risorsa per il Centro.
Tutti gli interventi sono pensati come facenti parte di una rete di
servizi che il nostro territorio offre; inoltre stiamo studiando forme
di collaborazione attiva, in cui i vari enti mettano a disposizione
proprie risorse, con l'obiettivo di realizzare interventi integrati.
La mia attività specifica come Mediatrice Familiare riguarda,
come risulterà evidente, il piano dell'intervento relativo all'offerta
di sostegno nei momenti critici della famiglia. Ed ha valenza di prevenzione
primaria, in quanto si pensa ad aiutare la famiglia nel normale evolversi
della sua storia.
La storia di ogni famiglia, infatti, contiene passaggi da una fase ad
un altra che trasformano la sua immagine e la sua realtà interna.
Ogni passaggio contiene un aspetto di perdita, che talvolta è
difficile tollerare. Pensiamo, uno per tutti, al momento in cui nasce
il primo figlio l'uomo "perde" una partner tutta per sé.
Così come la donna perde la sua dimensione individuale. Generalmente,
nessuno prepara e sostiene il futuro padre e la futura madre ad affrontare
questo momento critico, invece che è da qui che inizia, inizia
il difficile percorso di trasformazione dal due al tre, dalla coppia
alla famiglia.
Nel nostro lavoro di progettazione del Centro, abbiamo trovato che nel
definirlo fosse obbligatorio usare il termine famiglia nella forma del
plurale. Come sappiamo oggi il concetto di famiglia nucleare che prevede
il triangolo padre, madre, figli, non corrisponde più alla realtà.
Ci sono famiglie monogenitoriali, ci sono famiglie ricomposte.
Si è voluto aderire all'idea che la normalità non sia
nella forma delle relazioni ma nel loro contenuto.
Perché, quindi, la MF in un Centro per le Famiglie?
Perché si ritiene che le famiglie separate siano, al pari di
quelle con i genitori uniti, il contenitore dello sviluppo dei figli,
e quindi che molto dipenda dalle qualità di questo contenitore.
Un genitore può essere un genitore sufficientemente buono, per
usare la definizione winnicottiana, anche se è separato, o se
ha una famiglia ricomposta. I figli di genitori separati non sono sfortunati
pregiudizialmente, lo sono se i loro genitori verranno meno alla capacità
di preoccuparsi per loro. Lo sono, quindi, se la conflittualità
che è all'origine della separazione, si protrae nel tempo, cronicizzandosi
in una modalità su cui si fondano le relazioni familiari.
La MF interviene sulla crisi conflittuale in atto si lavora per rendere
possibile che la distruttività inevitabile genarata dal conflitto
che si genera sia contenuta e contenibile.
Riattivando la comunicazione sulla base della preoccupazione genitoriale
per i figli. Tale preoccupazione è a volte rintuzzata fra i diritti
e i doveri e il lavoro di renderle lo spazio necessario richiede pazienza,
costanza, fiducia.
Intendo dire che spesso i genitori che arrivano in MF hanno ridotto
la loro "preoccupazione genitoriale" ad una serie di diritti
e doveri perfettamente legali e completamente anaffettivi.
Così il piacere di fare le cose insieme al figlio, di andarlo
a prendere a scuola o di svegliarsi insieme la mattina diventa il "diritto
di visita". O il fatto di decidere in quale scuola è meglio
che vada o quale sport proporre diventa il "dovere di esercitare
la patria potestà". In MF bisogna riuscire a riavvicinarci
al piano emozionale dell'essere genitori, per poter parlare di accordi
che tengano conto dei bisogni "umani", non solo legali, dei
genitori e dei figli.
Spesso ci riusciamo. A volte no.
(nel
prossimo numero la descrizione di due mediazioni, una riuscita e una
no)
Miriam Monticelli
Psicologa Mediatrice Familiare (Ass. Paidos)
Centro per le Famiglie "Il Melograno" Sesto F.no(Fi)
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