1/2006 | |
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Perchè leggere? La lettura per allenare conoscenza e immaginazione Dando uno sguardo veloce alla mia vita mi accorgo che può essere divisa in grandi blocchi i quali all’incirca coincidono con i periodi scolastici: gli anni allegri delle elementari e delle medie, quelli tormentati della scuola superiore e quelli dell’università, respiro e realizzazione. E se rifletto su queste diverse “epoche” subito mi tornano alla mente alcuni libri i cui titoli diventano come slogan o etichette, gli emblemi di un vissuto di volta in volta diverso. Da “La radura incantata” (libro che ho perso e di cui purtroppo non ricordo né autore né edizione) a “I viaggi di Gulliver” di Swift; da “Siddharta” di Hesse a “Tokio blues” di Murakami fino alla scoperta dei grandi classici, soprattutto drammaturgici. Ed ecco che i libri diventano specchio di alcuni momenti fondamentali della mia crescita personale; scatole che ho potuto riaprire rileggendo i volumi, riuscendo così a rivivere sensazioni ormai sopite e potendo illuminare i sentimenti di un tempo opacizzati nel ricordo; un tuffo nel passato per scoprire di essere cambiata. Oggi lavoro con i bambini, sono attrice, educatrice e clown in corsia e ho fatto dell’affabulazione il mio mestiere. Non ricordo quando e come è nato il mio amore per la lettura ma certo mi hanno aiutata i libri che furono di mia sorella maggiore e che sparsi per casa mi sono stati di facile accesso. Comunque sia se potessi regalare ad un bambino (ma anche ad un adulto) una passione, sarebbe proprio quella per la lettura. Certo non è una cosa possibile, non è uno di quei regali che incarti e metti sotto l’albero di Natale e che quando viene aperto è subito apprezzato e fatto proprio da chi lo riceve. Si tratta di un processo più complesso ma anche più stimolante, fatto di semi gettati e coltivati con pazienza e da più fronti, famiglia e scuola per primi. Se è vero, e per me lo è, che il compito di genitori e insegnanti è quello di “promuovere nel bambino la capacità di trovare un significato nella propria vita e di dare significato alla vita in generale”1 è anche vero che “quando i bambini sono piccoli è la letteratura che trasmette nel miglior modo possibile il retaggio culturale e la sua mole di informazioni”2. In particolare con le fiabe classiche, i bambini possono ricevere “un’educazione morale che sottilmente e soltanto per induzione, gli indichi i vantaggi del comportamento morale, non mediante concetti etici astratti ma mediante quanto gli appare tangibilmente giusto”3: il regno che molti eroi da fiaba conquistano con il lieto fine è forse il raggiungimento dell’indipendenza, regnare sulla propria vita. Più in generale la narrativa dà la possibilità al bambino e al ragazzo di conoscere esperienze diverse, stimolare l’immaginazione, chiarire le emozioni e riconoscere le proprie difficoltà, suggerendo nel contempo soluzioni ai problemi. Inoltre è sicuro che ciò che è stato vissuto in prima persona e che viene riprodotto nella compartecipazione di un ricordo o nella creazione di una storia è sempre impressionante e significativo per il bambino, soprattutto se ciò avviene da parte di un adulto che svolge un ruolo attivo nella sua vita. Ed ecco che torniamo al ruolo della famiglia e della scuola nella costruzione del rapporto dei bimbi con la lettura; ma in effetti l’influenza è più ampia perché se ad esempio la lettura ad alta voce di una favola può far sì che il bambino si appassioni alla letteratura è anche vero che grazie a quest’ultima adulti e bambini possono creare e condividere momenti speciali che influiranno positivamente sul loro rapporto; ciò avverrà a maggior ragione se chi legge è coinvolto emotivamente sia dalla storia sia dal bambino provando così un senso di empatia per ciò che la storia può significare per lui. La lettura ad alta voce si rivela così un meraviglioso strumento di conoscenza reciproca. Ogni giorno i bambini sono sottoposti ad una serie di stimoli forti e molto strutturati - dalla scuola allo sport, dalla televisione al cinema ai videogiochi – che poco spazio lasciano all’immaginazione e alle scelte personali; la scuola e lo sport hanno le loro regole, i media impongono le loro storie e le loro immagini e lo spazio della fantasia e della creatività sono limitati, l’immaginazione sopisce. E allora, se come me si è convinti che con la fantasia si può trasformare il mondo intero e che contemporaneamente è il mondo reale a costituire il terreno su cui è possibile alimentarla bisogna far sì che i bambini abbiano la possibilità di sviluppare il più possibile le loro doti fantastiche naturali. A mio avviso sono due gli strumenti più adatti: il gioco libero – con cui esplorare il mondo e modificarlo secondo la propria fantasia – e la lettura – con cui allenare la conoscenza e l’immaginazione. Le immagini restituite da un film non possono competere con le immagini mentali che scaturiscono dalla lettura, perché queste ultime nascono da un vissuto del tutto personale; ogni volta che vado a vedere un film tratto da un libro che ho letto ed amato esco dal cinema con un senso di insoddisfazione e non perché il film sia necessariamente brutto ma perché nasce dall’immaginazione di qualcun altro, un regista le cui visioni fantastiche potrò apprezzare ma mai amare come quelle scaturite dalla mia fantasia, che sono mie e mie soltanto. Vanessa Crespina
1 B. Bettelheim, Il mondo incantato, uso importanza e significati psicanalitici delle fiabe, Feltrinelli, 1977, p. 10. |