torna alla home page Genitori Come 1/2002
[ home ] [1/00] [2/00] [1/01] [2/01] [1/02] [1/03] [2/03] [1/04] [2/04] [1/05] [2/05] [1/06] [2/06] [1/07]

 

 

speciale
Angela Nava
Chiara Saraceno
Paolo Fabbri
Gabriella Romano
Andrea Gallo
Melita Cavallo
Lella Ravasi Bellocchio
Annamaria Rivera
dai workshop
Mario Russo
Dario Missaglia
Raffaele Mantegazza
Carlo Ricci e Robert Roche
Giancarlo Tanucci
Stefano Galieni
Vinicio Ongini
Marisa Musu
Gianfranco Simoncini e Nicoletta Creatini


 
 

il bambino sconfinato

Il mantello di Arlecchino, un’indagine nazionale sugli alunni stranieri

Vinicio Ongini, esperto del Ministero dell’Istruzione

 

L’indagine sugli alunni stranieri presenti in Italia effettuata dal Ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2000-2001 è basata sui numeri.
Gli alunni stranieri risultano essere 150.000 provenienti da 184 nazionalità, che costituiscono il 2% del totale degli alunni frequentanti. Di questa percentuale il 90% è iscritto e frequenta scuole del nord e del centro Italia. Questa presenza è cresciuta in tempi molto rapidi, in Francia il fenomeno si è verificato dall’inizio del ‘900 ed oggi è assestato nel 6-7% dei valori generali.
L’impatto rapido del fenomeno ha prodotto soluzioni sull’onda dell’emergenza, ma in pedagogia le scorciatoie non funzionano; in educazione sono importanti le costruzioni a lunga durata che necessitano di tempi più lenti.
I tempi improvvisi del fenomeno hanno trasformato come in una favola alcuni nostri territori (come la Val Camonica, l’Emilia Romagna e l’Umbria, il Casentino e altre zone della Toscana) in paesi multiculturali. In alcune zone sono più alte le percentuali di presenza di alcune etnie (come, ad esempio, i cinesi a Prato), gli alunni stranieri e le loro famiglie sono presenti anche altrove sul territorio nazionale senza costituire gruppi preponderanti e concentrati.
E’ un luogo comune che gli stranieri si siano stabiliti esclusivamente nelle grandi città o nei luoghi ad alta concentrazione economica, la loro presenza è diffusa soprattutto nei paesini della provincia dove il fenomeno dello “spopolamento” ha offerto maggiori possibilità abitative. Si ha quindi una presenza a ‘macchia di leopardo’.
Cuneo, provincia di confine, montuosa , ha la più alta concentrazione di magrebini, i loro figli frequentano in grande maggioranza la scuola professionale alberghiera in cui seguono i corsi per ‘cuoco’. E’ singolare come un aspetto di cultura locale come quello legato al cibo passi in altre mani e si accinga a diventare un aspetto della cultura ‘globale’.
A Cremona è fortissima la presenza di indiani Sikh. Provenienti dal Punjab dalle regioni dell’Indo, simile nell’aspetto geografico alla valle Padana, vi ricreano i luoghi della memoria, si sono stabiliti nella ‘cascine’ e sono impiegati come allevatori e mungitori.
A Livorno molto alta è l’immigrazione albanese.
Un problema derivante dalla presenza diffusa di molte etnie è quello della necessità di mediatori culturali che facilitino gli inserimenti nella comunità ospite. Quanto sia forte questa necessità è che sui 192 stati del mondo, in Italia sono presenti 184 nazionalità e solo a Vicenza sono state censite 105 cittadinanze diverse.
Si potrebbe cominciare a valutare la necessità di applicare una pedagogia del Mediterraneo anziché avere lo sguardo soltanto rivolto alle politiche educative comunitarie che risentono molto delle modalità educative dei paesi del Nord Europa. In fondo i paesi del Mediterraneo rappresentano l’infanzia dell’Educazione.
Il mantello di Arlecchino è l’emblema del ‘meticcio’, è anche il metodo pedagogico che investe nell’intreccio dei pezzi e delle parti. Arlecchino, inoltre, è una maschera presente in forme simili, in molte culture (Joruba regione del Niger) dove rappresenta lo stesso concetto di sintesi tra differenze.