2/2006 | |
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SCOLARIZZAZIONE, Un sistema d’istruzione dove restano marcate le disparità in base alle origini sociali; a parità di rendimento le classi elevate scelgono più spesso i licei Carlo Barone docente all’Università di Milano Bicocca, al convegno il bambino ir-reale ha presentato una relazione sul tema Democrazia delle opportunità risorse educative e possibilità d’accesso in cui traccia una fotografia della scuola media superiore dell’ Università italiane. Secondo quanto emerge dalla ricerca l’immagine prevalente della partecipazione scolastica in Italia è quella di Paese sotto-scolarizzato, dove esiste disparità di genere, anche se in riduzione, differenze in base all’origine sociale e al territorio in cui si vive. In questo contesto l’attivismo legislativo negli anni del centro-sinistra si è concretizzato con riforme dell’autonomia e del decentramento, con l’innalzamento dell’obbligo d’istruzione, la riforma dei cicli scolastici, il riordino dell’istruzione privata, l’abolizione degli esami di riparazione, l’introduzione di commissioni interne all’esame di maturità, la riforma del 3+2 all’università, il passaggio alla didattica modulare e la creazione dell’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore. La relazione di Barone, ha anche evidenziato come si generano le disparità in base alle origini sociali. Secondo il ricercatore sin dall’ingresso nella scuola elementare, esistono differenziali cognitivi, che si cumulano lungo tutta la scuola dell’obbligo in grado di condizionare le scelte di indirizzo, infatti, anche a parità di rendimento le classi elevate scelgono più spesso i licei, e di conseguenza l’iscrizione all’ università è molto più elevata.
Altro elemento che condiziona la scelta e la carriera scolastica dei ragazzi è il titolo di studio dei genitori; il 95,2% dei figli dei laureati ottiene il diploma. D’altra parte, secondo la ricerca, le differenze di tipo geografiche sono state quasi tutte annullate da una maggiore partecipazione scolastica nel Mezzogiorno;in diminuzione anche le differenze di genere, che si sono capovolte a favore delle studentesse, ed assumono carattere essenzialmente meritocratico. Nell’ultimo decennio è emerso un nuovo fattore di disuguaglianza: le disparità etniche che vedono una bassissima presenza di studenti stranieri alle scuole superiori, prevalentemente concentrati negli istituti tecnici. “La soluzione a queste disparità – sottolinea Barone – è di lavorare in un’ottica egualitaria eliminando le differenze etniche e quelle in base all’origine sociale”. Ma purtroppo, il processo non è così semplice in quanto esistono vincoli precisi: di fattibilità, legati al bilancio e alla riforma della didattica e di compatibilità con l’obiettivo di preservare la qualità dei processi di apprendimento. “Nonostante le difficoltà – conclude
Barone – è possibile modificare il
quadro di riferimento investendo ai
livelli inferiori del sistema d’istruzione
sulla qualità degli apprendimenti degli
studenti svantaggiati, realizzando un
biennio comprensivo alle scuole
superiori e ridisegnando i vincoli di
bilancio che regolano la scelta di studiare
all’università, per rendere l’istruzione
un’opportunità per tutti”.
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