2/2006 | |
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IL BAMBINO IR-REALE Intervento di Angela Nava Mambretti presidente nazionale Cgd Da anni noi pediniamo con passione i problemi, i bisogni, le emozioni che attraversano il mondo dei genitori e degli educatori in genere ed oggi siamo sempre più consapevoli di essere di fronte ad un’emergenza educativa dai confini inediti. Senza accedere a visioni apocalittiche cui pure molti dei fenomeni che abbiamo dinanzi ci farebbero inclinare, non possiamo non interrogarci ed essere coinvolti dagli argomenti a sostegno dell’ideologia della crisi. Quest’anno è stato scelto il tema del bambino irreale, una figura dai contorni indefiniti, come il logo di questo convegno sembra suggerire, che sottolinea lo smarrimento, la confusione, l’incertezza di una generazione di educatori. Bambini sempre più attivi, sempre più in rete per cui aumentano le relazioni sociali usando anche forme nuove come e-mail e cellulari. Giocano di più con tutti, con i pari, con la mamma, con il papà, con i nonni, combinando i giochi più tradizionali del passato con quelli più tecnologici, mentre diminuiscono le differenze di genere - ci dice una ricerca dell’Istat del novembre 2005- che aggiunge però: “Il mondo dei bambini si presenta come un enorme puzzle, con alti livelli di personalizzazione del consumo e molteplici percorsi individualizzati, dati da una diversa combinazione di gusti, tempi e modalità di fruizione”. Il bambino allora, sognato, desiderato, per lo più figlio unico in una realtà sociale in cui è diventato una rarità e per questo sempre più spesso iperprotetto, rischia di diventare un grande sconosciuto. Di lui parlano tutti, aumentano gli specialismi e gli specialisti a lui dedicati; raffina le sue armi il mercato che ha nei bambini il target preferito, mentre assistiamo in contemporanea ad un atteggiamento di resa da parte dei genitori, ad una generalizzata incapacità di dire di no, il che significa rinunciare ad essere adulti di riferimento pur di non dover sopportare in alcun modo il malessere di dare anche quella piccola frustrazione. In questo senso, il tradizionale approccio culturale degli Incontri di Castiglioncello - rivolto a proporre terreni di sfida e di confronto all’indagine psicologica, sociale, pedagogica, giuridica, e così via, - si arricchisce oggi di qualcosa in più e cioè di una più spiccata attenzione per quegli spazi di riflessione che aiutino noi adulti, educatori e genitori, a formulare domande sulle condizioni stesse delle nostre forme di conoscenza dell’infanzia. |