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il bambino sconfinato
Il bambino di Babele

Paolo Fabbri, professore di semeiotica all’Università di Bologna

La società che abbiamo costruito è una società pedofoba che non ama i bambini e ne ha paura.
Questo timore si spiega con il desiderio di avere figli perfetti e possibilmente il più possibile uguali a noi stessi: il figlio clonato. La differenza ci spaventa poiché non sappiamo porci rispetto alla diversità.

Una indagine in Francia ha rivelato l'ordine delle più grosse paure dei genitori:

a) paura dei pedofili - pedomania -(violenza degli adulti nei confronti dei minori)
b) violenza fra adolescenti - di gruppi, bande - (violenza fra pari)
c) violenza dei media (violenza della comunicazione nella comunità sociale)
d) preoccupazione del ruolo della famiglia (ultima viene la responsabilità della famiglia rispetto alla gestione dei pericoli presenti nella società attuale)

Il comportamento di egoismo permissivo di molte famiglie rispetto ai figli rispecchia il non voler entrare in questo universo complesso salvaguardando le diverse identità senza farle interagire, denotando quindi una incapacità di relazione tra soggetti diversi.

Occorre ripensare il concetto di "io" e "l'altro" nella società odierna. Rispetto a questo ci sono atteggiamenti individuali di almeno tre tipi:

- coloro che vorrebbero gli altri uguali a loro stessi e considerano chi non corrisponde a questo criterio un 'alieno'
- coloro che si alienano negli altri rispecchiandosi in essi (gli 'Zelig')
- coloro che vedono gli altri come 'medesimi' a loro, portatori degli stessi diritti e possibilità.

Tra questi ultimi è possibile la comunicazione perchè possono stabilire rapporti interscambiabili.

Nella società multiculturale è importante considerare gli schemi comunicativi esistenti tra gli individui di una comunità, che spesso rivelano comportamenti e ruoli di potere. Gli schemi comunicativi sono le modalità che usiamo per parlare con gli altri rispettando le regole proprie del nostro gruppo sociale: come ascolto e come intervengo, se posso prendere la parola o se invece mi è vietato. Utilizziamo un codice comunicativo diverso dal nostro quando 'facciamo il verso a' utilizzando la tecnica del 'Crossing' (sconfinamento di ruoli e di comportamenti). Spesso veicoliamo in tal modo, stereotipi culturali inconsciamente imbevuti della nostra ideologia. Dovremo quindi utilizzare maggiore controllo e consapevolezza quando ci comportiamo così.

Si parla di linguistica delle differenze più che di differenze linguistiche. Intervenendo sulla prima si lavora sulle relazioni di potere mediate dall'uso della lingua, altrimenti si fa solo esercizio di conoscenza linguistica.
I diversi codici comunicativi portano a una babele comunicativa o da qui si può trovare la soluzione al problema?

Babele significa 'balbettio confuso', ma anche 'porta di Dio' quindi questa parola contiene in sé sia il problema (poca comprensione) che la soluzione del problema (Dio, conoscenza assoluta).

Le nuove generazioni sembrano aver risolto il problema comunicativo attraverso l'uso della lingua franca delle tecnologie informatiche, la cui caratteristica è quella di mediare l'immediato, riorganizzando le maniere e le regole della comunicazione. Davanti a questa nuova modalità comunicativa non dobbiamo lasciare soli i nostri figli, verrebbe a mancare loro la formazione a scapito di troppa informazione incontrollata. Bisogna essere vicino a loro davanti alla Televisione o al Computer per sostenere, utilizzando i nostri codici comunicativi, il valore e il senso di ciò che vedono e sentono. La tecnica che usiamo si chiama 'framing' e consiste nel dire ciò che pensiamo di quello che sentiamo o vediamo (non è vero, è tutto finto, significa questo....).