1/2004 | |
[ home ] | [1/00] [2/00] [1/01] [2/01] [1/02] [1/03] [2/03] [1/04] [2/04] [1/05] [2/05] [1/06] [2/06] [1/07] |
Angela Nava
|
Sergio Tavassi ppare evidente che organizzare una tavola rotonda in ricordo di Marisa Musu e scegliere come argomento il tema della complessità nell’educazione può apparire una idea stravagante. Quando però, abbiamo pensato ad una giornata in ricordo di Marisa, (mi riferisco al gruppo degli amici di Marisa che insieme al CGD e al Comune di Rosignano volevano organizzare l’evento), non abbiamo avuto dubbi. Certo non avremmo fatto una giornata celebrativa di tipo tradizionale in cui ricordare la vita, le imprese e gli scritti di Marisa per almeno due forti ragioni: la prima è che così agendo già sentivamo la fragorosa risata che a questa idea Marisa non ci avrebbe risparmiato; la seconda ragione è che ci è sembrato giusto rispettare una grande qualità del pensiero della nostra grande amica: conservare e tramandare come bene prezioso la memoria della nostra storia, perché senza la consapevolezza delle nostre più profonde radici si apre la porta all’imbarbarimento culturale e anche all’infiacchimento del nostro stesso pensiero, anche se per quanto riguarda le azioni della nostra vita bisogna andare avanti, avere il coraggio di non fermarsi. Per questo la scelta è stata di organizzare un incontro che fosse insieme festoso e certamente utile. Festoso innanzitutto: questa mattina infatti più di cento alunni delle scuole materne ed elementari di Rosignano hanno suonato e ballato con la guida di 4 maestre di musica della scuola di Testaccio, a Roma. Utile, inoltre, perché potesse continuare il lavoro di riflessione, di stimolo, di critica e di passione svolto da Marisa in tanti anni di impegno prendendo spunto da un verso a lei molto caro di Rodari “È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini imparate a fare le cose difficili: regalare una rosa al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi”. Ma vorrei essere ancora più chiaro: non abbiamo scelto questo tema per ricordare in modo celebrativo le tante cose veramente difficili che Marisa ha fatto nel corso della sua vita: dalla lotta di resistenza al nazismo e fascismo al lavoro di direzione nel PCI, dal giornalismo all’impegno internazionalista in tante parti del mondo, dalla fondazione e direzione del CGD alla fondazione del progetto “Gazzella” in aiuto dei bambini palestinesi feriti nella striscia di Gaza. Il tema scelto per la tavola rotonda contrappone la facilità come stile di vita funzionale ad una dilagante cultura fra i giovani per cui riuscita e successo si possono ottenere senza fatica, senza un impegno serio e continuo di se stessi, alla complessità della realtà, della natura stessa, delle relazioni sociali e del vivere con gli altri e con noi stessi. E non è un caso che questo tema si inserisca perfettamente nella tematica del convegno che oggi si sta svolgendo. Basta pensare a un titolo come “genitori imparate a fare le cose difficili”, perché è difficile dire i necessari no nell’educazione, capire quando le “regole” sono una limitazione alla crescita della conoscenza e quando sono una via obbligata per imparare a vivere nella collettività. È così che abbiamo pensato di ricordare Marisa, facendo in concreto una cosa utile ereditando, lo possiamo dire, un suo insegnamento: vivere con passione ciò che riteniamo giusto, impegnando il nostro tempo, la nostra intelligenza, il nostro coraggio nelle cose in cui crediamo per andare avanti con i compagni che si incontrano nel lavoro “con la farina che si ha nel sacco, anche se non è la migliore“, diceva sempre Marisa. E perché, ci ripeteva, “se hai davanti una matassa molto intricata non ti fermare, prendi subito un filo e tiralo, gli altri seguiranno”. Perché quando si lavora e si lotta per il futuro dei nostri figli non ci si può fermare e come Marisa ripeteva “sono certo cose difficili a farsi, ma vanno fatte”. È così che vogliamo ricordare Marisa: una grande appassionata protagonista della politica e della cultura del nostro tempo, la fondatrice della nostra associazione e, per molti che sono oggi seduti in questa sala, una grande, grandissima amica. (sintesi non rivista dall’autore) |