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il bambino sconfinato

La condotta prosociale come fattore protettivo dai confini

Carlo Ricci, psicologo della salute, docente alla Sapienza e alla Salesiana di Roma
Roberto Roche, docente all’Università di Barcellona

 

Lo sviluppo della “Competenza Sociale” nel bambino, gli studi e le applicazioni di derivazione anglosassone privilegiano il modello del “Sano Egoismo”. Con questo termine s'intende promuovere nel bambino quegli atteggiamenti e comportamenti che favoriscono il perseguimento degli obiettivi e scopi personali facendo attenzione a non provocare danni ad altri.
Aderire a tale impostazione di fondo, secondo i relatori - Carlo Ricci e Roberto Roche - si configura come un fattore di mantenimento del confinamento del bambino.
Un'alternativa a questa impostazione è rappresentata dal movimento per lo studio e l'applicazione delle condotte prosociali, come un fattore protettivo per lo sviluppo sociale del bambino.
L'intervento sulla condotta prosociale, ha portato un filo di speranza alla genuina preoccupazione derivante dalla situazione del bambino s-confinato. L'evoluzione del costrutto di “competenza sociale”, seguendo il modello anglosassone, è caratterizzata dalle diverse fasi:

  1. Affermatività
  2. Social skills
  3. Social Competence
  4. Life Skills
  5. Competenza Prosociale
  • L'affermatività, intesa come sapere, ma sapere che cosa? Sapere di avere dei diritti affermativi che ci aiutano a fronteggiare le diverse situazioni che si presentano. Infatti la nostra società tiene costantemente sotto pressione le persone, bambini compresi, per cui tutti si devono difendere.
  • Nell'evoluzione del concetto, si arriva alle abilità sociali (Social Skills): il bambino impara a saper fare, a star bene con gli altri, a esprimere un conflitto in termini di risoluzione, a negoziare.
  • Ma è attraverso le competenze sociali che la persona non è solo affermativa, non ha solo abilità sociali, ma sa prendere decisioni su come comportarsi valutando la situazione in termini più complessi. Le persone non devono solo comunicare bene ma devono elaborare le capacità nel gestire le proprie emozioni. Queste abilità di vita sono dei fattori protettivi della salute.
  • L'OMS ha indagato intorno alle persone che si ammalano meno delle altre per scoprire di quali fattori protettivi godono: hanno individuato che queste persone hanno uno stile di vita con condotte prosociali, manifestano capacità decisionali, capacità di generare soluzioni alternative e di reggere le emozioni.
  • Ma questa “competenza” come la identifico in un bambino? Una persona è competente socialmente, quando è in grado di perseguire i propri scopi senza provocare danni ad altri, è in buona fede e non ha intenzione di danneggiare l'altro. Ma lo scopo perseguito è buono e giusto? Al modello di uomo imperante caratterizzato da un “sano egoismo” si contrappone una visione nuova di uomo prosociale.
  • La condotta prosociale si distingue sia dal sano egoismo (l'affermazione di sé) che dall'“altruismo” ed è l'opposto della “anti-socialità”. Alla base della prosocialità c'è la stima dell'altro e l'amore; e quindi l'azione prosociale ha bisogno di una persona (l'iniziatore) che non si aspetta di ricevere niente. Non solo è essenziale per la validità dell'azione prosociale il giudizio del “ricevente”: chiedere il parere e il consenso di chi riceve è ciò che distingue la condotta prosociale dall'altruismo.

Il comportamento prosociale può essere insegnato, ed è caratterizzato da:

  • cancellare la violenza
  • aumentare le azioni di solidarietà
  • distribuire in modo giusto le risorse
  • trovare la soluzione giusta dei conflitti

è

  • altruismo regolato sul ricevente
  • bidirezionale  

Il prosociale si pone il problema di come generalizzare verso gli intergruppi la solidarietà di gruppo (dal familiare/tribale alle altre famiglie/tribù), dalla paternità/maternità fisica a quella sociale. L'azione prosociale inizia senza pretendere ricompensa, alla base c'è la stima dell'altro, accetta e ama l'altro senza per questo condividerne le idee e i valori. La prosocialità si presenta come un valore, ha una sua metodologia ed è l'adulto che è modello di prosocialità. Attraverso la contestualizzazione delle azioni prosociali, possiamo mettere in campo comportamenti per superare sentimenti quali l'antipatia, l'invidia. Attraverso la sperimentazione nelle scuole del modello prosociale è stato visto che diventa un fattore protettivo verso quei sentimenti negativi quali i sensi di colpa, l'angoscia, l'ansia. Gli scopi raggiunti, fra i tanti:

  • la diminuzione di atteggiamenti violenti e aggressività negativa,
  • un aumento dell'intelligenza emotiva,
  • l'arricchimento personale quando ci decentriamo verso l'altro.

Il bambino, attraverso un'azione prosociale, trova una fonte di senso, evitando anche la noia e proteggendo la propria salute.