1/2002 | |
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Il Bambino S-Confinato Angela Nava, presidente nazionale del CGD L'ipotesi era ambiziosa e impegnativa:«Il bambino s/confinato nasce in stretta continuità con l'ultimo incontro sul bambino fantastico. Ragionare sui confini reali e simbolici che i nostri bambini attraversano o dovrebbero essere attrezzati ad attraversare, c'era parso il passaggio logico e morale successivo, specie alla presenza dell'utopia di un mondo senza confini, contrabbandata da molti dopo il 1989». La relazione si è soffermata sul fallimento di tale utopia, su come questi anni si vadano caratterizzando con l'esplodere di conflitti in un mondo in cui contemporaneamente nascono stati su base etnica grandi come città e città che somigliano sempre più a stati multiculturali. Diventa anche perciò necessario mettere in discussione il proprio modo di vivere e di educare:«il più urgente dei servizi che dobbiamo svolgere per noi stessi e per gli altri». Il bambino s/confinato è la riflessione su una infanzia che vive in maniera diversa rispetto al passato, le dinamiche vicino - lontano. Muta di segno l'idea di spazio che da pubblico degenera in privato:«chiuso dietro muri, palizzate, barriere elettroniche, nel timore ossessivo del contagio, del contatto con l'altro interiorizzato come nemico». La globalizzazione come fenomeno che produce effetti positivi solo per pochi privilegiati è forse, anche se solo evocata, lo scenario in cui si dispiegano nuovi e vecchi confini su cui il convegno intende soffermarsi. E di conseguenza l'idea di limite che da momento di riconoscimento di sé si trasforma nella negazione e nell'esclusione dell'altro: «Progressivamente i visti d'ingresso vengono aboliti, ma non viene abolito il controllo dei passaporti, che forse è necessario per separare coloro per la cui convenienza i visti sono stati aboliti da coloro che dovrebbero starsene fermi che non hanno il diritto di viaggiare». Un'altra divisione del mondo fra turisti e vagabondi e nuovi muri «chiamate con giuridica e farisaica neutralità, leggi sull'immigrazione». Il tema della vera intercultura: «che faremo quando ogni educatore si penserà e si situerà all'incrocio di numerose reti di relazione e di influenza legate a varie appartenenze» che è possibile in una scuola:«laica, dell'accoglienza per tutti, dai tempi distesi, che investe significative risorse economiche in un grande progetto di cittadinanza, che ripensa alle sue discipline e ai saperi, anch'essi ormai sconfinati». Ma tra i tanti confini da rianalizzare quello fra infanzia e adolescenza, e anche qui una riflessione sul ruolo di genitore egoisticamente permissivo, teso da una parte a bloccare eternamente la crescita dei figli mantenendoli in uno stato di eterna adolescenza e contemporaneamente convinto che questi, in quanto: «abili e competenti a raccogliere le sollecitazioni delle nuove tecnologie, solo perché padroni di nuove categorie conoscitive il cui spessore e la cui sedimentazione sfugge a noi adulti cresciuti in un diverso universo logico, siano anche più precocemente maturi dal punto di vista sociale ed affettivo». Un confine della "responsabilità" che rimanda a quello della punibilità, visto che recenti provvedimenti governativi pretenderebbero di equiparare il reato commesso alla pena da comminare, indipendentemente dall'età di chi lo ha compiuto. Nella relazione ogni confine sembrava rimandare e ricollegarsi ad altri: il diritto ad una giustizia realmente uguale per tutti, ha riportato al muro mai abbattuto che separa ricchezza e povertà, laddove invece che assottigliarsi questa barriera è resa più complessa e articolata. Una barriera che in Italia esclude il 16,9% dei minori e che in tanti altri paesi è acuita dai danni prodotti dalle infinite guerre combattute per: «confini crudeli, voluti da altri, che hanno reso la loro vita priva dei più elementari diritti». Ma fra tante immagini che potrebbero indurre allo scoraggiamento la Presidente del CGD ha scelto di esporne anche altre che propongono speranze. «Quando vediamo che sempre più giovani sui vent'anni, s-confinati anch'essi, perché difficilmente riducibili ad appartenenze precise, senza imitare fratelli maggiori, hanno ricominciato ad essere protagonisti, ad impegnarsi nonostante le astuzie e i cinismi del potere istituzionale, sentiamo che sono i nostri figli, sentiamo il senso di una associazione come il CGD». Ma tante altre sono state le sollecitazioni che il Bambino s/confinato riesce ad evocare. |