torna alla home page Genitori Come 2/2003
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Editoriale marisa e il cgddicono di marisala biografiamarisa e la costituzioneappelloriflessioni per oggi 
 

e oggi?

Constatiamo ogni giorno che le conquiste nel riconoscimento dei diritti delle persone non sono “per sempre”, ma vanno costantemente protette e sostenute, altrimenti l'impegno profuso da Marisa Musu (e da molti altri del suo tempo) per conquistare la libertà e il riconoscimento dei diritti di cui noi oggi godiamo potrebbero risultare vane.

Ci sono momenti storici in cui risulta necessario rischiare in prima persona per affermare i valori che vengono calpestati, altri in cui basterebbe una maggiore partecipazione alla vita civica per arginare i rischi sempre possibili di involuzione della democrazia e di abbandono delle politiche di uguaglianza sociale.

La tendenza espressa dalle ultime normative riguardanti la riforma del sistema scolastico - e non solo - prefigura un ritorno a concetti di quaranta anni fa che pensavamo superati attraverso l'evoluzione del pensiero psico pedagogico e la sperimentazione di modelli educativi sempre più innovativi nell'ottica del rispetto dei più deboli e per il raggiungimento del successo formativo di ciascuno.

Come genitori abbiamo creduto in questo processo di evoluzione continua perché ai nostri figli fosse garantita la conquista delle competenze necessarie a vivere da protagonisti il loro futuro.

Attraverso la Legge di riforma Moratti, i tagli della Legge finanziaria, il Decreto applicativo per la scuola dell'infanzia e primo ciclo dell'istruzione ci vogliono convincere che ci siamo sbagliati, che il destino dei nostri figli si può già definire a dodici anni, scegliendo per loro se continuare la formazione fino all'università o no. E quale destino può avere un cittadino cui viene fornita una istruzione di serie “b” se non quello di essere un cittadino di serie “b”?. Non erano la cultura e l'istruzione le leve per l'emancipazione sociale per le quali lottavamo negli anni sessanta? Oggi l'istruzione non è più un diritto ma un diritto/dovere e l'istruzione non è più “pubblica”, a significare che allo stato non interessa più garantire il diritto allo studio di ciascuno e la formazione civica dei suoi cittadini attraverso il confronto pluralista che meglio che altrove avviene nella scuola.

Si sono sostituiti gli interessi degli adulti (la “famiglia”: quale “famiglia”?) a quelli dei bambini e delle bambine: prima alla scuola dell'infanzia (costa meno del nido e della baby sitter), Tempo pieno “recuperato” in quantità ma non in qualità (i genitori che lavorano dove mettono i figli?), prima a lavorare (abolito il prolungamento dell'obbligo scolastico a 15 anni) così avremo operai poco qualificati e deboli, alla faccia della flessibilità del mondo del lavoro che nei nostri tempi già si prefigura adatta solo ai lavoratori altamente qualificati e capaci di aggiornarsi continuamente (vedi le esperienze conclamate nelle aree ad economia forte del nostro paese). Tante altre sarebbero le cose da evidenziare che già non vanno e troppe le promesse non mantenute nei fatti che ci vengono propinate da mezzi di comunicazione sempre più vincolate a interessi di parte.

Se queste riflessioni non sono troppo al di fuori della realtà delle cose, dobbiamo impegnarci ogni giorno a difendere e migliorare la qualità possibile della scuola e della società per far sì che in un futuro che speriamo prossimo sia possibile riprendere la rotta verso una civiltà veramente della conoscenza per tutti come auspicato anche dai paesi avanzati della Comunità europea senza dover raccogliere troppi cocci dovuti agli errori e alla disattenzione di oggi.