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il bambino irreale
 

LA RAPPRESENTAZIONE SOCIALE DEL BAMBINO IR-REALE

La ricerca che il CGD commissiona sul tema dominante del Convegno quest’anno è stata affidata a Giancarlo Tanucci, professore ordinario di Psicologia dell’Orientamento all’Università di Bari.

“L’indagine – spiega Tanucci – intende esplorare la natura e il livello di contaminazione delle rappresentazioni dell’infanzia/adolescenza lungo il continuum categoriale “adultizzazione - bambinizzazione”, considerato come espressione di manipolazioni rappresentazionali utili per assimilare ed omologare identità, differenze e specificità.”

Lo studio cerca di capire di che cosa sono fatte le rappresentazioni che ci consentono di orientarci nella complessità del mondo in cui viviamo e che modellano la mostra condotta quotidiana, partendo dall’analisi dei contenuti “immateriali” che sono, molto spesso, il prodotto di una serie di contaminazioni, di incroci, di trasformazioni, operate alla luce delle nostre specifiche esperienze, delle nostre rappresentazioni condivise, delle nostre “manipolazioni” utili a rendere il nostro intorno sociale comprensibile ed accettabile”.

Uno dei “luoghi” tipici in cui questi processi si realizzano è l’infanzia/adolescenza nell’ambito della quale, in assenza di punti di riferimento certi, condivisi ed evidenti, le operazioni di modellamento, di manipolazione, di contaminazione emergono con maggior forza e pregnanza. “Ciò che risulta dalla ricerca – puntualizza Tanucci – è l’elaborazione di rappresentazioni di questo stadio della vita dell’individuo fortemente caratterizzati da livelli di irrealtà, espressione del “precipitato rappresentazionale” di diversi mondi, di diversi contesti, di diverse aspettative”.

I risultati della rilevazione, che ha coinvolto 506 soggetti di cui 155 genitori, 151 insegnanti, 200 studenti di scuole secondarie inferiori e superiori, con un questionario basato su 8 foto-stimolo riguardanti scene di bambinizzazione di adulti e adultizzazione di bambini, evidenziano una decisa connotazione “omogeneizzante” attribuibile a tutti e tre i gruppi di soggetti coinvolti che tuttavia fanno riferimento a strategie di elaborazione e di attribuzione fortemente connotate e polarizzate.

Le implicazioni più significative riguardano, in sintesi: i meccanismi di costruzione delle rispettive rappresentazioni del bambino/adolescente che sembrano essere fortemente differenziate tra i diversi gruppi di soggetti e le implicazioni di ordine educativo e di socializzazione che scaturiscono dai diversi modello di elaborazione di questa specifica fase di sviluppo.

I RISULTATI

In sintesi e per macro categorie, i risultati possono essere così presentati:

– La diffusione e la veicolazione dei media
Osservare e riprendere bambini impegnati in attività e pose “da adulto ” è parte della scena della vita quotidiana per gli insegnati molto più che per gli adolescenti e i giovani intervistati, si tratta di una forma di adultizzazione registrata e accettata dagli adulti e, tra questi da quanti hanno ruolo e responsabilità educative a livello professionale, come gli insegnanti.

– La rappresentazione della realtà
Si tratta di rappresentazioni e immagini che appartengono, per tutti i soggetti considerati, allo scenario sociale e di vita consueto. Sembrano, in altri termini, rappresentare qualcosa di familiare, consueto, coerente rispetto allo scenario e all’intorno sociale e familiare dei soggetti. Il processo di “adultizzazione” sembra aver raggiunto il suo obiettivo di rendere congrue, familiari, normali comportamenti, scene che appartengono a rappresentazioni “da adulto”.
Gli elementi di differenziazione che tuttavia evidenziano, nello specifico delle foto-stimolo utilizzate, lo stato dell’arte del processi di assimilazione/ omologazione riguardano le immagini 1 e 4; in particolare i genitori, sottolineano un qualche livello di incongruità, di dissonanza maggiore rispetto agli studenti, in genere.
Uno dei risultati di maggiore rilevanza che emerge dall’analisi riguarda lo status dei congruità delle foto 2 e 3; sono quelle che risultano più coerenti e congrue con la rappresentazione sociale del bambino nei termini di una normalizzazione delle relazione integrazione individuo-informatica.

– La distanza rappresentazionale
In quale misura un bambino diversamente e variamente “adultizzato” fa parte del nostro sistema rappresentazionale corrente? Le connotazioni valutative evidenziano la presenza di una maggiore esigenza di differenziazione da parte dei genitori rispetto agli insegnati ed agli studenti; le rappresentazioni adultizzate dei bambini delle foto non appartengono, nella generalità dei casi, al mondo dei genitori che tendono a rimarcare la relativa distanza dal loro mondo sociale, culturale di riferimento. La dimensione infantile tende a dominare e prevalere nelle rappresentazioni dei genitori rispetto alle contaminazioni adultizzanti introdotte; del tutto opposto è il modello valutativo espresso dagli studenti che caratterizzano come condivisibili componenti adultizzanti, specie nelle situazioni di rapporto con la tecnologia e in quella di adultizzazione auspicata.

foto 1 foto 2
foto 3 foto 4