2/2003 | |
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il coraggio della rettitudine
olpita da un tumore, dopo un anno di malattia il 3 novembre del 2002 è morta a Roma Marisa Musu, giornalista, medaglia d'Argento al Valor Militare per la sua partecipazione alla resistenza con il nome di battaglia “Rosa”, era nata a Roma il 18 Aprile 1925 e nel suo testamento aveva scritto “Non passate sotto silenzio che sono stata comunista dal lontano 1942” . Infatti all'inizio di quell'anno la liceale del “Mamiani” insieme alla sua compagna Adele Maria Jemolo inizia a far parte della formazione clandestina del PCI. Era cresciuta in via Orazio, a Roma, in una famiglia di fede antifascista originaria di Sassari: il padre Domenico era funzionario della previdenza sociale, la madre Bastianina l'aveva educata secondo i principi di «Giustizia e libertà». Così lei stessa in una intervista rilasciata nel 1999 a Sandro Portelli raccontava la sua adolescenza (http://www.url.it/donnestoria/novita/rastapmarisa.htm) “Il mio è un percorso molto semplice. Sono stata educata nella famiglia di una coppia sarda antifascista, perché mia madre veniva da una militanza molto attiva nel partito repubblicano, quindi libertà, democrazia, eccetera. Negli anni più pesanti del fascismo era un antifascismo, dico io, senza nessuna cattiveria, da salotto, incontri di ex repubblicani, per vedere a che punto stavamo, sembrava sempre che fosse prossimo a cadere ma non cadeva mai... L'educazione familiare, pur non essendo impositiva era molto forte, e il fascismo della scuola mi ha appena lambito, quindi non ho mai avuto modo di essere fascista. Non per mio merito, non per una mia ricerca personale. Anche le ragazze colle quali ero molto amica e colle quali infatti poi mi sono ritrovata nel partito comunista erano le ragazze della stessa élite intellettuale, cresciute in famiglie anch'esse antifasciste.” A 19 anni, era entrata nei Gap (i Gruppi di Azione Patriottica), con il nome di battaglia di «Rosa», nella formazione guidata da Franco Calamandrei . La sua scelta personale di entrare nella lotta armata alla dominazione nazi-fascista, nonostante tutta la sua tragicità, è stata vissuta da lei in forma del tutto naturale come diretta conseguenza della sua formazione familiare, della sua indole attiva ed indomita di “maschiaccio” come lei stessa definiva la sua gioventù e dalla consapevolezza che era una cosa necessaria per la conquista della libertà e la sconfitta delle barbarie di un regime inumano. Anche le sue scelte politiche in quel periodo di guerra civile furono determinate più da ragioni contingenti che da ragioni ideologiche che la portarono a condividere la sorte con coloro che si erano per primi trovati sulla sua stessa strada e con cui iniziò un sodalizio che durò molti anni. Durante la battaglia per la difesa di Roma, il 23 Marzo 1944 fa parte, armata, del commando che attaccò con una bomba posta su un carrettino da lei procurato, una colonna di nazisti in via Rasella con il compito di coprire Bentivegna e la Capponi e di intervenire con le armi nello scontro in caso di necessità. Da lì si scatenò la terribile rappresaglia nazista che portò alla strage delle Fosse Ardeatine dove furono trucidati 335 innocenti L'impatto della rappresaglia fu molto forte ma la tragedia della guerra civile era tale da nascondere e soffocare molti sentimenti umani in nome di quegli ideali di giustizia e libertà che sappiamo essere gli unici fondamenti di una pace stabile e duratura e la lotta di Marisa, come quella degli altri partigiani, era una lotta per la vita e non una lotta per dare la morte, come dimostrato dalla sua vita futura spesa soprattutto per dedicarsi ai bambini. Dopo la Liberazione Marisa Musu ha lavorato nel movimento giovanile comunista, si è occupata a lungo di problemi della scuola, è stata giornalista a “Paese Sera” e a “l'Unità”, è stata inviata per due anni a Pechino, poi in Vietnam, a Praga nel '68, in Mozambico e in Palestina. E' stata la prima presidente del Coordinamento Genitori Democratici e poi del Comitato tv e minori Frt-Associazioni, l'associazione di categoria delle imprese radiotelevisive private e 19 associazioni di utenti, insegnanti, genitori e consumatori che redige il codice deontologico per i minori. I lunghi anni di collaborazione nell'organizzazione degli incontri internazionali di Castiglioncello sul bambino, che il CGD ha organizzato con il Comune di Rosignano, hanno permesso di conoscere ed ammirare la sua umanità, la sua passione civile, il suo impegno disinteressato a favore dell'affermazione dei diritti dei bambini, della possibilità per essi di poter vivere la vita liberi da discriminazioni di ogni tipo, sostenuti da politiche pubbliche che garantiscano pari opportunità, da una scuola pubblica attrezzata, aperta, laica e rispettosa delle varie tendenze culturali». Sulla Resistenza a Roma Marisa Musu ha scritto due libri “La ragazza di via Orazio”, che ha voluto recasse per sottotitolo “Vita di una comunista irrequieta” e, in collaborazione col suo compagno Ennio Polito, «Roma ribelle. La Resistenza nella capitale 1943-1944» e «La prima Intifada». Lettrice ammirata di Gianni Rodari, amava forse più di ogni altra cosa i bambini. Aiutare quelli di Palestina è stata la sua ultima battaglia. |